di Giuseppe Licinio (AG.RF. 10.06.2014)
«La sconfitta del Pd a Livorno merita una riflessione profonda perché del tutto inattesa». Ritrova la voce Enrico Letta dopo il risultato delle amministrative per esprimere il suo malessere per la sconfitta del Pd a Livorno, roccaforte storica del partito.
Anche ascoltando Pier Luigi Bersani un ipotetico lettore medio riceverebbe l’impressione che il Pd abbia riportato una mezza sconfitta. «Ci sono delle spine fra cui Livorno» ha dichiarato l’ex Segretario secondo cui occorrerebbe un’analisi “rigorosa” del voto. Una débàcle, insomma.
Ma il voto di domenica dei ballottaggi è veramente in “chiaroscuro” per il Pd come scrive Monica Guerzoni sul Corriere questa mattina? E veramente, come afferma Massimo Franco sempre sul Corriere, il «Pd avanza perdendo qualche colpo»? Lasciamo la parola ai numeri. Su 29 capoluoghi di provincia in cui si è votato il Pd ha vinto in 20 (ne aveva 16), l’asse Forza Italia-Lega vince in 7 (ne aveva 12) e il M5S prende solo un capoluogo, Livorno. Avete capito bene: il secondo partito italiano ha vinto in un solo capoluogo di provincia (seppur roccaforte storica del Pd).
E quindi? Dove ha preso la batosta il Pd? Forse negli altri comuni? Vediamo allora che cosa è successo nei comuni iniziando da quelli superiori ai 15.000 abitanti (per la Sicilia consideriamo quelli superiori ai 10.000).
Su 243 comuni il Pd ne prende 167 (ne aveva 128), il centrodestra 43 (ne aveva 88), il M5S 3 (non ne aveva nessuno). Avete letto nuovamente bene: il secondo partito italiano ha vinto in tre comuni tre (3) in tutta Italia.
Lo stesso lettore medio di cui sopra, ponendo fiducia nelle capacità di analisi del duo Letta-Bersani, penserà allora che il Pd sarà andato male in una qualche area circoscritta del Paese e che i due (ex) leader per disattenzione abbiano dato troppo peso a quel campione. Ma osservando il risultato per le tre macro aree (nord, centro e sud), come fa Ilvo Damanti su Repubblica, si scopre che il Pd al nord passa da 24 a 58 comuni, al centro da 77 a 82 e al sud rimane stabile a 27.
Eppure la sconfitta a Livorno ha catalizzato l’attenzione dei media e soprattutto di chi, nello stesso Pd, ha come unico obiettivo quello di arrestare ad ogni costo il crescente indice di gradimento di Matteo Renzi. Scopo pienamente raggiunto visti alcuni titoli di apertura dei giornali di questa mattina: «Pd, vittoria e polemiche» (Repubblica), «Il voto delle città agita il Pd» (Corriere), «Comuni, resa dei conti nel Pd» (la Stampa).
«Resa dei conti»? Se Bersani e Letta avessero ottenuto questi risultati quando comandavano nel Pd, avrebbero festeggiato per un mese facendo il trenino e Livorno sarebbe scomparsa dalla cartina geografica per qualche tempo. Per questo è difficile dare torto al direttore di Europa Stefano Menichini quando scrive che solo «in un Paese seriamente stressato come il nostro può capitare che il risultato del voto amministrativo in una sola città di provincia possa pesare, politicamente e mediaticamente, più del medesimo voto espresso in decine di altri comuni». Vuoi vedere che era meglio vincere a Livorno e perdere negli altri 19 capoluoghi di provincia? Oppure basterà la nomina alla presidenza di una commissione europea per far tornar improvvisamente la calma?
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