L’antipolitica

Durante l’ultimo anno hanno cercato di spaventarci con questo nuovo termine: antipolitica,  come per ventilare ritorni a governi totalitari ed antidemocratici del secolo corso.

Si sono dimenticati un aggettivo: sporca: Noi cittadini ci siamo stufati di politica sporca, bugiarda, disonesta, ecco di cosa si doveva parlare. Invece eccoli tutti lì, tutti d’accordo, quelli dell’attuale classe dirigente, a parlare di antipolitica e basta. Anche il capo dello stato, anche lui a parlare del rispetto delle istituzioni, quasi come se parlare di antipolitica sia come rivolgersi all’anarchia. Avete notato? I vecchi partiti, quelli di cui è ancora composta la camera, continuano a darsi contro l’un l’altro, come a perpetrare i loro usuali comportamenti e non si rendono conto che il vento è cambiato, che siamo tutti stufi e non ne possiamo più. Che significa questo comportamento? Molto semplice, li accomuna la paura di essere spazzati via, la paura di sciogliersi come neve al sole! E ne hanno ben d’onde, mi chiedo chi sia ancora disposto a votarli, dopo lo sfacelo che hanno fatto in questi ultimi 20 o 30 anni.

La parola POLITICA deriva dal greco: polis è la città e la politica è il governo della città (ai tempi di Atene e Sparta erano città-stato), perché non  applicare il buon senso del padre (meglio madre) di famiglia, le furbizie non servono più e, se saper fare il politico vuol dire saper  fare il furbetto, bene, allora possiamo anche parlare di antipolitica.

Basta vedere come hanno governato questi partiti con il loro rappresentanti  così furbi (tutti quanti, destra, sinistra e centro) per capire che la loro POLITICA non è andata bene, hanno governato male. Ecco perché devono andare a casa, non tanto per un concetto di rottamazione, ma per il semplice fatto che hanno fallito.

di Claudio Peretti per gentile concessione