AG.RF.(MP).10.04.2016
“riverflash” – Sono state presentate a Roma, le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità per prevenire le malattie, legate alla sedentarietà. Il 60% degli italiani infatti, non fa sport, mentre servirebbero invece 150 minuti a settimana di attività fisica per gli adulti e 60 minuti al giorno per bambini e giovani. Sono queste le raccomandazioni che dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con le nuove Linee guida per l’attività fisica 2016-2020, la cui edizione italiana, curata dalla Uisp (Unione italiana sport per tutti), è stata presentata appunto ieri, a Roma. Si tratta di un documento di una una sessantina di pagine, che elenca le politiche generali e i comportamenti individuali che dovrebbero spingere le persone a muoversi di più. Ma perché l’inattività è tanto pericolosa? La mancanza di movimento rappresenta uno dei principali fattori di rischio per la salute. Ogni anno, infatti, in tutta Europa si verificano un milione di decessi (il 10% circa del totale) causati proprio dalla mancanza di attività fisica. Si stima che all’inattività fisica siano attribuibili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. Inoltre, molti paesi della regione hanno visto le percentuali relative al numero di persone sovrappeso e obese aumentare negli ultimi decenni. I dati sono allarmanti: in 46 paesi (l’87% dell’Europa), oltre la metà degli adulti sono in sovrappeso o sono obesi, ed in diversi casi si arriva a sfiorare il 70% della popolazione adulta. Nella classifica delle persone “inattive”, gli italiani risultato essere i primi: infatti il 60% di essi, come sopra accennato, ha dichiarato di non fare mai sport, seguiti “ruota” dalla Svezia. La mancanza di attività fisica, risulta pericolosa soprattutto per i giovani e i bambini, perché questo comporta il pericolo di sovrappeso e obesità, tanto che
quasi il 50% dei bambini di otto anni di età è in sovrappeso e oltre il 25% è obeso, con tutte le conseguenze del caso. In quasi tutti i paesi europei, inoltre, i livelli di attività fisica praticata iniziano a calare significativamente tra gli undici e i quindici anni di età, soprattutto tra le ragazze. Inoltre, l’inattività ha un “pesante” impatto negativo per quanto riguarda i costi diretti per il sistema sanitario, ma ha anche un elevato costo indiretto in termini di aumento dei congedi per malattia, delle inabilità al lavoro e delle morti precoci. Si calcola che per una popolazione di dieci milioni di persone per metà insufficientemente attive, il costo dell’inattività sia di 910 milioni di euro l’anno. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità insiste: 150 minuti a settimana per gli adulti e 60 al giorno per giovani e bambini, bastano per mantenere un buono stato di salute e aumentare questi livelli, contribuisce al raggiungimento di 3 obiettivi mondiali: ottenere una riduzione relativa del 25% della mortalità precoce dovuta a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche; ottenere una riduzione relativa del 25% della prevalenza dell’ipertensione, oppure, a seconda della situazione nazionale, contenere la prevalenza dell’ipertensione; fermare l’aumento del diabete e dell’obesità. Infine, per favorire e incoraggiare i cittadini a muoversi di più, anche le città devono cambiare e trasformarsi in modelli di salute. “Promuovere la buona salute per tutti e per tutte le fasce di età attraverso la cultura del movimento, secondo le abilità di ciascuno”, è l’obiettivo che si pone Uisp, coniugando attività fisica, educazione, ambiente, benessere e diritti di cittadinanza. Le strategie presentate incoraggiano dunque tutto ciò: occorre puntare su movimento, salute e stili di vita attivi. La trasformazione delle città potrebbe avere risvolti positivi anche indiretti. E’ stato calcolato, infatti, che l’uso della bicicletta nelle grandi città creerebbe 76.000 posti di lavoro. Tra le indicazioni fornite dal documento a livello di politiche governative, vengono citati gli interventi di pianificazione urbanistica nonché di edifici scolastici, ambienti di lavoro, modalità di trasporto e spazi per il tempo libero; gli incentivi fiscali per incoraggiare l’attività fisica o scoraggiare i comportamenti sedentari e il finanziamento di progetti di promozione dell’attività fisica in diversi settori e per differenti gruppi di popolazione.
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