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LAVORO: GERMANIA BATTE ITALIA

AG.RF.(Claudio Peretti.).03.12.2013

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“riverflash” – sono tornato da un viaggio di lavoro di una settimana in Germania ed ho capito perché là le cose funzionano e qui no.

Cominciamo dai servizi: io ero a Colonia, ho visto bambini di meno di 7 – 8 anni andare a scuola da da soli sui tram, sulle metropolitane, ho visto treni interi di pendolari funzionare con regolarità e sempre in orario, ho visto una perfetta integrazione fra aeroporti, ferrovie, tram e metropolitane.

Tutto questo portava ad un traffico automobilistico scorrevolissimo anche alle 8 di mattina, senza intoppi e con un inquinamento quasi nullo

Ma soprattutto ho visto e sperimentato ottime relazioni fra operai, impiegati, dirigenti e datori di lavoro. Là l’impresario non è visto come il “sior padron dalle belle braghe bianche” cui si debbono scucire le “palanche”, là è visto come un amico che è anche ben disposto a distribuire gli utili quando ci sono. Il sindacato in Germania non va contro l’imprenditore per partito preso, sta dalla parte degli operai ma anche dalla parte del datore di lavoro, ben rendendosi conto che, se l’impresario se ne va o se gli affari vanno male, quelli che ci rimettono per primi sono gli operai.

Ma da dove viene questa nostra consuetudine dei sindacati che hanno schierato per anni gli operai contro i datori di lavoro? Sarebbe come se in un esercito i soldati si mettessero contro i generali: le battaglie e la guerra sarebbero certamente perse. Ecco perché da noi il lavoro sta andando a rotoli e la disoccupazione aumenta: vista l’atmosfera di odio creato dai sindacati contro i “padroni”, non potrebbe accadere nulla di diverso da quello che sta accadendo ora, o le ditte chiudono e falliscono, o gli imprenditori si delocalizzano in paesi con minore pressione fiscale e minore belligeranza da parte del sindacato. Ma da dove viene questa mentalità sindacalista che ha messo gli operai contro i padroni? Probabilmente deriva dalla società ottocentesca del latifondo, in cui certamente i padroni sfruttavano la mano d’opera agricola senza alcuno scrupolo (il Verga ne da un chiaro esempio con la storia di Mastro Don Gesualdo), la canzone cui accennavo prima del “sior padron dalle belle braghe bianche” è certamente nata in quel periodo storico e denuncia una situazione di sfruttamento.

Ma oggi le cose sono cambiate, la nostra società non è più quella del latifondo, per cui la contrapposizione di classe fra padroni ed operai non ha più ragione di esistere. La Germania l’ha capito da tempo ed ha attuato un cambio culturale e generazionale che da noi stenta ancora ad arrivare, da noi questa cultura non arriva, gli operai pensano ancora che debba intervenire lo stato a difendere i loro diritti, ma con cosa lo stato continuerà a difenderli se non ci saranno più imprese che lavorano, che producono ricchezza e che quindi pagheranno le tasse con cui poi lo stato paga la cassa integrazione guadagni? Il ragionamento è molto semplice: o cambiamo rapidamente il nostro modo di pensare il rapporto operaio – impresario, o ci saranno sempre meno operai, sempre meno impresari e sempre più disoccupati, nullafacenti.

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