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L’TALIA E IL LAVORO: UNA STORIA TRAVAGLIATA

lavori

AG.RF.(MP).05.05.2016

“riverflash” – La nostra costituzione inizia con l’affermazione che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Oggi, dopo gli anni ’60 e ’70 del boom economico, più che altro causato dalla ricostruzione dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, il lavoro scarseggia, i disoccupati sono tantissimi, soprattutto giovani. Chi perde il lavoro a 40 – 50 anni, difficilmente lo ritrova, anche se è bravo e sa fare bene il suo mestiere. Da cosa deriva tutto questo? Perché chi sa fare bene una cosa non la può più fare se non sotto l’ombrello del posto di lavoro garantito da qualche impresa che si preoccupa di sottostare a tutti gli obblighi imposti del nostro stato? Vediamo di elencarne qualcuno (tutti non li ricordo) li: INPS, INAIL, Trattamento di fine rapporto, vari ausili di sicurezza sul lavoro, medico di stabilimento per le visite periodiche, vari sistemi per non inquinare né all’interno né verso l’esterno, discussioni col sindacato e così via. E poi ci troviamo a competere con altri paesi che non hanno neppure un decimo di questi obblighi, come possiamo uscirne? E’ ovvio che il lavoro scarseggia sempre di più, ma non vedete che tutto quello che comperiamo viene dalla Cina, dall’India, dal Bangladesh e da altri paesi che non hanno tutte le nostre tutele? Questa, se si parlasse solo dell’Italia, sarebbe concorrenza sleale, ma si parla di altri paesi e non possiamo imporre loro tutte le nostre leggi ed i nostri lacci. E poi perché, mi chiedo, ci sono tanti lavativi che hanno il famoso posto fisso e tanti bravi ragazzi che darebbero non so che per avere diritto ad un posto simile? Perché non ci può essere un ricambio? Chi dà il diritto a chi ha già il posto di fare il lavativo senza poter essere licenziato? Perché non fare almeno una nuova regola che permetta alle imprese che tutt’ora resistono in Italia di scambiare un lavativo con uno di buona volontà? (purché mantenga inalterata la forza lavoro). Chi mantiene questo stupido stato di cose? Ma io lo so chi è: il sindacato! Eccolo qui il garante degli scioperati e dei lavativi, ecco chi ha fatto tutte queste regole per tutelare il lavoro e che ora ingessano la nostra povera Italia. C’è un vecchio concetto nella filosofia orientale cinese dello Yin e dello Yang, in base al quale ogni cosa ha in sé il seme della propria distruzione. Questo si può applicare sia al sindacato che al lavoro, abbiamo preteso troppo, troppe garanzie, troppe tutele, troppo di tutto ed ora il lavoro muore, langue soffocato da tutto quello che è stato fatto per proteggerlo. A nessuno conviene più iniziare un’attività economica o industriale in Italia. Se la cavano solo gli extracomunitari, gli stranieri, quelli del “vu cumpprà”, che non sono soggetti alle nostre regole, alla nostra IVA, alle nostre tasse e che possono lavorare in nero. Che poi, a ben vedere, cosa è tutto questo spregio per il nero? Il sud, tutto il sud campa sul nero. Se non si lavorasse in nero non ci sarebbe neppure un decimo della nostra economia: i nostri governanti lo sanno bene e, per non fare scoppiare una rivoluzione, pur sbraitando contro il lavoro nero, chiudono un occhio. Se non ci fosse quel tipo di lavoro detassato e desindacalizzato, al sud non lavorerebbe quasi più nessuno, perché converrebbe spostare tutte le attività produttive all’est, in Romania, in Bulgaria, e persino in Cina. Quindi, se si vuole tornare ad una bassa percentuale di disoccupati come quella degli anni ’60 e ’70, si devono rivedere tutte le regole ed i capestri che abbiamo messo sul lavoro dipendente e, perché no, anche per i liberi professionisti e per tutte le attività economiche. Qualcuno mi può spiegare perché in Svizzera un operaio che costa 3300 € al datore di lavoro percepisce netti 2400 € mentre da noi uno che costa lo stesso 3300 € ne percepisce solo poco più di 1200? E badate bene che la Svizzera ha un normale livello di tassazione, molto più basso del nostro, che però dispensa un livello di servizi al cittadino che noi non ci possiamo neppure sognare. E poi ci sono le tasse che, poiché da noi gravano oltre il 50% sul prodotto finito, ci impediscono di venderli i nostri prodotti e quindi, se non si possono vendere, cosa si lavora a fare per produrli? Durante la festa del primo maggi ho sentito tante stupidaggini da parte del sindacato e dei politici, la più grande di tutte è questa: “lo stato deve creare lavoro”. Ma se è proprio lo stato che lo distrugge con le tasse e tutte le leggi e leggine che lo bloccano!

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