15 Mar 2013
Mauro Pagani firma la colonna sonora dell’ultimo film di Salvatores
(riverflash) – Questa è la quarta colonna sonora che Mauro Pagani (Chiari,05 febraio 1946), scrive per Salvatores: le prime due risalgono al 1981 per le musiche di Sogno di una notte d’estate, sia per la versione teatrale che per l’omonimo film. Un’esperienza fondamentale per Pagani, che proprio in quella circostanza conobbe Fabrizio De André, al lavoro di fronte allo studio dove registrava, dando inizio a una delle collaborazioni artistiche più entusiasmanti della storia della musica italiana. Successivamente ha composto le musiche per Puerto Escondido e Nirvana.
Il noto Musicista e Polistrumentista affermato ci racconta che: “Lavorare sulle colonne sonore è meraviglioso e contemporaneamente molto complicato perché ormai negli anni si sono sperimentate e ascoltate diverse possibilità di accostamenti tra musiche e immagini, alcune che evidenziano sentimenti simili e altre che propongono contrasti netti, Kubrick insegna”. Questa l’introduzione di Mauro Pagani — musicista, produttore, scrittore, compositore e recentemente direttore musicale del 63° Festival di Sanremo(ne fù direttore anche nel 2000) — che a proposito del film dice ancora: “Mi è piaciuto moltissimo: rappresenta un nuovo corso per Gabriele Salvatores, con un team di lavoro completamente nuovo a 360°, il che in qualche modo gli ha permesso di spaziare, di volare in dimensioni un po’ diverse dal suo percorso sul viaggio. Educazione siberiana sa mantenere un bellissimo incanto narrativo pur essendo molto duro in alcuni passaggi”.
Poi l’Artista continua: “Quando lavori su un film hai a che fare con una creatura in movimento che in qualche modo nasce insieme a te: devi essere preparato a cambiare punti di vista. In questo caso, ho cominciato con il leggere il romanzo di Lilin a cui (al nostro personale giudizio “liberamente”) è ispirato il film. Naturalmente quando leggi un libro ti crei un tuo film in testa — anche se non devi fare una colonna sonora! — dai delle facce ai personaggi, ti fai un’idea del passo narrativo di ognuno di loro e come si muovono all’interno del romanzo. Quando cominci a ricevere le prime scene girate ti trovi di fronte a un cast che a volte coincide con le tue previsioni, a volte non coincide affatto e vedi esattamente come gli attori recitano, come sono stati guidati dal regista, le espressioni che usano: è dunque solo quando sovrapponi il girato vero e proprio con quello che hai immaginato che ti rendi conto di velocità e tempi, se sei stato per esempio troppo melodrammatico su un’espressione che non lo richiede; allora si asciuga, si aiuta con la stesura musicale a far venir fuori un côté sentimentale. Chiunque fa cinema sa che si capisce se un film è venuto bene solo l’ultimo giorno di montaggio e le varie possibili combinazioni cambiano anche il ritmo della musica che si scrive. È un lavoro complesso ma molto divertente”.
L’ultima notazione di Pagani riguarda direttamente il regista: “Gabriele è un buon conoscitore e amante della musica, ha spesso delle idee per alcune scene, alcune le suggerisce e su altre è molto disponibile ad accogliere proposte diverse, è sempre un lavoro di scambio di indicazioni musicali a quattro mani. Uno degli aspetti più difficili da valutare era la necessità o meno di usare suggestioni musicali ‘geograficamente coerenti’: se si parla di una comunità siberiana deportata a migliaia di chilometri di distanza, quanta nostalgia della Siberia ci dev’essere? Sia io che Gabriele pensavamo di volerne più di quanta in realtà non ne abbiamo usata. In fondo questo è un racconto a più livelli, la malinconia può avere suoni diversi se associata all’immagine del vecchio nonno del film piuttosto che a quella di un gruppo di ragazzi che cresce e sogna in un angolo sperduto della galassia sovietica nei primi anni ‘80”.
Noi non possiasmo che essere felici e grati per questo, l’Artista ha fatto parte della “Premiata Forneria Marconi” (P.F.M.) e ha collaborato con molti altri autori e musicisti italiani, fra cui (come già scritto, su tutti) Fabrizio De Andrè, ma anche Gianna Nannini, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Massimo Ranieri, Luciano Ligabue ed inoltre al Concerto del Primo Maggio 2009 con Caparezza.
Le sue ispirazioni comprendono non solo il Rock, ma anche il Blues e la Musica Etnica di matrice araba, balcanica e medio-orientale, sempre con quel suo voglioso orientamento alla sperimentazione.
Come già precedentemente scritto, la carriera di Pagani vede un importante punto di snodo nella collaborazione conil De Andrè, appunto, col quale compone gli album “Creuza de ma” nel 1984 (considerato dalla critica un capolavoro e inserito da David Byrne tra i dieci dischi più importanti del decennio in tutto il mondo) e “Le nuvole” nel 1990, in cui spicca la celeberrima “Don Raffaè” lavori di cui si occupa anche della produzione.
Insomma possiamo e dobbiamo proprio dire che Mauro Pagani, musicista, compositore, perfino srittore con il romanzo semi autobiografico “Foto di gruppo con chitarrista”. Vincitore di svariati premi, come la “Targa Tenco” (1991) e una nomination al Davide di Donatello (1997) per la colonna sonora del film “nirvana”. 6 album con la P.F.M., 2 Live, 6 album come solista e ben 11 colonne sonore, è un “bene” prezioso dell’Arte Italiana.
lobo – (AG-RF) 15.03.2013