16 Set 2014
LA TELEFONATA FANTASMA DI TAVECCHIO (FIGC) PER FARE GIOCARE MINALA
di Marco Mikhail (Giovaninrete)
AG.RF 16.09.2014 (ore 08:10)
(riverflash) – Le dichiarazioni di Tavecchio a Quelli che il Calcio, riguardo alla sua telefonata che avrebbe permesso a Minala (a suo avviso neanche in possesso della carta d’identità) di giocare nella società dilettantistica un sabato pomeriggio e grazie alla quale poi il camerunense è passato ad una società professionistica (la Lazio) e infine in prestito al Bari, ci ha lasciati piuttosto perplessi. Possibile che un giocatore senza documentazione possa giocare a livello dilettantistico? Possibile che Tavecchio in persona abbia parlato con i dirigenti di questa società e abbia avallato la presenza in campo del camerunense? Per rispondere a queste domande e vedere se il presidente della FIGC non abbia commesso un’altra grave gaffe, abbiamo intervistato Maurizio Perconti, presidente della società dilettantistica in questione, e Minala, il protagonista di questa storia.
Partiamo da una premessa: Minala arriva a Roma a 15 anni e mezzo poichè gli viene ventilato l’interesse del Milan da un intermediario che poi alla stazione Termini scompare. Dopo esser stato in commissariato, la polizia lo porta in una casa famiglia, dove Minala si trova bene e ascolta i consigli dei suoi responsabili. “Nella casa famiglia si giocava a calcio, la società si chiama ‘città dei ragazzi’ ed è una comunità, non una società giovanile dilattantistica. Qui ho conosciuto tanta gente e il calcio italiano mi ha voluto bene. Ho ricevuto molte proposte per i provini, ma ho detto no. Poi andai a Napoli per un anno e tornai a Roma alla Vigor Perconti, dove vinsi il campionato delle regioni. Al termine della stagione decisi di rimanere a Roma, ma di lasciare la Vigor, che è stata l’unica società dilettantistica dove ho giocato in Italia. Feci molti provini e spettava a me scegliere. Firmai con la Roma un precontratto, ma il mio sogno era giocare con la Lazio. Ricevetti la proposta della Lazio e andai li”.
Tavecchio a Quelli che il calcio aveva dichiarato: “Minala era in un istituto di accoglienza, doveva giocare per una società dilettantistica un sabato pomeriggio e non aveva il permesso, Io gli ho concesso il permesso telefonicamente. Lui ha giocato ed è stato visto da osservatori di una società di calcio importante ed ora è a Bari. Non aveva neanche la carta d’identità ufficiale”. Ribadendo le parole di Minala: “l’unica società dilettantistica dove ho giocato in Italia è stata la Vigor Perconti”, si presume che Tavecchio abbia telefonato o ricevuto una telefonata proprio dalla società calcistica della capitale, fresca campione d’Italia nei giovanissimi nazionali. In tal senso abbiamo intervistato Maurizio Perconti, presidente della Vigor, per avere conferme a riguardo. Queste le sono state le sue parole in merito alla vicenda: “Io non ho mai sentito Tavecchio e non ho neanche il suo numero. Non lo conosco personalmente e non l’ho mai conosciuto. Minala era tesserato: aveva passaporto e carta d’identità, ho depositato tutti i documenti ed è stato regolarmente tesserato. Il calciatore giocava con me, e non è che ha disputato una sola partita, ma ha giocato un campionato intero e anche il campionato delle regioni vincendo lo scudetto con la rappresentativa laziale, segnando anche 3 gol”.
Il discorso di Tavecchio “Io gli ho concesso il permesso telefonicamente, dopodichè lui ha giocato ed è stato visto da osservatori di una società di calcio importante ed ora è a Bari”, appare piuttosto incongrua rispetto sia a come siano andati i fatti e sia alle dichiarazioni sia di Minala che di Maurizio Perconti. Minala ha disputato una stagione con la società dilettantistica e non una gara come sembra trasparire dal discorso di Tavecchio; poi, la presunta telefonata è stata negata da Maurizio Perconti.
Non è che il presidente della FIGC, per difendersi dalle accuse di razzismo, abbia commesso un’altra gaffe inventandosi questa storia?
Fonte: Giovaninrete