di Sabrina Sciabica (AG. RF. 07.03.2015)
(riverflash) – Inizia con i fiori colorati di un olio del 1913, Calle, Iris e Mimose questa meravigliosa mostra che è un inno alla vita; in cui l’uso del colore è invito a provare le emozioni più forti, a lanciarsi nel vorticoso viaggio, ad avventurarsi nelle passioni, ad aprirsi al mondo e alle culture più lontane.
Henri Matisse (1869-1954) aveva conosciuto sin da giovane le suggestioni dei paesi orientali, era un assiduo frequentatore del Louvre e durante l’Esposizione Mondiale del 1900 aveva ammirato l’arte musulmana. A ciò si aggiunse un primo viaggio in Algeria (1906) e i successivi in Polinesia e in America. “Sono fatto di tutto ciò che ho visto” scriveva e, infatti, lo spirito di avanguardia del pittore è proprio nell’aver portato nelle sue tele il fascino di altre civiltà, l’estetica orientale, l’arabesque.
Alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015, saranno esposte oltre 100 opere dell’artista tra olii, disegni, carboncini e costumi di scena provenienti da prestigiosi musei internazionali come il Pompidou, la Tate, il Moma e l’Hermitage. La mostra è stata curata da Ester Coen che, con un apposito comitato scientifico, ha creato un percorso unico ed originale. Con l’intento di accostare le fonti alle opere si raggiunge un risultato sorprendentemente piacevole per lo spettatore. Ci sono maschere africane, ceramiche turche e numerosi altri manufatti. Per fare un esempio, alle xilografie originali del celebre paesaggista giapponese Utagawa Hiroshige viene affiancata la tela Lo stagno a Trivaux per la condivisione di temi e colori.
Altro elemento particolare in merito all’allestimento è il fatto che non ci sono parole superflue ma soltanto le frasi dello stesso autore su argomenti come il colore, lo stile e le sue intenzioni a presentare le opere. “Il colore esiste in se stesso, possiede una sua speciale bellezza, ha potere emotivo” ed è per Matisse il principale mezzo di espressione. Pennellate larghe e decise, colori intensi, sfondi rosso fuoco, tanto verde carico e giallo acceso in immagini semplificate al massimo. Linee morbide, abbondanti, occhi da orientale e capelli scuri nelle figure umane. E, oltre alle sinuose odalische, tanta tanta “natura viva” nei bouquet di fiori, nei rami di platani pieni di foglie.
“Un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”. Estroso o eccessivo lo sceglierà il gusto soggettivo del pubblico, ma quanto al coinvolgimento, all’ebbrezza, alla tensione emotiva, all’energia delle opere del pittore del colore – come viene appropriatamente definito dalla critica – nessuno potrà rimanere insensibile. Come convinto esponente del Fauvismo (fauve è in francese la belva), la vivacità e la passione sono per Matisse alla base di tutto. Quindi egli è ben lontano dalla rappresentazione del reale; piuttosto fa agire liberamente il suo istinto in una pittura senza indugio, senza paura, che testimonia il coraggio di osare. Spregiudicato e puro come lo sarebbe un bambino, in quel modo aggressivo di colpire la tela con le pennellate e nell’accostamento inusuale dei colori.
Finisce, questa straordinaria esposizione, chiudendo perfettamente il cerchio con l’energia della natura: I pesci rossi che ci guardano, bocche spalancate che bramano esperienze, colti nel loro movimento come se volessero forzatamente infrangere il vetro e fuoriuscire dalla tela in cerca di vita. E tutt’intorno fiori, colori, foglie della lussureggiante natura.
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