28 Mar 2013
L’ANKH, DETTO CHIAVE DELLA VITA, È UNO DEI SIMBOLI PIU’ IMPORTANTI DELL’ANTICO EGITTO
(riverflash) – Simboleggia la vita l’Ankh o Ank, e infonde forza vitale a chi lo indossa e lo protegga contro le negatività. Questo geroglifico è uno dei simboli più importanti e frequenti nell’antico Egitto, è chiamato la croce della vita, chiave della vita o croce ansata. È ritratto come un dono che le divinità consegnavano al re: la vita e dell’alito della vita, è uno degli amuleti più potenti dell’antico Egitto. Era detto anche chiave della vita in quanto si pensava che fosse necessaria al defunto per aprire le porte della morte e permettergli di accedere alla nuova vita. Per alcuni è un simbolo ricavato della stilizzazione di un legaccio di un sandalo, la cui pronuncia in egizio è molto simile. Come lo scarabeo, anch’esso veniva posto tra le bende delle mummie stando a significare la reincarnazione. Molti sono i significati che gli sono stati attribuiti dagli studiosi. Alcuni affermano che rappresenti il grembo materno della dea Iside, altri che si tratta del laccio delle antiche calzature egiziane che circondava le caviglie, mentre la parte verticale la suola, altri a una rappresentazione stilizzata degli organi genitali in atto di unione, l’ansa il femminile e la parte verticale maschile o addirittura l’unione tra cielo e terra. In realtà l’Ank è un’evoluzione e una stilizzazione estrema dei simboli preistorici paleolitici della Dea Madre. Dalle Veneri Steatopigie legate alla fecondità, il culto ancestrale dei nostri antenati percepì la presenza di una Dea Uccello maggiormente legata alle energie naturali. La Dea Uccello preistorica non è solo divinità di vita, ma anche di guarigione, magia, morte: la donna non è solo madre, ma anche una persona dotata di sensibilità e determinazione, coraggio e capacità di trasformazione, di morte persino. Qui nacque l’idea della donna divina, quella che sarebbe poi millenni dopo stata identificata come strega: e la Dea Madre fu concepita non solo come mamma ma come un tramite con l’Universo, in grado di veicolare energie cosmiche in chi praticava i riti in suo onore. Esempio per eccellenza di questa evoluzione è la Dea Iside, raffigurata non a caso alata. L’Ank influenzò anche la mitologia greco-romana, rappresenta infatti il simbolo di Venere e anche del sesso femminile.
Successivamente fu identificato come croce greca a forma di tau. Athanasio Kircher nel sec. XVII considerava l’Ankh un Tau mistico segno della vita, della forza che tutto permea e che ha origine nella divinità. Con l’avvento del Cristianesimo, questo simbolo fu assimilato dalla religione copta e più tardi a quella cattolica vista la somiglianza con la croce, ma ovviamente non hanno lo stesso significato dal momento che l’Ank simboleggia la vita, mentre sappiamo che la croce simboleggia uno strumento di tortura degli antichi romani e quindi sono due cose totalmente separate. Molto probabilmente però, questo oggetto è lo stesso che è posto in mano alle madonne nere che di fatti sono la versione occidentale della dea Iside. È raffigurato da una sorta di palla con una croce sovrastante simile all’Ank ma capovolto, che allo stesso tempo assume anche il significato di buona o bella perché si trasforma nel geroglifico Nefer, rappresentato da un cuore con sopra la trachea che significa proprio buono o bello. Anche questa immagine alla fine è stata assorbita dal cristianesimo trasformandola in Madonna con in mano il cuore immacolato.
Modernamente è divenuto il simbolo adottato dai vampiri per il suo iniziale significato quello della vita eterna.
Molte streghe portarono l’ankh come protezione, usandolo anche nei rituali, esotericamente è il fior di loto che attraversa le “acque” sbocciando alla luce del sole.
a cura di Francesca Cesana (AG.RF. 28.03.2013)