13 Giu 2013
LE NUOVE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN IRAN DEL 14 GIUGNO: RAFFORZANO O INDEBOLISCONO IL NUOVO IMPERO MONGOLO?
“riverflash” – Negli anni passati l’Iran si è avvicinato molto alla Cina, ma anche alla Russia. Quest’alleanza pragmatica, basata sull’asse sino-iraniano è caratterizzata da un mutuo supporto geo-politico e da una collaborazione stretta con l’interland russo dell’energia e dalla disseminazione di una visione globale che sfida i nostri concetti stereotipati occidentali.
Significa forse che l’Iran vuole costruire un nuovo impero Mongolo con questi due partner strategici? Fra il 1206 e il 1294 l’impero Turco – Mongolo di Gengis Khan si è esteso per tutta l’Asia prima che si dividesse in 4 blocchi. Al di là del dibattito sulla grande sfida della repubblica islamica dell’Iran, le elezioni presidenziali del 14 Giugno sono un’opportunità per modificare la posizione internazionale dell’Iran. Provenendo da una grande cooperazione con Cina e Russia, ora l’Iran può scegliere se rafforzare o indebolire le sue relazioni coi partner strategici.
L’alleanza con Cina e Russia, attraverso la storia.
Nonostante le vicissitudini che ne hanno turbato le rispettive storie, gli imperi di Cine e Persia hanno mantenuto continue relazioni attraverso i secoli, cosa che spiegabile col dal mutuo interesse commerciale. Fra il quinto secolo A.C. ed il rinascimento, la Persia ha giocato una fondamentale intermediazione commerciale fra la Cina e l’occidente. La via della seta, che ha collegato per quasi mille anni la città di Chang’an in China alla Siria, passa attraverso la Persia.
Oggi, con l’aumento della pericolosità delle rotte marittime, l’Iran sta riguadagnando il suo ruolo di intermediazione e questo è agevolato dal fatto che la Persia e la Cina si sono a lungo supportate politicamente nella storia.
Pressato dai Turchi d’occidente sul fianco orientale, l’ultimo regnante Sassanide, Yazdegerd III°, ha inviato una richiesta di aiuto all’imperatore della Cina nel 638. Così nel 1987, quando si è sparsa la voce che l’Iran aveva installato batterie missilistiche sullo stretto di Hormuz, i primi sospettati di aver venduto all’Iran l’armamento balistico sono stati i cinesi. Le collusioni geopolitiche fra Iran e Cina sono in gran parte dovute al fatto che questi due paesi si sono stimolati mutualmente con le novità introdotte da ciascuno di loro. Nonostante la storia caotica delle loro vicissitudini, la Cina e la Persia hanno sempre mantenuto buone relazioni. Si possono menzionare almeno tre grandi collaborazioni: quella Sassanide, quella Mongola e l’odierna.
Dall’altra parte, la collaborazione tra Russia ed Iran è iniziata dopo. Dal regno di Pietro il grande (1689-1725) in poi, la Russia ha incrementato la sua egemonia verso sud. Le relazioni russo-iraniane, caratterizzate inizialmente dalla sola influenza russa, si sono poi sviluppate con una buona collaborazione.
Che significa questo? Che l’Iran, la Russia e la Cina tornano a formare, oggi, una triplice alleanza?
Possibilità e limiti del nuovo impero Mongolo.
Nonostante il collasso dell’antico impero Mongolo, sembra che oggi i principali protagonisti di allora tornino ad allearsi. Stesse cause producono stessi effetti, non è quindi assurdo tornare a parlare della nascita di un nuovo impero Mongolo. Uno dei principali obiettivi di questa organizzazione è quello di contrastare l’influenza Americana nell’Asia centrale. Il Tajikistan è uno dei membri fondatori di questa “organizzazione”. Si è alleato con l’Iran nel 2005 e con l’Afghanistan nel 2012, ai quali è stato garantito lo status di osservatori. Questo significa che l’intero mondo che parla persiano appartiene ora alla nuova alleanza. Con una popolazione di 1,5 miliardi di persone su 26 milioni di km quadrati, l’Organizzazione di cooperazione di Shanghai concentra il 50% di uranio ed il 40% di carbone del mondo. Comporta esercitazioni militari congiunte, e scambi scientifici nel campo della medicina e delle nanotecnologie. Nonostante ciò questa alleanza fra Iran, Cina e Russia rimane a basso profilo ed è visibile solo in conflitti lontani, come quello della Siria e della Corea del Nord. Il vantaggio di questa alleanza è che nessuna delle culture che la compongono ritiene di non appartenere ad una sfera comune. Rigettando la chimera della cultura occidentale dell’abolizione delle frontiere, le tre nazioni combineranno in futuro i loro pragmatismi per la capacità di incanalare gli influssi delle loro rispettive storie. Questo spiega perché la nuova “alleanza di plastica” teme soprattutto il dissolversi della globalizzazione.
Formando una vera comunità di interessi, il nuovo impero Mongolo propugna una nuova visione globale del mondo, ma tuttavia deve superare tre debolezze strutturali:
La prima è demografica: dal 1991 la popolazione russa è in declino a causa di un simultaneo incremento dei decessi e riduzione della natalità. Gli sforzi del governo hanno solo limitato il fenomeno, la cui tendenza non sta variando. In Cina, l’inesorabile conseguenza della politica di limitazione delle nascite minaccia la crescita futura. Per quanto riguarda l’Iran, la fertilità è passata da 5 figli per donna del 1979 a 1,9 di oggi. La conseguenza di questo declino demografico è molto chiara: la Cina, la Russia e l’Iran sperimenteranno nei prossimi anni una considerevole carenza di immaginazione ed innovazione.
Seconda debolezza, diversamente dal tredicesimo secolo, queste tre civilizzazioni oggi circondano l’isola di civilizzazione Turca, che in passato le aveva fatte alleare. La Cina continua la sua politica di contenimento delle minorità turche dello Xinjiang, la Russia ha difficoltà a controllare il popolo Altaico del Caucaso. L’Iran, dal canto suo, vede la Turchia come un rivale nella regione.
Terzo, queste tre potenze continentali soffrono di un reale deficit navale. L’Iran, che ha raggiunto lo stato di potenza navale mondiale quando controllava le aree marine circostanti, ha optato per divenire una Potenza nucleare, a scapito della superiorità marittima. La Cina, dal canto suo, ha recentemente sperimentato un’inversione di tendenza per la sua superiorità navale. Ci vogliono anni per costruire una politica navale ed al momento il nuovo impero Mongolo controlla solo parti del continente Eurasiatico.
Le elezioni iraniane ed il future del nuovo impero Mongolo.
E’ stato come il caso delle precedenti elezioni: le elezioni presidenziali del prossimo 14 giugno saranno analizzate accuratamente dai commentator occidentali per verificare la competizione fra i conservatori ed I riformisti.
Invece di valutarle con un senso naïf per una possibile “primavera persiana” le lezioni devono essere considerate in un più largo contesto geopolitico. E’ molto improbabile che una vittoria dei riformisti possa minare le fondazioni ideologiche del regime attuale. E’ più importante focalizzarsi sulle reazioni geopolitiche che possono avvenire dopo le elezioni: Fra i candidati, la vittoria di A. H. Rafsanjani: con la sua candidatura invalidata dal consiglio per la Costituzione, potrebbe significare il ritorno alla letargia del nuovo impero Mongolo, con l’Iran e gli Stati Uniti di nuovo riavvicinati. Al contrario, Saeed Jalili simboleggia la continuità della rotta verso l’Oriente della Repubblica Islamica.
La repubblica Islamica, comunque, continuerà la sua “Ostpolitik” per rompere ad ogni costo il suo isolamento diplomatico. L’Iran sta chiaramente giocando il ruolo di alleato con la Russia nel problema della Siria. Le relazioni con la Cina sono più problematiche, dal momento che Pechino trae vantaggio dalla sua egemonia, pagando l’olio iraniano con Yuan non convertibili e riempiendo la repubblica islamica con prodotti di bassa qualità che danneggiano le piccole e medie imprese. Ma molto di più di questa affiliazione politica, è la personalità del presidente che giocherà un ruolo decisivo nel posizionamento del paese nel nuovo impero Mongolo. Perciò sarà necessario, per il nuovo presidente Iraniano, possedere un carisma eccezionale, se l’Iran vuole avere un ruolo decisivo in questa originale alleanza. D’altro canto, per l’Iran, assumere la leadership del nuovo impero Mongolo è solo un ripiego, comparato alla potenziale direzione che intende percorrere il mondo musulmano, un sogno che cozza contro due ostacoli: non essendo l’Iran né arabo né sunnita.
AG.RF. (CP) 13.06.2013