AG.RF.(Claudio Peretti).02.12.2019
“riverflash” – Proprio mentre gli americani si stavano preparando per la festa del Ringraziamento, mercoledì scorso, 27 Novembre, funzionari iraniani hanno annunciato che invieranno un “messaggio al mondo” facendo esercitazioni militari di guerra senza precedenti con le forze alleate di Russia e Cina nell’Oceano Indiano.
L’agenzia di stampa semi-ufficiale Mehr, ha riportato le parole del contrammiraglio iraniano Hossein Khanzadi di mercoledì scorso, per rivelare le ” massicce esercitazioni di guerra” che si terranno il mese prossimo o nel “prossimo futuro” in uno storico evento che riunisce, per la prima volta, i tre improbabili alleati, che si trovano ad affrontare unitamente le stesse sanzioni e pressioni promulgate da Washington. L’ammiraglio iraniano ha continuato spiegando come una cooperazione di alto livello tra potenti nemici degli Stati Uniti, invierà un messaggio evidente e inconfondibile al mondo.
“Il wargame congiunto tra Iran, Russia e Cina, che sarà condotto, spero, il mese prossimo, porta lo stesso messaggio al mondo, ossia che questi tre paesi hanno raggiunto un accordo strategico significativo nelle loro relazioni, per quanto riguarda i loro interessi condivisi e non condivisi, dove, per non condivisi, si intende il rispetto che abbiamo per gli interessi nazionali gli uni degli altri.“
Khanzadi ha detto inoltre: “Quando parliamo di giochi di guerra congiunti, parliamo di due o più paesi con un alto livello di relazioni in vari settori politici, economici e sociali, che culminano nella cooperazione nel settore militare, con esercitazioni congiunte, una cosa simile è, di solito, il più alto livello di tale cooperazione. “Un wargame congiunto tra diversi paesi, a terra, in mare ed in cielo, indica un notevole livello di cooperazione tra di loro“, ha detto il comandante navale.
Questo avviene dopo un’estate in cui le tensioni bollenti con l’Occidente si sono rivelate in uno scenario di guerra in piena regola, così come i presunti droni e missili iraniani contro le strutture di Saudi Aramco a metà settembre, che, in un attimo, hanno azzerato l’intera capacità di raffinazione del petrolio greggio da parte dell’Arabia Saudita.
“Il nostro wargame cerca di trasmettere questo messaggio al mondo: che ogni tipo di sicurezza in mare deve includere gli interessi di tutti i paesi interessati. Non accettiamo il tipo di sicurezza che si rivolge ad esclusivo beneficio di un paese specifico, in un momento specifico e che ignora la sicurezza degli altri“, ha detto Khanzadi. “I mari, che sono utilizzati come piattaforma per lo svolgimento del commercio globale, non possono essere utilizzati ad esclusivo vantaggio di alcune potenze“, ha aggiunto, probabilmente in riferimento agli ultimi tentativi di Washington di istituire una forza di sicurezza marittima congiunta per pattugliare il Golfo contro l’Iran.
La Russia ha storicamente collaborato in esercitazioni navali con l’Iran sul Mar Caspio in manovre locali; ma un esercizio espansivo che include la Cina creerà un importante precedente.
Attualmente, una missione marittima guidata dall’Europa sta guadagnando terreno nel Golfo, guidata dalla Francia, con sede a Dubai.
L’Iran ha proclamato di essere il solo responsabile della salvaguardia dello stretto di Hormuz, vitale per il passaggio petrolio, ma ha anche riconosciuto che una forza guidata dall’Europa (che coinvolge partner del JCPOA: Joint Comprehensive Plan of Action) è più accettabile di qualsiasi iniziativa militare navale americana.
L’intera premessa del discorso di Javad Zarif (ministro degli esteri iraniano) s’ispira all’illusione del diritto internazionale, ma, purtroppo, sta solo sprecando il fiato. Il diritto internazionale si basa su una sola cosa oggi, ed è la canna della pistola. L’ONU è stata istituita come meccanismo di controllo statunitense sul mondo come il FMI, la Banca mondiale, la NATO e la SEATO (Southeast Asia Treaty Organization), disciolta il 30 giugno 1977. Se questi organi o la Corte Mondiale danno problemi, gli US se ne escono. Essenzialmente gli USA hanno controllato e ri-controllato tutte queste organizzazioni in tutti i modi con il blocco di voto o col potere di veto. Né lo Stato d’Israele è abbastanza importante per la maggior parte del deep state americano.
La questione nucleare, per cui gli USA mettono l’embargo all’Iran, è falsa, in quanto la proliferazione nucleare sta avvenendo oggi in tutto il mondo, costringendo il Pakistan e la Corea del Nord a vendere i loro missili nucleari per evitare la fame: l’Iran non costruirà armi nucleari, ma le comprerà come ha fatto finora. Ha missili armati di bombe all’idrogeno. É stato dimostrato, confrontando il terremoto su scala 6.3 Richter in Corea del Nord con la detonazione della loro bomba all’idrogeno sotterranea e il “terremoto” di prova della bomba all’idrogeno in scala 6.3 Richter in Iran (notizia riportata dalle fonti di intelligence USA) che entrambe i terremoti sono stati generati dallo stesso tipo di bomba all’idrogeno.
Ciò che gli Stati Uniti non tollerano è il controllo dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran e la loro capacità di distruggere economicamente gli Stati Uniti chiudendo lo Stretto, cosa che farebbe crollare il mercato dei derivati, oggi pari a di 1,2 quadrilioni di dollari, come dimostrato negli studi forniti dall’articolo di Pepe Escobar ( https://www.unz.com/article/iran-goes-for-maximum-counter-pressure/).
(Per avere un’idea del valore di 1,2 quadrilioni: 1 Million = 106; 1 Billion = 109; 1 Trillion = 1012; 1 quadrillion = 10 15 ossia un 1 seguito da 15 zeri)
L’obiettivo originale di sconfiggere l’Iraq era quello di stabilire una base per la distruzione dell’Iran, dopo che lo Scià di Persia, amico degli USA, era stato detronizzato. Il Pentagono si dispera per aver preso la decisione di ritirare l’esercito dall’Iraq in quei giorni del 2003 (avrebbero potuto controllare gli Stretti e rifornire le loro forze per l’invasione dell’Iran attraverso l’Iraq-Kuwait. Un grande esercito americano era lì e non dovevano preoccuparsi: l’Iran allora non aveva la bomba all’idrogeno. Ora, gli americani non possono proiettare la loro forza in Iran attraverso il Kuwait, poiché la US NAVY non può attraversare lo Stretto senza essere distrutta da missili anti-nave piazzati lungo le coste Sud dell’Iran, che non c’erano nel 2003.
Né gli USA possono concentrare la forza da nessuna parte per un’invasione, poiché l’Iran può distruggere il punto di aggregazione delle forze con missili nucleari.
Né i paesi circostanti come il Pakistan permetterebbero agli USA di invadere l’Iran. Questo lascia agli USA l’unica possibilità di fare morire di fame l’Iran, cosa affermata dal Segretario di Stato Pompeo, e che oggi viene attuata con le sanzioni in vigore.
Va inoltre precisato che l’uso di missili nucleari da parte degli Stati Uniti non è conveniente, in quanto l’Iran ha anch’esso missili nucleari sui sottomarini, che possono raggiungere le coste degli Stati Uniti.
Lo stesso vale per la difesa della NATO, che sa benissimo che gli Stati Uniti non intendono perdere 200 milioni di persone usando le loro bombe nucleari per difendere i paesi NATO, quindi non c’è alcuna difesa nei paesi NATO, relativamente parlando.
Ci vorrebbero solo due settimane perché gli eserciti di urto russo raggiungano la Manica, se la Russia volesse davvero prendersi quei posti, inondati di immigrati e indesiderabili: ma proprio per questo motivo i Russi non lo faranno. Gli Stati Uniti hanno una grande esperienza nell’uso delle sanzioni per fare morire di fame masse di popolazioni, come la Gran Bretagna ha fatto alla Germania con il loro embargo dopo la prima guerra mondiale. Questa è una vecchia tecnica anglosassone.
Le recenti manifestazioni contro l’Iran consistono in una forma di guerra ibrida cui si sta oggi assistendo presso i suoi alleati: Iraq e Libano, che sono quasi simultanei a quelli di Hong Kong. Inoltre c’è Navalny, il contendente di Putin, che ha agito recentemente a Mosca, così come nel resto della Russia, sulla base della guerra ibrida scatenata dagli USA contro la Russia, dove i traditori oligarchi trotskisti stanno costringendo la Banca centrale russa, controllata dagli Stati Uniti, e il Ministero delle Finanze a sabotare l’economia russa negando fondi per gli investimenti produttivi e creando disordini. Questo sta causando il crollo della popolarità di Putin e l’aumento di quella di Stalin. Quest’ultimo fatto potrebbe riflettersi in un contraccolpo da parte dell’FSB-militare contro gli oligarchi e nel ristabilire di nuovo i processi di tradimento, come tra il 1936 e il 1938, in cui furono condannati innocenti. Tuttavia, il tifo USA per la caduta dell’Iran sta per fermarsi.
Il motivo per cui il ministro degli Esteri iraniano è così turbato è che l’Iran intraprenderà drastiche azioni allo scopo di affossare l’economia statunitense con il boomerang della guerra indiretta di cui sopra e non c’è nulla che si possa fare al riguardo: i giorni della diplomazia sono finiti.
Poco tempo fa, per far luce su ciò che sta dietro le ultime sanzioni di Washington, il ministro degli Esteri iraniano Javad Zharif ha rilasciato, in una conferenza all’ASTANA Club in Kazakhstan, un discorso bruciante sulle relazioni fra IRAN e USA, ad un pubblico di diplomatici di alto rango, ex presidenti e analisti.
Il relatore principale del panel intitolato “The New Concept of Nuclear Disarmament” è stato il Zarif. Rispettando un programma frenetico, si è precipitato dentro e fuori dalla sala della tavola rotonda per concludere una conversazione privata con il primo presidente kazako Nursultan Nazarbayev.
Durante la conferenza, il moderatore Jonathan Granoff, presidente del Global Security Institute, è riuscito a impedire che l’interrogatorio di un analista del Pentagono a Zarif si trasformasse in una lite.
L’intervento di Zarif è stato estremamente forte. Ha sottolineato come l’Iran “pur rispettando ogni accordo, non abbia ottenuto nulla”, come “il nostro popolo ritiene che non abbiamo tratto alcun vantaggio dall’essere parte del JCPOA (piano d’azione congiunto globale); come l’inflazione sia fuori controllo; come il valore del Rial è sceso del 70% “a causa di ‘misure coercitive’, gli USA non parlano di sanzioni perché sono illegali.“
Parlava senza appunti, mostrando la padronanza assoluta della palude inestricabile delle relazioni tra Stati Uniti e Iran. Alla fine ne è uscito un racconto esplosivo, ecco i punti salienti.
La sua storia è iniziata nel corso dei negoziati del 1968 del Trattato di non Proliferazione Nucleare, con la posizione del “Movimento non allineato di accettare le disposizioni del trattato solo se, in un secondo momento” – che dovrebbe avvenire nel 2020 – “ci sarà disarmo nucleare”. Su 180 paesi non allineati, “90 paesi hanno co-sponsorizzato l’estensione a tempo indeterminata del TNP“.
Passando all’attuale situazione, ha menzionato come gli Stati Uniti e la Francia stanno “affidandosi alle armi nucleari come mezzo di deterrenza, che è disastroso per il mondo intero“. L’Iran d’altra parte “è un paese che ritiene che le armi nucleari non dovrebbero mai essere possedute da nessun paese”, a causa di “ragionamenti strategici basati sulle nostre credenze religiose“.
Zarif ha sottolineato come “dal 2003 al 2012 l’Iran sia stato sotto le più severe sanzioni dell’ONU che siano mai state imposte a qualsiasi paese che non avesse armi nucleari. Le sanzioni imposte all’Iran dal 2009 al 2012 sono state superiori alle sanzioni imposte alla Corea del Nord, che aveva armi nucleari.”
Discutendo i negoziati per il JCPOA, iniziati nel 2012, lo stesso Zarif ha osservato che l’Iran era partito dalla premessa che “dovremmo essere in grado di sviluppare quanta energia nucleare vogliamo” mentre gli Stati Uniti avevano iniziato con la premessa che l’Iran non avrebbe mai dovuto avere centrifughe.” Questa era l’opzione “arricchimento zero“.
In pubblico, torna sempre al punto che “in ogni partita a risultante zero, tutti perdono”. Ammette che il JCPOA era “un accordo difficile. Non è un accordo perfetto. Ha elementi che non piacciono all’Iran ed elementi che non piacciono agli USA.” Alla fine, “avevamo raggiunto la parvenza di un equilibrio.”
Il TNP (trattato di Non Proliferazione nucleare) si basava su tre pilastri: la non proliferazione, il disarmo e l’accesso alla tecnologia nucleare per scopi pacifici. Fondamentalmente la parte del disarmo del TNP è quasi morta, la non proliferazione a malapena sopravvive e l’uso pacifico dell’energia nucleare è seriamente minacciato“, ha osservato.
Nel frattempo, “Il JCPOA si basava su due pilastri: la normalizzazione economica dell’Iran, che si riflette nella risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza, e – allo stesso tempo – l’Iran osserva alcuni limiti allo sviluppo nucleare“.
In modo cruciale, ha sottolineato che questi limiti non sono tramontati, come sostiene Washington: “Ci impegneremo a non produrre armi nucleari per sempre“.
Poi è arrivata la fatidica decisione di Trump del maggio 2018: “Quando il presidente Trump ha deciso di ritirarsi dal JCPOA, abbiamo attivato il meccanismo di risoluzione delle controversie”. Riferendosi a una narrazione comune che descrive lui e John Kerry come ossessionati dal sacrificare tutto per ottenere un accordo, ha detto: “Abbiamo negoziato questo accordo basandoci sulla sfiducia. Ecco perché si dispone di un meccanismo per le controversie”.
Tuttavia, “gli impegni dell’UE e gli impegni degli Stati Uniti sono indipendenti. Purtroppo l’UE credeva di poter procrastinare. Ora ci troviamo in una situazione in cui l’Iran non sta ricevendo alcun beneficio, nessuno sta attuando la propria parte dell’accordo, solo la Russia e la Cina stanno rispettando parzialmente i loro impegni, perché gli Stati Uniti impediscono persino loro di adempiere pienamente i loro impegni. L’anno scorso la Francia ha proposto di fornire 15 miliardi di euro all’Iran per il petrolio che potremmo vendere da agosto a dicembre. Gli Stati Uniti hanno impedito all’Unione Europea anche di affrontare questo argomento.”
La linea di fondo, quindi, è che “altri membri del JCPOA non stanno di fatto rispettando i loro impegni”. La soluzione “è molto facile: tornare ad un risultato diverso da zero. Tornare a rispettare i propri impegni. L’Iran ha convenuto che avrebbe negoziato fin dal primo giorno.“
Se gli europei credono ancora di poterci portare al Consiglio di sicurezza e di ritirare le risoluzioni, hanno dannatamente torto. Perché questo sarebbe un rimedio se ci fosse stata una violazione del JCPOA. Non vi è stata alcuna violazione del JCPOA. Abbiamo intrapreso queste azioni in risposta alla non conformità europea e americana. Questa è una delle poche conquiste diplomatiche degli ultimi decenni. Dobbiamo solo assicurarci che i due pilastri esistano: che ci sia una parvenza di equilibrio“.
‘Questo lo ha portato un possibile raggio di luce tra tanta sventura e oscurità: “Se ciò che è stato promesso all’Iran in termini di normalizzazione economica viene mantenuto, anche parzialmente, siamo pronti a mostrare buona fede e tornare all’attuazione del JCPOA. Se non lo è, allora purtroppo continueremo su questo percorso, che è un percorso a somma zero, un percorso che porta a una perdita per tutti, ma un percorso per cui non abbiamo altra scelta“.
La nostra attuale follia geopolitica: una “mentalità a risultante zero sulle relazioni internazionali che non funziona più“; poiché i vincitori escludono gli altri (“Dobbiamo stabilire il dialogo, dobbiamo stabilire la cooperazione”); e annullare “la convinzione che più armi si acquistano, più sicurezza si può garantire al proprio popolo.“
Era irremovibile sul fatto che c’è la possibilità di implementare “un nuovo paradigma di cooperazione nella nostra regione”, riferendosi agli sforzi di Nazarbayev: un vero modello di sicurezza eurasiatico. Ma questo, ha spiegato, “richiede una politica di buon vicinato. Dobbiamo considerare i nostri vicini come nostri amici, come nostri partner, come persone senza le quali non possiamo avere sicurezza. Non possiamo avere sicurezza in Iran se l’Afghanistan è in subbuglio. Non possiamo avere sicurezza in Iran se l’Iraq è in subbuglio. Non possiamo avere sicurezza in Iran se la Siria è in subbuglio. Non si può avere sicurezza in Kazakistan se la regione del Golfo Persico è in subbuglio.”
Ha osservato che, sulla base di tale pensiero, “il president Rouhani quest’anno, nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha offerto un nuovo approccio alla sicurezza nella regione del Golfo Persico, chiamato HOPE, che è l’acronimo di Hormuz Peace Initiative – o Hormuz Peace Endeavor.
HOPE, ha spiegato, “si basa sul diritto internazionale, sul rispetto dell’integrità territoriale; basato sull’accettazione di una serie di principi e di una serie di misure volte a rafforzare la fiducia; e possiamo costruire su di esso come voi [indirizzando Nazarbayev] costruito su di esso in Eurasia e Asia centrale. Siamo orgogliosi di far parte dell’Unione Economica dell’Eurasia, siamo vicini nel Caspio, abbiamo concluso l’anno scorso, con la vostra leadership, la convenzione legale del Mar Caspio, questi sono importanti sviluppi che sono avvenuti nella parte settentrionale dell’Iran. Dobbiamo ripeterli sui confini meridionali dell’Iran, con la stessa mentalità, per la quale non possiamo escludere i nostri vicini. O siamo condannati o privilegiati a vivere insieme per il resto della nostra vita. Siamo vincolati dalla geografia. Siamo legati dalla tradizione, dalla cultura, dalla religione e dalla storia”. Per avere successo, “dobbiamo cambiare la nostra mentalità“.
Tutto si basa sul fatto per cui la politica estera degli Stati Uniti non può guadagnare nulla dalla demonizzazione dell’Iran. “C’è ancora un embargo militare contro l’Iran. Ma siamo in grado di abbattere un drone americano che spia nel nostro territorio. Stiamo semplicemente cercando di essere indipendenti. Non abbiamo mai detto che annienteremo Israele. Qualcuno ha detto che Israele sarà annientato? Non abbiamo mai detto che lo faremo.
Zarif ha continuato dicendo che è stato Benjamin Netanyahu che ha assunto la responsabilità di tale minaccia, dicendo: “Ero l’unico contro il JCPOA“. Netanyahu “è riuscito a distruggere il JCPOA. Qual è il problema? Il problema è che abbiamo deciso di non piegarci. Questo è il nostro unico crimine. Abbiamo avuto una rivoluzione contro un governo che è stato sostenuto dagli Stati Uniti, imposto al nostro paese dagli Stati Uniti, [che] hanno torturato il nostro popolo, e mai ricevuto una sola condanna dei diritti umani, e ora la gente è preoccupata: perché dicono ‘Morte in America’? Noi decretiamo la morte per queste politiche, perché non hanno portato altro che questa farsa. Cosa ci hanno portato? Se una nazione andasse negli Stati Uniti, eliminasse il loro presidente, imponendo un dittatore che porta il popolo alla fame, non vorrebbero gli americani la morte di quel paese?“
Zarif deve citare inevitabilmente Mike Pompeo: “Oggi il Segretario di Stato degli Stati Uniti dice pubblicamente: “Se l’Iran vuole mangiare, deve obbedire agli Stati Uniti”. Questo è un crimine di guerra. La fame è un crimine contro l’umanità. È un titolo a caratteri cubitali da scrivere sui giornali. Se l’Iran vuole che la sua gente mangi, deve seguire quello che ha detto. É lui che sta dicendo: ‘Morte a tutto il popolo iraniano”.
A quel punto l’atmosfera intorno all’enorme tavola rotonda si era fatta elettrica. Non si sentiva cadere una piuma – o, meglio, solo i lievi rumori provenienti dall’alto della cupola poco profonda attraverso il sistema, ideato dall’architetto Norman Foster, per riscaldare il vetro per sciogliere la neve.
Zarif ha continuato: “Che male abbiamo fatto agli Stati Uniti? Cosa abbiamo fatto contro Israele? Abbiamo fatto morire di fame la loro gente? Chi fa morire di fame la nostra gente? Ditemelo e basta. Chi sta violando l’accordo nucleare? Solo perché non gli piaceva Obama? Qual è la ragione per distruggere il mondo, solo perché non ti piace un presidente?”
L’unico crimine iraniano, ha detto, “è che abbiamo deciso di essere noi a governarci. E di quel crimine – ne siamo orgogliosi. E continueremo ad esserlo. Perché abbiamo sette millenni di civiltà. Avevamo un impero che governava il mondo, e la vita di quell’impero era probabilmente sette volte l’intera vita degli Stati Uniti. Quindi, con tutto il dovuto rispetto per l’impero degli Stati Uniti; (devo la mia educazione agli Stati Uniti)– non crediamo che gli Stati Uniti siano un impero che durerà. L’era degli imperi è ormai lontana. L’era dell’egemonia è ormai lontana. Ora dobbiamo vivere in un mondo senza alcuna egemonia. Né un’egemonia regionale né un’egemonia globale.”
L’alleanza di Cina, Russia e Iran controlla essenzialmente il petrolio mondiale. Questo è l’unico motivo delle sanzioni contro l’Iran e dello sforzo di distruggere la nazione iraniana e il suo governo. Gli Stati Uniti vogliono un altro Shah sul posto, per controllare lo Stretto di Hormuz. Ecco perché l’alleanza russa e cinese con l’Iran è fondamentale per il futuro dell’Europa. Non ha nulla a che fare con la proliferazione nucleare. Questo è già accaduto. Iran, Turchia, Arabia Saudita e Israele hanno armi nucleari. Tutte le nazioni sanno che se non dispongono di armi nucleari il loro destino sarà come quello di Saddam Hussein e di Gheddafi, se si ribellano all’Occidente. Gli Stati Uniti hanno incrementato la proliferazione nucleare cercando di strangolare il Pakistan e la Corea del Nord con sanzioni, costringendoli quindi a vendere la loro produzione di armi nucleari ai clienti per mantenere in vita i loro paesi. La verità è che anche Venezuela e Cuba sono stati colpiti dalle sanzioni USA poiché hanno basi per sottomarini nucleari.
Categoria: Attualità | Tag: armi nucleari, esercitazioni militari, Francia, iran cina, RF, riverflash, Russia, stai uniti, tnp, trump, zaqrif
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