di Andrea Pranovi (AG.RF. 24.07.2015) (ore 12,42) (riverflash) – Il tribunale del Riesame di Roma, attraverso 131 pagine, spiega le motivazioni del provvedimento con il quale sono stati respinti i ricorsi di Salvatore Buzzi e di altri indagati nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta su Mafia Capitale. I giudici definiscono Buzzi “un personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli; si dedica al crimine in maniera davvero infaticabile”. Inoltre, l’ex presidente della cooperativa 29 giugno viene ritenuto “certamente pericoloso e deve essere posto in condizioni di non nuocere alla collettività”.
Secondo il colleggio presieduto da Bruno Azzolini, Buzzi è un “punto di riferimento dei sodali e dei suoi colaboratori”, “si adopera al fine di tessere trame di accordi illeciti” e “si attiva per prevalere con l’aiuto di amministratori pubblici a vario livello”. Oltre a quello presentato di Buzzi sono stati respinti anche i ricorsi di Paolo Di Ninno e Claudio Caldarelli, i quali restano in carcere. Cardarelli – si legge nelle motivazioni – “ricopre un ruolo formale nelle cooperative riconducibili a Buzzi ed in tale veste viene ‘utilizzato’ dall’associazione per mantenere i rapporti con i funzionari pubblici e per infiltrarsi nella amministrazione”.
Il tribunale non ha accolto neanche le richieste di Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Giordano Tredicine, Stefano Bravo e Guido Magrini, attualmente ai domiciliari. Il Riesame si sofferma anche sulla figura di Tredicine, spiegando che il suo “spessore criminale è sottolineato da Massimo Carminati che gli attribuisce un milione di impicci e lo definisce serio e poco chiacchierato”. Sono stati parzialmente accolti, invece, i ricorsi di Franco Figurelli, Massimo Caprari, Antonio Esposito, Pierpaolo Pedetti e Angelo Scozzafava, che hanno ottenuto gli arresti domiciliari, e di Mario Monge, che avrà l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Rispetto alla prima tranche dell’indagine il quadro indiziario, secondo quanto sostiene il collegio presieduto da Azzolini, “risulta oggi ancora più grave in quanto sono emerse nuove condotte degli indagati di corruzione, al fine di agevolare l’associazione mafiosa di cui fanno parte”. Le condotte illecite “si sono protratte sino ad epoca prossima all’emissione dell’ordinanza del gip con modalità che dimostrano una consuetudine ed una abitualità sconcertante, indice di un malcostume generalizzato che inquina tutta l’attività pubblica”.
Chi invece è passato dai domiciliari al carcere è l’imprenditore Daniele Pulcini, accusato di concorso in turbativa d’asta. Il gip Flavia Costantini ha accolto la richiesta della procura, che dopo una festa in villa ha sollecitato un aggravamento della misura per Pulcini a causa della violazione degli obblighi previsti per i detenuti agli arresti domiciliari. Intanto, stando a quanto riportato dal sito Listindiario, Massimo Perazza e Andrea D’Aloja, due ricercati nell’ambito del primo filone d’indagine su Mafia Capitale sui quali pesava un ordine cattura internazionale, sarebbero stati arrestati dall’Interpol di Santo Domingo a Puerto Plata e successivamente estradati.
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