AG.RF.(redazione).22.03.2019
“riverflash” – I posti disponibili relativamente ai servizi socio-educativi per l’infanzia coprono il 24% del potenziale bacino di utenza (bambini residenti sotto i 3 anni). Una dotazione sotto al parametro del 33% fissato dall’Unione europea e purtroppo ancora oggi si registrano marcate differenze tra Nord e Sud.
Lo dichiara in una nota il Segretario Generale della UIL FPL Michelangelo Librandi.
Differenze che riguardano non solo la spesa media per gestire tali servizi ma anche la natura giuridica; ad esempio in Calabria la maggioranza dei nidi e dei servizi integrati sono privati (circa 72%) mentre nella Provincia autonoma di Trento il 73% pubblici.
Nel corso degli anni sono diminuiti gli utenti dei nidi comunali a gestione diretta, ovvero con personale del Comune, e aumentate le gestioni appaltate ad associazioni e a enti privati.
A questo – prosegue Librandi – dobbiamo aggiungere la mancanza di Educatrici in virtù dei pensionamenti e prepensionamenti che si verificheranno quest’anno ed una conseguente riduzione per la qualità dei servizi erogati a causa anche dei tagli (in primis sul personale) avvenuti negli ultimi anni.
Una situazione quindi insostenibile che deve essere risolta. Chiediamo al Governo di rimettere al centro l’istruzione in generale ed in particolare i servizi educativi per i più piccoli. Occorre – conclude Librandi – una seria politica di welfare per l’infanzia carente in Italia che preveda investimenti e un potenziamento di tali servizi; solo cosi si potrà agevolare la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro.
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