di Francesco Angellotti (AG.RF 26.05.2015) ore 01:03
(riverflash) – Lo stress allucinante ed inevitabile della Vita Moderna, viene tramandata oramai da Tempi Antichi, ma sta raggiungendo dei limiti incredibili. Il ritmo imposto dallo svolgimento delle Vicende, ed il comportamento subdolo e contraddittorio troppo spesso si è costretti ad assumere, per mantenere Evidente e Dinamica la nostra personalità. Le Forme di Reazione sono inutili quando ricercate, perché frutto dell’impostazione sociale dalla quale si tenterebbe di fuggire. Si può cercare l’alternativa, ma anche questa scelta può essere fatta in 10 000 modi diversi e si passa da scelte condizionate, ad atteggiamenti buffissimi che meglio prendere con ironia.
Si cerca, per un poco perché l’Evasione non può durare troppo, la Natura, la Pace, l’Armonia: gli Intelligenti cercano l’Arte, quelli che si vogliono assumere un atteggiamento Intellettuale si dirigono verso la Ricerca.
Le strade sono tantissime, perché l’esigenza d’Evasione dallo schiacciamento della Vita Comune è impellente; e la necessità, porta a porgersi verso la Negazione del Sistema, che è l’Ente sovrastrutturale che condiziona ogni espressione: politica, religiosa, sociale. Ma il Sistema non è qualcosa di così semplice da negare; perché si realizza anche nei tentativi di soppressione di se stesso; per esempio, ci possono essere forme di unione tra Uomini, che cercano diversi Valori; allora si fanno “cose diverse”, si ritorna alla Natura, si va in Campagna a lavorare in qualche Agriturismo… o parto con la Mente verso qualche astrazione ascetica, convinto di isolarmi dal Mondo e cercare il mio interior in modo assoluto, non condizionato dal presente. Ma poi le forme di reazione sono tante, più o meno coscienti, più o meno rivoluzionarie riguardo l’ Impostazione Sociale. E sono, comunque, tutti giochi del Sistema, per cui non siamo “Noi Stessi”, ma solo organi di un complesso di Vita, che si sta evolvendo in modo scoordinato e distruttivo.
Alternative se ne trovano poche, quasi tutte individuali, anche in ambienti sociali; e senz’altro molto poco appariscenti.
Così io, cosa effettivamente che può sembrare banale, mi sono trovato con Amici ed abbiamo scelto di fare una passeggiata: in campagna, nella Verde Umbria.
Arrivati con la macchina, ci siamo visti tutti al posteggio della Cascata delle Marmore, la parte ove la Cascata scroscia e non l’inizio ove si lancia. Sinceramente, è uno spettacolo splendido e significativo; alta 165 metri, studiata nel 271 a.C.n. sotto il console Manio Curio Dentato per creare una fonte d’energia, un effetto che entra nell’Anima anche se cambia discorso, a seconda del momento e dalla posizione in cui è osservata.
E’ uno spettacolo talmente grandioso, che ovviamente con tutti gli amici siamo andati dall’ altra parte: nei boschi, lungo i tratturi, ascoltando il suono delle piante al leggero vento ed il richiamo degli animali, che si capiscono solo loro. Il paesaggio stupendo e vario: da immagini oscure nel bosco fitto, a panorami eccitanti lontani oltre la linea dell’orizzonte. Tempo 2 ore e 1/2, siamo arrivati ai piedi di un paesello piccerello, arroccato in cima ad un colle alto e stretto.
Il Centro è senz’altro Medievale, ed appariva perfetto: ordinato, pulitissimo, silenzioso, dall’armonia che veniva dilagata dalla bellezza urbana, più che dal traffico ed i suoni che ci scandiscono i tempi in ogni città.
Casteldilago, così si chiama, è alta 292 metri sul livello del mare, secondo il censimento del 2001 risiedono 441 abitanti, a 11 km da Terni si raggiunge o percorrendo la strada statale 209 Valnerina, o tanto bello ti prendi il pullman Terni – Ferentillo. Non vi sono hotel vicino, per quanto si può trovare posti bellissimi vicino, ma sempre a Piediluco, Marmore, Arrone (di cui Casteldilago è frazione), Labro… però l’ospitalità e la gentilezza degli abitanti, forse un posticino carino a persone gentili lo fa trovare: perché non è il profilo commerciale che s’è imposto, ma lo spirito di umanità. Piano piano, ancora nel bosco e fuori dal paese, arriva un gruppo di cavalli, montati da turisti che svolgevano la classica passeggiata; erano impostati da gita divertente, quindi sono stati gentili e simpatici, verso di noi a piedi, dall’alto della loro supremazia su maremmani molto imponenti e un po’ buzzichi; un avelignese, simpaticissimo anche se un po’ emarginato, si isolava un po’ dal gruppo, sentendosi forse troppo piccolo e sauro (color isabella); ma è stato simpaticissimo, come la ragazza che lo montava con tanto entusiasmo per la rispondenza instaurata con il suo cavallino, un po’ bassino perchè avelignese.
Incamminati nella salita che porta entro le Mura, scopriamo che c’è un museo. Ma, in una città di 441 abitanti, lo abbiamo trovato chiuso. Che ce vo’? Quasi di rimpetto all’ingresso sta di casa Enzo Dionisi, un lavoratore delle acciaierie in pensione che cura l’ordine e le richieste di visita del Museo. “Solo un attimo, prendo le chiavi ed apro”. Ed è venuta fuori tutta la Verità.
Ci ha narrato Enzo, di un accordo ottimo e conveniente per tutti; sir Timothy Peter Plint Clifford, importante e coltissimo magnate inglese, rimasto affascinato dalla struttura e dalla storia di Casteldilago, ha raggiunto una forma di compromesso con le autorità, per cui Lui ristrutturava e manteneva l’efficienza di tutto il centro, però usufruiva di quel che veniva prodotto. Ed il caso ha voluto che durante i lavori di ristrutturazione, si sia trovata un’antica cisterna utilizzata come discarica, da lor chiamata “butto”, forse perché ci hanno buttato un sacco di cose. Adesso, tutto il materiale storico ed artistico di estrema ricercatezza è tenuto e curato nel museo, in bellissime teche, in ambiente adeguato e dalla vista strepitosa, curato dai paesani che si conservano la bellezze del loro paese, Enzo in primis. Ricco e vario, suddiviso adeguatamente, tutto il repertorio che presenta le caratteristiche delle maioliche e delle ceramiche del circondario, arrivando fino ad Orvieto, Todi, Amelia, Acquapendente, Bagnoregio, Terni, Arrone, Spoleto. Ovviamente i pezzi preziosi sono stati elaborati per le famiglie nobili che si sono succedute nelle zone d’attorno: i Medici, gli Orsini, i Lauri, i Borromeo; con tutti gli annessi e connessi Papi, che tra queste famiglie si contendevano il ruolo. Nonostante un passato così intenso di contenziosi tra Famiglie e le influenze vaticane, col papato che ha cercato di dominare in qualsiasi circostanza, a Casteldilago non c’è una Parrocchia: significativa espressione di libertà, anche fideistica, in quanto la Fede è una scelta e non un obbligo e, come teoricamente sarebbe logico, non comporta necessità o doveri economici, perchè religione, se seguita e non vogliamo introdurci sull’argomento, è e dovrebbe essere Fede; quel che brucia, invece, è che dall’Editto di Costantino la Chiesa si è introdotta nella gestione temporale degli Stati in diverse forme, ed ha avuto libertà di esercitare per una posizione privilegiata: si è presentato come Stato finchè è durato ma adesso può essere subdola come vuole (il concordato parla chiaro, e Benito si è dovuto adeguare per assumere con una Grande Forza che gli è molto servita); invece a Casteldilago la Religione non ha valenza economica e, chi vuole, è libero d’esercitare una Pura Fede.
Non vi sembra incredibile? Un ritorno effettivo ad una completa Libertà, che non trova ostacoli ne’ crea imposizioni. Se ci pensiamo, perchè non dev’essere possibile? Qui c’è testimonianza che la Libertà è Attuabile; non è un Sogno, Fantasia, Utopia, no! La Libertà è un Valore Reale!
Andando via, perché non si può restare in Paradiso se si vive a questo Mondo, cantavo la vecchia canzone di Francesco Guccini: L’Isola non Trovata. “Appare a volte, magica e bella; ma se il pilota avanza, su mari tempestosi, è già volata via, color di lontananza”.
Casteldilago, ho trovato un paese ove il sogno è realtà, ed il bello è che si realizza nel contesto sociale che ci esplode il cervello. I cittadini sono ricchi di una umanità che fa vivere, non cercando l’interesse o il potere, ma propendendo verso l’Armonia e l’Unione; nello Scambio e con Partecipazione. Tutto frutto di Collaborazione e Ricerca. Anche se il Sir che ha realizzato questa fantasia mantiene un atteggiamento che dev’ essere un attimo sopportato nel Paese; ma la sua origine anglo-sassone non può essere trascurata, e la Forza che unisce tutti gli abitanti di Casteldilago è rappresentata dal sentirsi tutti Uomini. Insieme al Sir.
E’ la dimostrazione che l’Utopia, tanto ammirata quanto esclusa perché non può riuscire, viene attuata non solo tra piccole popolazioni perse e disperse, ove le risorse non fanno sorgere acrimonia per il loro sfruttamento; ma anche in una città che ha un passato Storico e che vive nel contesto inserendosi benissimo.
Forse per questo, però, gli abitanti di Casteldilago non trovano facile inserimento fuori l’area in cui si erge il paese; ma le persone che arrivano con spirito amichevole, sono più che ben volute.
Francesco Guccini” l’Isola” non l’ha trovata; Francesco Angellotti, neanche, ma ha trovato “un paese” nella Verde e Ridente Umbria: Casteldilago.
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