di Francesco Angellotti (AG.RF 05.10.2014 (ore 14:45)
(riverflash) – Il ritrovamento degli scavi di Pompei, con Ercolano, Paestum e pochi altri centri limitrofi, è stato un evento talmente grandioso, che si aggiunge alla sovrabbondanza dei reperti archeologici ormai a disposizione dei turisti che vengono a vedere il mare ed a mangiare la pizza pseudonapolitana. Ma forse, d’arte antica e testimonianze d’epoca romana, ne abbiamo talmente tante, che anche se Pompei se ne cade, poco male, i resti più importanti sempre restano a testimonianza… di cosa non ce lo diciamo, perchè sono cose incomprensibili, però come testimonianza va bene, facciamo finta.
Eppure a Terni, città estremamente prolifica come spunti alla ricerca, ma timidissima nell’espressione, si è svolto un incontro che spinge allo studio ed alla scoperta di un modus vivendi che ci è assolutamente lontano
Presso la biblioteca il Gruppo Archeologico Dopolavoro Ferroviario ha proposto uno studio, da parte della brava e dotta prof.ssa Lucia Romizzi, sulle immagini erotiche ritrovate a Pompei, e ne è stato fatto un’ indagine che apre all’incomprensione.
Incomprensione dei costumi e dei modi di vita, delle abitudini e dei valori, dell’ aristocrazia contrapposta alla plebe, la realtà dei liberti e la loro differente sorte (anche secondo l’attività libera), le differenze di situazioni anche a seconda della posizione d’inserimento nella società.
Non è facile definire il tenore di vita delle diverse categorie di cittadini, e lo studio è stato interessantissimo; è ovvio, in qualsiasi contesto, che il comportamento erotico sia espressione della situazione sociale che traversa la popolazione. Capirci qualcosa dalle immagini di Pompei è arduo e certamente fallace. Si possono trovare, questo certamente, degli indizi che esprimono un comportamento agiato e lussurioso della classe patrizia; come si constata che il sesso era merce di scambio e se ne potevano avvantaggiare poche donne, le più belle ed abili, mentre erano avvilite ad una funzione deprimente e sconsiderata la maggior parte.
Come è importante la netta differenza tra le donne che svolgevano il divertimento sessuale per professione, da quelle che invece lo esercitavano solo per dovere.
Infatti, le prime erano contraddistinte da un certo abbigliamento di cui non si privavano neanche durante l’espletamento delle operazioni di lavoro, le altre erano quasi deificate ed immaginate sotto forma di ninfe, ma mai sottintendendo velature erotiche; ed erano punite anche gravemente se mancavano alla loro funzione di mulier e mater, mentre invece gli uomini abitualmente sfogavano gli istinti che sentivano repressi, soprattutto con schiavette o prigioniere di terre orientali; salvo che, poi, ci voleva poco anche allora a funzionare con un “nome d’arte”, ed allora un rifacimento orientaleggiante era scontato.
Questo, certo, solo i Patrizi, perchè chi era pescatore, contadino, operaio d’infimo ordine… quando arrivava a casa e non portava il pane per sfamare moglie e figli, erano strilli e mazzate. Invece, nelle aree aristocratiche, se veniva qualche figlio da qualche schiava poco attenta, era sempre una forza lavorativa in più al servizio del Nobile di turno. Certo, non c’è da dire, sistemi contraccettivi si usavano abitualmente: similari di profilattici da organi animali e unguenti a base di limone per le donne, ma constatare che l’effetto è scadente adesso, lascia supporre che questi sistemi fossero ancora più fallaci due millenni fa. Però le malattie, quelle no, proliferavano come adesso; solo che erano diverse perchè anche microbi e batteri si sono specializzati; ma anche allora erano molto attivi e colpivano i poverini che, sempre come ora, si trovavano in difficoltà nelle cure.
Contrastante ed incomprensibile era il menage dei nobili in queste occasioni. Da un’ abitudine comune, si distinguono eventualità straordinarie perchè, si sa, non si comanda al cuore e, nonostante che questi rapporti non sarebbero dovuti essere inerenti al sentimento, non è facile coordinarli.
Anche perchè poi il rapporto matrimoniale, per un Patrizio ed è inutile che lo ripetiamo, era legato a questione di casta, di classe sociale e posizione economica. Comunque sia, i romani erano esautorati dall’Amore, nel matrimonio e nel sesso. Ma un’ emozione del genere, Voi permettete, come si fa a tenerlo lontano quando piomba a valanga ad investire il sentimento? Ed è qui, quindi, che partono tutte le storie tra l’ allucinante e il passionale, che coinvolgono addirittura la Mitologia.
E le donne? Sempre lì, a far le donne. Cioè, quelle belle ed abili, finchè giovani. Poi potevano pure essere buttare nella mondezza. Come quelle che non rispondevano ai requisiti necessari: in casa o in campagna a far le serve. Quasi come gli uomini che non andavano oltre lo stato di “plebeo”.
La disparità di abitudini e modi di vita era gravissima, inimmaginabile. Avrei voluto vederli, a quei tempi, i mitici Lama-Storti-Vanni come se la sarebbero contata con i Patrizi che facevano schiavi e si dispiacevano della morte di un operaio solo per la mancanza e la difficoltà che poteva comportare l’assenza di forza-lavoro.
Ma più di 2000 anni son passati, Pompei fu distrutta nel primo secolo dopo Cristo, le cose son cambiate e non ci sono più i locali di ritrovo con le stanzine adeguate come un tempo, quando l’impresa del Piacere organizzava locali da miseri a grandiosi; in uno, pensate, c’era anche un lavabo per sciacquarsi ad operazione compiuta. Adesso l’apporto idrico è anche più frequente, ma quel che manca è la poesia: chissà allora quanta ed ove si poteva trovare.
Si può indagare, si può scoprire, si può studiare, si può fare tutto alla luce di testimonianze dettagliate ed incontrovertibili. Quel che non si potrà fare, almeno finora, è capire la vita ed i contenuti che costituivano il menage delle classi che vivevano a quei tempi.
Un errore fondamentale, che ho riscontrato anche in questa iniziativa, è quella di giudicare con la mentalità attuale il comportamento dei personaggi che svolgevano attività 2000 anni fa. Come si può definire, come azzardarsi a criticare, quando i presupposti, il retroterra, le esperienze, la cultura, le credenze… tutto era così diverso. E, quel che è determinante, al tempo d’oggi non capiamo com’era la situazione. Possiamo osservare da spettatori, ma il giudizio partirebbe dalla nostra esperienza, quindi sarebbe assolutamente distorto.
Quel che è effettivamente importante, è conoscere, studiare e constatare; non solo i modi e le maniere, ma anche i concetti, il filo logico e la diversità di mentalità. Solo questa potrà essere la strada per partecipare e sentenziare sugli antichi costumi: ne siamo ancora molto lontani!
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