Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

LA SICILIA, GLI INGLESI E IL VINO: IL MARSALA

floriodi Sabrina Sciabica (AG. RF. 12.05.2015)

(riverflash) – Nel 1773 il commerciante inglese John Woodhouse approdò a Marsala ed assaggiò il vino locale. Era invecchiato in botti di rovere e lo trovò molto simile ai vini spagnoli e portoghesi che già conosceva, per cui gli piacque particolarmente. Si trattava, tra l’altro, dello stesso metodo d’invecchiamento “in perpetuum” utilizzato in tutto il Mediterraneo: rabboccare le botti che contenevano una parte del vino consumato durante l’anno con il vino di nuova produzione, in maniera da conservarne le caratteristiche.

Woodhouse decise quindi di portare con sé una cinquantina di barili marsalesi. Leggenda vuole che durante il viaggio per mare, il vino si mischiò accidentalmente con dell’alcol di altre botti tenute in stiva e il risultato fu sorprendentemente caldo e intenso. O forse, più razionalmente,  fu solo per mantenerlo a lungo durante la traversata, che qualcuno aggiunse al vino dell’acquavite per preservarne tutte le caratteristiche.

Certo è che il successo, dovuto anche al basso costo del prodotto, fu così rapido che l’inglese decise di tornare in Sicilia e aprire le cantine Woodhouse. La produzione utilizzava il metodo Soleras, lo stesso già in uso per il Porto e per lo Sherry. Si trattava di sovrapporre le botti di rovere in diverse file e cominciare a riempire quelle più in alto; ogni anno una parte del vino veniva spostato dalle botti superiori a quelle inferiori (in parte svuotate); il nuovo vino si aggiungeva alle botti più alto e, negli anni e nei vari travasi, la fila più in basso era pronta per il consumo e conteneva sempre uve di diverse annate, quindi un prodotto particolarmente saporito.

Per fare concorrenza alla produzione inglese, nel 1833 Vincenzo Florio – imprenditore di origini calabresi  –  decise di dar vita a una delle case vinicole più famose al mondo: le cantine Florio. Gli affari andarono così bene che successivamente i Florio acquistarono gli stabilimenti Woodhouse e divennero i primi produttori di Marsala. Negli stessi anni nascevano altre importanti cantine come la Rallo (fondata da Don Diego Rallo nel 1860) e la Pellegrino (fondata da Carlo Pellegrino nel 1880).

Nel 1969 il vino Marsala ha avuto come riconoscimento la Denominazione di Origine Controllata ed è stato, quindi, il primo prodotto DOC nella storia vinicola italiana.

Nel 1933 la Cinzano acquistò il brand Florio ma recentemente il Gruppo Duca di Salaparuta ha riunito i produttori  storici di vino più rappresentativi della Sicilia: Corvo, Duca di Salaparuta e Florio. Questi vini rappresentano il nostro territorio anche presso l’ EXPO Milano 2015 nel Padiglione Vino “A taste of Italy”.

Inoltre la Pantone, l’azienda statunitense che si occupa della standardizzazione dei colori, ha classificato a livello internazionale il colore Marsala definendolo colore dell’anno 2015, “colore caldo e sofisticato, denso e raffinato, terroso e solare”.

Ancora oggi il Marsala è un vino liquoroso dolce e piacevole al palato; alla fine della fermentazione si procede con l’aggiunta di etanolo di origine vitivinicola e/o di acquavite di vino e si continua con l’invecchiamento. Le cantine Florio, oggi come allora, sono visitabili e si trovano proprio davanti alla scogliera marsalese, in un’antica struttura scandita da campate sormontate da ampi archi a sesto acuto. In quei lunghi corridoi col pavimento in ”battuto” di polvere di tufo si respira l’odore della storia, il gusto della terra sicula, il profumo del legno, la sapidità dell’acqua di mare…tutti i sapori contenuti in un sorso di Marsala.

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*