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LE MANI DELLA MAFIA NELLA RICOSTRUZIONE DEL PORTO DI TRAPANI

(riverflash) – Gli affari della mafia sono proprio ovunque. Questa mattina, gli agenti della divisione anticrimine hanno scoperto degli appalti per la ricostruzione del porto di Trapani, fatta in occasione dell’America’s Cup del 2005. L’operazione ha portato al sequestro di beni per una somma oltre a 30 milioni di euro, posseduti da due imprenditori ritenuti molto vicino al sistema mafioso guidato da Messina Denaro. L’accusa dice che i due imprenditori, avrebbero operato usando un reticolo di imprese, con lo scopo di controllare gli appalti pubblici aggiudicati a Trapani. Fin’ora le forze dell’ordine hanno sequestrato 142 beni immobili, 37 mobili registrati, 36 conti correnti, 9 partecipazioni socetarie e 6 società. Il gruppo dei due imprenditori, si sarebbe messo d’accordo con le cosche mafiose, per aggiudicarsi la gara di ristrutturazione del porto di Trapani. Questa ipotesi degli inquirinti è stata confermata anche da alcune intercettazioni ambientali, tra esponenti politici e il boss Francesco Pace. Gli inquirenti hanno inoltre collegato, il processo per concorso esterno in associazione mafiosa del senatore del Popolo della Libertà Antonio D’Alì, con questo traffico illegale di appalti pubblici.  Nella serata sono intervenuti i legati del senatore D’Ali per chiarire “L’assoluta estraneità del senatore in merito all’aggiudicazione degli appalti che hanno dato luogo ai sequestri di questa mattina. All’epoca dei fatti, il senatore D’Alì non era presidente della Provincia, ma la stessa carica era ricoperta dall’onorevole Giulia Adamo. Inoltre, dalle numerose indagini, difensive e degli stessi pm, è emerso che nessun intervento è stato fatto dal senatore D’Alì in ordine all’aggiudicazione di quegli appalti”. 

 

di Daniele Giacinti  (AG.RF  09.03.2013I

 

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