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Le fantastiche foto di STEVE McCURRY in mostra a Venaria Reale fino al 25 settembre

mercury fotoAG.RF 02.04.2016 (ore 19:04)

(riverflash) – Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea ed è un punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”. In ogni scatto di Steve McCurry è racchiuso un complesso universo di esperienze e di emozioni e molte delle sue immagini, a partire dal ritratto di Sharbat Gula, sono diventate delle vere e proprie icone, conosciute in tutto il mondo.

Allestita nell’imponente Citroniera delle Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria, grandioso complesso monumentale alle porte di Torino, Patrimonio dell’Umanità e capolavoro ai vertici dell’architettura barocca e del paesaggio europei, la nuova rassegna è la più ampia e completa tra le mostre che Civita e SudEst57 hanno dedicato fin dal 2009 al grande fotografo americano, registrando nelle varie città oltre 700.000 visitatori. Inaugurata ieri, 1 aprile, resterà aperta fino al 25 settembre.

La mostra comprende le fotografie più famose, scattate nel corso della sua carriera più che trentennale, ma anche alcuni dei suoi lavori più recenti e altre foto non ancora pubblicate nei suoi numerosi libri. Il percorso di visita si apre con una sezione inedita di foto in bianco e nero scattate da Steve McCurry tra il 1979 e il 1980 nel suo primo reportage in Afghanistan,  dove era entrato insieme ai mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica e si conclude con alcune foto recenti, ovviamente a colori, scattate proprio in Afghanistan, incorniciando così il racconto di una lunga avventura dedicata alla fotografia.

In quel paese è tornato numerose volte, nell’arco degli ultimi 35 anni e da quel paese viene la ragazza che ha fotografato nel campo profughi pakistano di Peshawar, diventata ormai una icona assoluta della fotografia mondiale, ma anche un simbolo della speranza di pace che sembra impossibile in un mondo agitato da guerre ed esodi di massa. Il suo ritratto più famoso sarà esposto insieme ad altri due scatti, uno dei quali realizzato da McCurry a distanza di oltre 17 anni, dopo averla finalmente ritrovata alla fine di una lunga ricerca.

Il progetto espositivo, curato da Biba Giacchetti e “messo in scena” nella Citroniera di Venaria Reale da Peter Bottazzi, propone un lungo viaggio nel mondo di McCurry, dall’Afghanistan all’India, dal Sudest asiatico all’Africa, da Cuba agli Stati Uniti, dal Brasile all’Italia, attraverso il suo vasto e affascinante repertorio di immagini.

Le foto di McCurry propongono una straordinaria galleria di ritratti e di altre foto in cui la presenza umana è sempre protagonista, anche se solo evocata. Nel suggestivo allestimento di Peter Bottazzi questa umanità ci viene incontro con i suoi sguardi e ci coinvolge con la sua dimensione collettiva, in una sorta di girotondo dove si mescolano età, culture, etnie, che McCurry ha saputo cogliere con straordinaria intensità.

Intensità dei luoghi e centralità delle persone contraddistinguono anche i 40 suggestivi scatti, esposti in mostra e realizzati da McCurry in Africa, America Latina e Asia nell’ambito di ¡TIERRA!, il principale progetto di sostenibilità realizzato da Lavazza e da lui sposato con grande passione, condividendone i valori e documentando con il proprio stile inconfondibile i volti e le realtà delle comunità coinvolte. Le immagini di McCurry coprono un arco temporale di oltre dieci anni, e riflettono il suo sguardo sul lavoro e sulla vita quotidiana dei produttori di caffè, intorno a cui ruota tutto il progetto firmato Lavazza.

L’obiettivo di Steve McCurry ha saputo raccogliere anche immagini di grande poesia, nei luoghi del mondo dove la vita è più difficile, ma anche nelle città italiane da Venezia a Cinecittà. Tra queste ci sono alcuni scatti recenti, legati ad una sorprendente ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio, dove l’assenza è talvolta alla base del racconto e dove emerge con forza la sua antica passione “cinematografica”.

Ma non mancano in mostra gli scatti più terribili, che documentano la guerra, la violenza e le atrocità di cui, purtroppo, l’umanità sa rendersi protagonista e che McCurry ha documentato con il suo obiettivo di reporter, dalle Torri gemelle fotografate dal suo studio a New York alla guerra del Golfo, dalla guerra in Afganistan al Giappone dopo lo tsunami, dai bambini soldato reclutati in particolare nel Medio Oriente al dolore degli ospedali.

La rassegna comprende una selezione di oltre 250 foto di grandi formati, selezionate da Biba Giacchetti insieme a Steve McCurry  ed è completata da una audioguida a disposizione di tutti i visitatori e inclusa nel biglietto di ingresso, nella quale il grande fotografo racconta in prima persona le sue foto con aneddoti e appassionanti testimonianze. Sarà inoltre disponibile un video dedicato ai suoi viaggi, costruito intorno alle “massime” in cui ha condensato la sua straordinaria esperienza e la sua concezione della fotografia.

Oltre a presentare una ampia e aggiornata selezione della produzione fotografica di Steve McCurry, la rassegna allestita a Venaria Reale intende infatti raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione. Per seguire il filo rosso delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica ma anche la sua voglia di condividere la prossimità con la sofferenza e talvolta con la guerra, con la gioia e con la sorpresa. Per capire il suo modo di conquistare la fiducia delle persone che fotografa: «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te».

 

McCurry_webNato a Philadelphia  nel 1950, Steve McCurry comincia presto a collaborare come fotografo con un giornale locale. Dopo tre anni decide di recarsi in India e comporre il suo primo vero portfolio con immagini del viaggio. Dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante sull’Afghanistan, collabora con alcune delle riviste più prestigiose: Time, Life, Newsweek, Geo e il National Geographic. Inviato su mille fronti di guerra, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait all’ex Jugoslavia, Steve McCurry si è sempre spinto in prima linea rischiando la vita pur di testimoniare gli effetti e le conseguenze  dei conflitti in tutto il mondo. Membro dell’agenzia Magnum dal 1985, è stato più volte premiato con il World Press Photo Award, che si può considerare come una sorta di premio Nobel della fotografia. In questi anni Steve McCurry conosce una stagione particolarmente produttiva, con incarichi prestigiosi e soprattutto con lavori molto impegnativi, realizzati viaggiando nei luoghi del mondo che predilige. Il viaggio è diventato infatti una sua dimensione di vita: «Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile».

 

Oltre ad una ormai vasta pubblicistica su McCurry, sarà disponibile nel  bookshop della mostra un volume curato da Biba Giacchetti (McCurry/Icons),  che presenta una selezione di 50 delle sue foto belle o più famose o per le quali McCurry nutre un particolare sentimento. In una lunga conversazione tra i due, per la prima volta Steve McCurry racconta le sue icone, svelandone spesso i retroscena.

 

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