Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

L’IMPRESSIONE DELLA CATTEDRALE DI SIRACUSA: LA COSA MIGLIORE È ANDARE A VISITARLA

cattedrale di siracusadi Francesco Angellotti (AG.RF 18.06.2015) ore 20:59

(riverflash) – Le manovre espansionistiche romane, che arrivarono fino al Limite allora consentito, traversarono un momento di grave pericolo quando, dalle coste dell’attuale Tunisia, si mossero le navi Cartaginesi, che a più riprese tentarono la conquista dell’Impero Romano, che stava già assumendo dimensioni Grandiose. La Storia è molto lunga e molto ricca, non potremo ridicolizzarla riducendola ad un articolo; diremo, però, che nel 480  a.C.n. il tiranno di Siracusa Gelone, per festeggiare la vittoria ad Himera contro la popolazione fenicia dall’origine etrusca ma che tornava in Italia con spirito di conquista, volle erigere un Tempio ad Athena, assorbendo religione e tradizioni dalla Grecia, felice dello scampato pericolo dell’invasione Cartaginese. Così ebbe inizio la costruzione che nel corso dei secoli assunse la funzione di Cattedrale, dato che abitualmente i Cristiani avevano scarsa fantasia e per sovrapporsi all’antica Religione, abitualmente erigevano i loro luoghi di Culto schiacciando quelli che intendevano far considerare antichi e passati. Narra Ateneo (uno che si chiama così non può essere che d’origine greca) che era stato collocato sulla facciata un grande scudo di bronzo dorato, per dare un punto di riferimento ai naviganti.

   Dimenticato dalla storia per lungo tempo, nonostante la sua maestosità, si convinsero nel VI secolo a trasformarlo in Chiesa Cristiana, con qualche ritocco stilistico che cambiò la direzione del Portale d’Ingresso; importante fu che nella nuova struttura, sulle pareti della cella ov’era la statua della dea Atena, furono aperti 8 archi sorretti da pilastri poligonali; così, da classico Tempio Greco, diventò Basilica con tre navate; fu, quindi, nel VII secolo che il vescovo Zosimo la consacrò come “Cattedrale della Città”.

   I Normanni, quando furono infervorati da manie di conquista anche loro e s’espansero in tutta Europa, arrivati in Sicilia, sempre per tenersi buone le divinità ed illudersi di avere Dio dalla loro parte, aggiunsero un altra facciata alla Chiesa; ed in effetti l’abbellimento durò qualche secolo, ma nel 1693 fu distrutto da un terremoto; ma era piaciuta l’idea della Facciata, ed è stata ricostruita nella prima metà del ‘700, e si approfittò dei lavori per adeguare alcune trasformazioni interne.

   L’Altare Maggiore era collocato al centro del presbiterio, dalla mensa costituita da un blocco monolitico che era parte della trabeazione del tempio greco; il terremoto, impietoso con la facciata normanna, ha distrutto anche quel che era stato posto da molto prima, e con altre intenzioni.

   Il dipinto del vescovo che ha consacrato la Cattedrale del VII secolo, Zosimo, lo troviamo lungo la navata laterale destra, nella cappella del Crocefisso, ed è stato attribuito ad Antonello da Messina, che in fondo si trovava in zona. Si è rimasti sempre nel circondario nella ricerca artistica anche pensando all’intero affresco della cappella del SS. Sacramento, in quanto si può ammirare l’opera di Agostino Scilla, pittore messinese del XVII secolo; all’interno di questa Cappella, vale veramente la pena andare a scovare il Ciborio Eucaristico, opera del Vanvitelli.

   L’ultima cappella è riservata per il Fonte Battesimale, che sarebbe più proprio interpretarla come la prima e non l’ultima, in quanto il battesimo dovrebbe essere l’inizio di un percorso di vita terreno; l’importante, comunque, è che è stato ricavato da un vaso ellenistico, arricchito da 7 leoncini di bronzo dell XIII secolo.

   Poetico concludere la visita della Cattedrale assorbendo la pienezza del contenuto artistico di un’opera grandiosa, come edificio e per l’Arte racchiusa, salutando ed uscendo accompagnati dalla protettrice di Siracusa, Santa Lucia; la Cappella è stata costruita agli inizi del ‘700 appositamente per deporvi il simulacro d’argento della Santa; artisticamente rimaniamo sempre entro i confini isolani, perché  è stato chiamato per l’esecuzione l’argentiere palermitano Pietro Rizzo, che nel 1599 era uno stimatissimo argentiere, apprezzato ed ammirato al massimo livello.

   Usciamo dalla Cattedrale e siamo inondati dall’imponenza della facciata che ci sovrasta e ci impone, quasi, la perentorietà di una fede prettamente dogmatica; ma manteniamo serenità per aver assorbito tutta la dolcezza che ci ha trasmesso Santa Lucia che, esposta nell’atto della sua morte in una Chiesa qua vicino, sentiamo nell’animo forte desiderio d’andarla a studiare.

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*