AG.RF.(MP).18.01.2016
“riverflash” – E’ stata una visita “storica”, quella di papa Francesco alla Sinagoga di Roma, il terzo Pontefice che si è recato lì, dopo Benedetto XVI E Giovanni Paolo II. Accolto dalla comunità ebraica, il pontefice ha deposto alcuni fiori sulla lapide che ricorda la deportazione degli ebrei romani nel 1943 e ha percorso poi Via Catalana, fino all’effige in ricordo di Stefano Gai Taché, il bambino ucciso nell’attentato terroristico del 1982, per deporre anche qui, una corona di fiori. Poi ha raggiunto a piedi il Tempio Maggiore, dove ha incontrato il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, con il quale è entrato nella Sinagoga. Tutto ciò è avvenuto in un clima molto sereno e amichevole: “ Voi siete fratelli e sorelle maggiori nella fede – ha dichiarato papa Francesco – tutti quanti apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo”. Egli ha parlato dei conflitti e delle guerre che stanno sconvolgendo l’umanità e “ ci chiamano a rafforzare l’impegno per la pace e la giustizia. La violenza dell’uomo sull’uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche”, ha aggiunto tra gli applausi dei presenti”. E ancora: “”Né la violenza né la morte avranno mai l’ultima parola davanti a Dio, che è il Dio dell’amore e della vita: dobbiamo pregarlo con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace, della riconciliazione, del perdono, della vita”. Infine, dopo aver ricordato gli oltre mille tra uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma, deportati ad Auschwitz, egli ha anche affermato che “occorre operare insieme contro pregiudizi anti-ebrei”, giudizio rafforzato anche del presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, che ha aggiunto: “Ritengo necessario realizzare una strategia comune che consenta un’ampia diffusione presso tutta la popolazione, della conoscenza del grande lavoro svolto e del consolidamento dei sentimenti di rispetto reciproco di amicizia e di fratellanza che fino ad oggi sono rimasti circoscritti ai vertici religiosi e culturali: ancora, con troppa frequenza, circolano pregiudizi e discorsi improntati ad un disprezzo che ci offende e ci ferisce”.
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