di Sabrina Sciabica (AG. RF. 12.06.2015)
Fontana del drago a Monreale
(riverflash) – A giudicare dalle innumerevoli fontane disseminate nella città, il passato di Palermo doveva essere davvero verdeggiante e rigoglioso. Ben diverso da un presente in cui i problemi di siccità sono all’ordine del giorno e le splendide fontane restano trascurate e aride.
Del resto Palermo, fondata dai Fenici intorno al 734 a.C., è sempre stata profondamente legata all’acqua poiché si sviluppò proprio a partire dal mare come punto strategico e snodo commerciale tra Oriente e Occidente; il suo nome vuol dire “tutto porto”, dal greco pan ormus ed è facile, guardando una cartina, rendersi conto della sua espansione a partire dalla zona più vicina al mare e salendo verso la montagna. Il centro storico è proprio quello più vicino alla costa.
Per un turista che voglia fare un giro alternativo, suggeriamo di andare alla ricerca delle oltre 100 fontane che si incontrano a partire dalla parte più centrale fino ad arrivare ai luoghi che venivano considerati fuori porta. Ad esempio, nella strada per Monreale è presente tutto un arredo architettonico ad opera di Ignazio Marabitti che include edicole votive e fontane barocche a breve distanza tra loro, fino ad arrivare all’enorme Fontana del Drago incastrata nella montagna e compresa di panche circolari, vuoi per il riposo del viandante vuoi per sfruttare il punto panoramico, e alla piazza del paese, con la fontana del Tritone. Si pensi, ancora, al Convento Benedettino di San Martino delle Scale, altro piccolo paese sopra Palermo, e alla sua fontana di fine ‘700 che ospita lo splendido Genio Fluviale Oreto.
Il percorso sarà interessantissimo sia dal punto di vista iconografico sia sociale in quanto attorno a questi piccoli gioielli d’arte si favoriva l’incontro tra i cittadini che, sfruttando le ottime condizioni meteorologiche, hanno sempre preferito incontrarsi all’aria aperta, possibilmente in una bella piazza.
I Quattro Canti
Il periodo Barocco rappresenta indubbiamente il picco nella costruzione di fontane artistiche; il tema dell’acqua era molto caro agli artisti dell’epoca in quanto legato all’idea dello specchio e al mito di Narciso. Non a caso la fontana più famosa del mondo, Fontana di Trevi, è del tardo Barocco (1735). Anche a Palermo abbiamo numerosi esempi di fontane di quel periodo: a Piazza Marina si trova la fontana del Garraffo (il cui nome deriva dall’arabo gharraf, abbondante d’acqua) del 1698; a villa Trabia c’è un’altra fontana di Ignazio Marabitti con tritone e mostri marini che risale alla fine del Settecento.
Ma già dai secoli precedenti a Palermo si edificavano vasche con decori artistici anche per funzioni molto pratiche: la fontana del Garraffello alla Vuccirìa (datata 1591) da sempre zona di mercato, e tante altre, venivano utilizzate per lavare cibarie, carne, pesce, a volte per sciacquare le pelli o, ancora, per abbeverare i cavalli.
Il cuore di Palermo, i famosi “Quattro canti di città” (in quanto si oppongono ai Quattro Canti di campagna, su via Mariano Stabile, dove un tempo finiva la zona abitata), sono anch’essi abbelliti da fontane. In quel punto preciso si incrociano gli assi principali attorno ai quali il nucleo abitato si è espanso: via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele. La piazza di questo incrocio si chiama piazza Vigilena perché doveva essere omaggio al viceré De Villena. Il primo progetto architettonico dell’opera, del 1606, è firmato dal fiorentino Giulio Lasso e, alla sua morte, i lavori vennero ultimati da Mariano Smiriglio. I quattro prospetti architettonici (da cui il nome popolare quattro canti), rappresentano idealmente un ottagono e si sviluppano in altezza su quattro piani; partendo dall’ordine superiore, scorgiamo le quattro sante palermitane Agata, Ninfa, Oliva, Cristina (prima che Santa Rosalia divenisse patrona); sotto a loro sono posizionate le statue dei regnanti; nell’ordine inferiore le allegorie delle quattro stagioni (rappresentate da Eolo, Venere, Cerere e Bacco) e, a livello stradale, quattro fontane che rappresentano i fiumi della città antica (Oreto, Kemonia, Pannaria e Papireto).
Piazza della Vergogna
Questo splendido monumento si trova a due passi dalla più antica piazza della città, piazza Pretoria, così chiamata perché ospita il Palazzo Pretorio, sede del Comune. Ad occupare l’intero slargo è il fontanone maestoso che ha dato il soprannome a tutto lo spazio: Piazza della Vergogna, cosiddetta per la presenza di statue nude dentro alla grande vasca compresa di scalinate e balaustre per raggiungerne la parte più alta, nella quale scorrono le acque. Fu realizzata nel 1554 da Francesco Camilliani a Firenze e nel 1581 venne venduta alla città di Palermo a causa dei debiti del primo proprietario e trasferita dove si trova oggi. Si dice, inoltre, che nella nudità e nel Bacco centrale vi sia un’allegoria della corruzione della Municipalità, un richiamo ai personaggi corrotti di quel tempo.
(segue seconda parte)
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claudia lo bianco dice:
Pubblicato il 13-06-2015 alle 11:23
Articolo molto bello,complimenti alla scrittrice sabrina sciabica…