LE VERITÀ NASCOSTE SULLA LIBERTÀ DI STAMPA IN TURCHIA

di Consolata Chiantelassa (AG.RF  06.02.2014) ore 17:00

(riverflash) – Dopo tre anni di blocco, la Turchia ha ripreso le negoziazioni per entrare a fare parte dell’Unione Europea. Il turismo e l’economia stanno prosperando, ma, nonostante ciò, il paese resta uno dei maggiori censuratori di giornalisti al mondo.  Le minacce sono diffuse e la censura è luogo comune.

I critici del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, lo accusano di essere sempre più autoritario, ed in particolar modo  di esserlo sempre contro coloro che lui ritenga siano in contrasto con il governo.

È risaputo che in Turchia sono in vigore numerose leggi anti-terrorismo che sono state usate per arrestare dozzine di giornalisti durante gli ultimi sei mesi. I giornalisti sostengono, invece, che queste leggi sono state usate come pretesto per evitare la divulgazione di argomenti su cui il governo è “irritabile” come ad esempio la “Questione Curda” o la politica turca in merito alla Siria.
La repressione delle proteste la scorsa estate a Istanbul, si era accesa a causa dei progetti finalizzati alla costruzione di edifici al posto di un parco, togliendo verde pubblico alla città sul Bosforo. Aver divulgato al mondo la protesta di Istanbul,  allora suscitò la collera del primo ministro e di altri membri del governo.  In seguito alla divulgazione di tale protesta, Selin Girit, la corrispondente della BBC da Istanbul, fu il bersaglio della campagna di ira e disprezzo su Twitter, iniziata da un anziano politico turco. Fu minacciata di stupro e di morte.