Da allora, tranne qualche digressione in altre tematiche (“Misery non deve morire”, “Codice d’onore” che paradossalmente sono fra i suoi film più riusciti), ha cucinato in varie salse i sentimenti (o il sentimentalismo) con alterni risultati (“Non è mai troppo tardi”, “Vizi di famiglia”, “Storia di noi due”).

“Mai così vicini” è l’ennesimo capitolo del suo manuale sentimentale.

Stavolta il tema è l’amore nella terza età. Protagonisti due vedovi che reagiscono diversamente al lutto: un cinico immobiliarista che si chiude nella sua acrimonia col mondo, una cantante così piena di insicurezze da non riuscire a terminare un brano senza scoppiare in lacrime. A rimescolare le carte una bambina dagli occhi verdi, regalo di un figlio sbandato, che ricreerà un’atmosfera familiare, riaccendendo nei due il desiderio di rimettersi in gioco.

Anche questa volta Reiner si avvale di attori capaci di reggere la scena da soli (Douglas e Keaton si guadagnano il cachet) e sostenere una vicenda più che prevedibile.

Ma non c’è di più e si procede così, sapendo già dove si andrà a finire, divertendosi con alcune battute azzeccate del bisbetico Douglas, bagnandosi appena le ciglia con qualche accenno di lacrima. Tutto qua.

Voto: 6-