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LA STORIA DELLE CONCESSIONI TELEVISIVE IN ITALIA

silvio, betto e euro7AG.RF 15.08.2014 (ore 18:30)

(riverflash) – Berlusconi nel 1985 aveva solo una rete di televisioni locali che
trasmettevano non contemporaneamente gli stessi programmi. Era una furbata
che permetteva di violare la legge, visto che allora era vietato a soggetti
privati di possedere televisioni nazionali. Poteva stargli bene, ma un uomo ambizioso come lui e amico del leader socialista Craxi, alza la mira. Arriva un decreto legge, così Berlusconi ha finalmente tre televisioni nazionali vere. Ma molti storcono il naso perché, essendo possibili solo 11 reti nazionali, è un po’

anomalo che un solo imprenditore se ne prenda tre.
Nel 1994 la Corte Costituzionale con la sentenza 420, stabiliva in difesa
del pluralismo, che un unico soggetto privato non potesse detenere tre reti
nazionali, concedendo un periodo di transizione e rimettendo il problema al
legislatore per una soluzione definitive entro e non oltre l’agosto 1996.
Arriva il 1996, scade nell’indifferenza generale la decisione della Corte
Costituzionale e Berlusconi continua ad avere tre Tv.
Nel 1996 D’Alema, diventato capo del governo, decide di risolvere la

questione e indice una gara per l’assegnazione delle concessioni delle reti
nazionali.  Berlusconi si aspetta che finalmente possa detenere

legittimamente, con un regolare mandato dello Stato, le sue tre reti e
relative frequenze. Nel luglio 1999 si svolge questa gara d’appalto, per
partecipare si richiedono requisiti spaventosi e sembra chiaro che nessuno
riuscirà a scombinare i giochi. Una di quelle gare con il vincitore già scritto.
Invece, colpo di scena. Arriva un tipo con uno scatolone enorme pieno di
documenti e dice : “Buon giorno sono Francesco Di Stefano di Europa 7,
vorrei due reti nazionali, grazie.”
Iniziano a mettergli i bastoni tra le ruote : “Le manca il certificato 3457 !  ” “No è qui !” “Il modulo 13 bis compilato in 8 lingue ?” “Ne ho due, bastano ?”
Poi trovano la furbata : “Il bando di gara richiede di avere 12 miliardi

di capitale versato per rete, lei ne ha solo 12, può chiedere una sola Tv.”
“Balle !” Risponde il signor Di Stefano, “dodici miliardi sono per
concorrere non per ognuna delle due frequenze”. Ricorre al Tar e poi al
Consiglio di Stato e vince.
 Insomma alla fine gli devono dare una concessione per una rete nazionale e
presto anche una seconda perché ne ha diritto e a Berlusconi ne tolgono una,
non che la debba chiudere, deve traslocarla sul satellite che ormai è
ricevuto da 18 milioni di italiani. Girano le vignette con Fede vestito da astronauta, annunciando il suo lancio nello spazio.
A Di Stefano. però, non vogliono dare proprio niente.
Nel novembre 2002, la sentenza numero 466-2002 della Corte Costituzionale, ha stabilito che: “Retequattro, dal 1 Gennaio 2004 dovrà emigrare sul satellite, le frequenze resesi disponibili dovranno essere assegnate a Di Stefano”.
Le sentenze non cambiano le cose nel panorama televisivo italiano. Nonostante siano trascorsi ben nove anni dalla decisione della Corte Costituzionale, Mediaset continua a detenere e utilizzare appieno tre reti nazionali su un totale di sette concessioni assegnate sulle undici assegnabili (comprese quelle Rai). Il fatto che un soggetto, a cui è stata data una concessione (in concessione si da un bene pubblico, in questo caso le frequenze), non riceva poi materialmente il bene è un avvenimento che non ha precedenti al mondo

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