di Sabrina Sciabica (AG. RF. 05.12.2015)
(riverflash) – È appena iniziata al Museo dell’Ara Pacis la mostra che ci farà immergere nella calda atmosfera parigina dei caffè concerto, in cui vivaci ballerine mostrano ad un pubblico elegante la loro coinvolgente vitalità.
Sono 170 le opere esposte, tutte provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, dove sul finire dell’Ottocento, i responsabili della collezione del museo le acquistarono, da mercanti d’arte francesi di fama internazionale che trattavano le litografie di Henri de Toulouse-Lautrec. Le opere che vediamo, in esposizione fino all’8 maggio, ripercorrono, infatti, il decennio che va dal 1891 al 1900, della vita dell’artista francese.
Veniamo, così, catapultati in teatri di cui pare di udire l’allegra musica, in mezzo a donne sciantose e uomini dai cilindri neri; siamo invitati nei cabaret dove disinibite ballerine volteggiano – le loro figure sono tratteggiate con linee così morbide e leggere che sembrano volare. Si avverte, in tale leggerezza, l’influenza di Baudelaire, teorico dell’arte moderna in Francia, di cui Lautrec condivide la voglia di smantellare ciò che è pesante, ripetitivo, conformista. E proprio con la sua vita da bohémien nei quartieri popolari parigini, il pittore francese testimonia l’anticonformismo, rinunciando agli agi della nobile famiglia da cui proveniva e rifugiandosi anch’egli in paradisi artificiali, come l’assenzio, stimoli alla creazione artistica. Come per molti altri artisti “maledetti”, ciò gli costerà la vita poiché Toulouse-Lautrec si spegnerà a soli 37 anni per le conseguenze dell’alcolismo e della sifilide.
La grande umanità delle classi più umili – popolata da ballerine, prostitute, bevitori e altri avventori di questo povero mondo – è il soggetto dei suoi dipinti, spesso ambientati nei locali di Montmartre, dove lui stesso trascorreva la maggior parte del tempo.
Ed ancora di più, in queste sale, la Donna è la vera protagonista. Dama, cantante, attrice, ballerina, prostituta, modista. Sono ritratte in diversi momenti della giornata, mentre dormono, si vestono, si mostrano, si amano…poiché è all’universo femminile che l’artista si consacra, cercando in esso una fuga dalla malattia, una fonte di gioia, una profonda voglia di vivere (la sua vita fu indelebilmente segnata dalle tragiche condizioni di salute che, a causa di due cadute da cavallo e di una malattia genetica, gli impedirono una normale crescita rendendolo un nano). L’amore fisico è raffigurato come un gioco e le donne dei bordelli, più che volgari, sono spontanee e passionali.
Dai sorrisi apparentemente spensierati di queste figure si passa ai ghigni di clown e clownesse, fino allo sguardo malinconico della Passeggera della cabina 54 adagiata su una sdraio con espressione languida rivolta verso il mare; un libro quasi le scivola via, così come lei stessa ha -probabilmente – deciso di lasciarsi andare alla vita, che inesorabilmente scorre.
Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) fu un disegnatore di infinita destrezza, un artista capace di andare ben al di là delle apparenze e a cui interessa, più che la verosimiglianza, la rappresentazione dell’interiorità. Fu, inoltre, un precursore dello stile Liberty, per lo charme di queste dame, l’eleganza degli abiti, la delicatezza dei tratti e delle linee curve.
Oltre alle danze festose, solo nell’ultima parte della mostra vediamo ritratti e illustrazioni dell’autore intrise di altri temi, pur rimanendo sempre concentrato, l’artista, sull’essere umano. A tal proposito scriveva: “Solo la figura umana esiste; il paesaggio è esclusivamente complementare e non può essere altro – un mero paesaggista è un selvaggio”.
Seppur monotematica, siamo ammaliati dai colori di questo mondo vivace che rimane a testimonianza di un uomo libero, estroso ed estroverso, con una eccezionale passione per la vita.
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