di Francesco Angellotti (AG.RF 17.03.2016) ore 22:34
(riverflash) – Ho sempre criticato l’Istituzione scolastica, perché sembra a me una classificazione sociale, che inquadra le diverse categorie di allievi che devono inserirsi nel nucleo dal quale sono provenienti. Nel senso che il programma d’apprendimento, eguale per tutti, non è egualmente preteso e la differenza in Classi già comincia a definirsi.
Pareri personali, ma a scuola ci sono stato anch’ io, ed il comportamento dei professori lo trovo schematizzato in maniera deleteria; anche incoscienti di quel che inducono, ma trovo sia netta la differenza dello studente “per bene”, che va a scuola in un certo modo e le gravi marachelle sono di un certo tipo, dallo studente d’estrazione umile, che le marachelle non le sa fare ed è un emarginato, per cui approda ad espressioni eccessive. E non entriamo nei particolari.
Questo parere, ripeto puramente personale, non è condiviso da Caterina Venturini, che trova l’istituzione conforme all’educazione collettiva. Certo, anch’io condivido che chi studia, apprende e si prepara alla Vita; chi non studia, si preparerà nell’abilità d’usare espedienti, ma non impara e nella Vita entrerà con una Maturità da impreparato: OK.
Per non cambiare opinione, contraddetto da una professoressa che conosce la materia perché la esegue, tiro la giustificazione che Caterina è nata ad Amelia nel 1975 e, avendo fatto le scuole lontano dai centri megaurbani (non parlo di Tokyo, basta Roma, Napoli, Bologna, Firenze, Milano… ), non ha ricevuto l’impatto imposto dal Classismo Sociale. Per quanto, ove adesso insegni, non lo sappiamo, ma sospettiamo che sia a Roma (città grande e bella, ma dalla contraddizione imperante: lo dico io che son romano). Ma quando si cercano giustificazioni, le acrobazie mentali si impostano sempre secondo la propria linea di principio; pur di essere sicuri di aver ragione.
Con tutto ciò, Caterina ha svolto per 10 anni il ruolo d’insegnante nelle scuole pubbliche, e intanto collaborava con Riviste Letterarie, alle quali inviava articoli; ha anche partecipato alla sceneggiatura, con altri 3 sceneggiatori, del film “Anni Felici”, nel 2013, regia di Daniele Luchetti. Ma nel 2009 aveva già pubblicato, edito Fazi, “Le tue stelle sono nane”-
Tutto ciò, non per fare la pompa ad un’autrice che cerca pubblicità, ma per far constatare che Caterina è una professoressa preparata, anche se ha dichiarato che non può scendere a livello degli studenti, ma deve mantenere il Ruolo d’Insegnante; questa è un’affermazione ambigua che bisognerebbe delucidare.
L’importanza della personalità di Caterina, dalle parole che ho sopra espresso, senz’altro non l’avrete potuta interpretare. Perché, dopo, appunto, 10 anni nella scuola, è stata messa di fronte a un bivio: o andare ad insegnare in scuole periferiche, o essere l’insegnante “di sostegno” (giusto dire così?) presso un ospedale a bambini in gravi condizioni, se non irrecuperabili. Bellissima la scelta, in cui Caterina ha mostrato la sua sincerità, che la fa Donna: ha scelto l’Ospedale, perché si trovava a Roma Centro, quindi di facile raggiungimento, piuttosto che andare a finire allo Sprofondo. In fondo, poteva essere un’esperienza interessante.
Ma che interessante, sono quelle cose che ti fanno capire il senso della Vita; ti mette a contatto con chi la rifiuta, e chi invece la ricerca spasmodicamente. Tante esperienze di malati diversi, eppure ognuno ricco di una personalità straripante; che bisogna conoscere, per imparare quali sono i Valori della nostra piatta Quotidianità. Non è il discorso dell’ora di lezione, l’interrogazione, la spiegazione, i compiti e squilla la campanella. E’ un rapporto tutto diverso, l’intesa che avviene attraverso i gesti o le immagini volute e sognate; una forma d’intesa estremamente personale ma al di fuori di qualsiasi contesto “normale” (detto in senso dispregiativo); i traguardi raggiunti hanno un Valore che arriva alla Realizzazione Esistenziale; tutt’ un altro metro di Contenuti, che esce dal piattume convenzionale, ma dà importanza ad un’Essenza fatta anche da piccole cose, ma che assumono una dimensione definita della Realtà dell’Essere.
In tutto ciò, nonostante una dimensione ancestrale nel rapporto tra maestro e allievo, quel che manca è la Classe. E’ una cosa importante quando gli Alunni si trovano uniti, avendo tra loro rapporti, chiudendosi in gruppi, iniziando i rapporti sociali ed interpersonali, il discorso di Comunità, nella quale viviamo e nella quale dobbiamo esprimerci. Ed è qui che entra il discorso in cui oso allontanarmi dall’ottica di Caterina, perché bisognerebbe esprimersi in situazioni in cui può uscir fuori qualsiasi forza personale, e non trovarsi incasellato in una graduatoria, che son convinto venga impostata nella Scuola.
Ma non è questo che sminuisce il discorso fondamentale ed importante sul Valore Umano, che la maestra Ida Ragone svolge nel Romanzo scritto da Caterina “L’Anno Breve”.
E ci mostra che la Realtà è qualcosa che oltrepassa l’Abitudine.
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