di Francesco Angellotti (AG.RF 25.06.2018)
(riverflash) – La conclusione delle rappresentazioni prodotte dal Teatro Pubblico Ligure nel Teatro Romano di Carsulae non poteva avere termine più straordinario. Vi sono state varie interpretazioni che hanno proposto l’attualità del testo scritto 3000 anni fa, in racconti cantati dagli Aruspici, assommati nell’Iliade; ed Amanda Sandrelli ha concluso in maniera fantastica.
Ha inquadrato l’impegno nel modo più essenziale, senza scene o contorni coreografici; ma ha proposto il significato di quel che Omero ha tramandato.
Come sempre, Sergio Maifredi ha introdotto l’inizio della serata, ed è stata importante la conferma dell’impegno culturale che la Produzione si è assunto, portando al pubblico Testi essenziali nel contesto storico letterario, da cui si è sviluppata tutta la gamma dei generi che nella Storia si sono formati. Importante considerare che i Canti, appunto, erano cantati dagli Aedi che vagavano nel contesto Ellenico, e che alfine 3000 anni fa le storie sono state riunite in 2 Trame divise in Canti, l’Iliade e l’Odissea, che hanno formato il primo ceppo di letteratura, che ha dato l’avvio a tutto lo sviluppo che si è continuato a leggere nei secoli. Chi sia stato a radunare i Canti in 2 Opere omogenee non è possibile individuare, possiamo solo notare che come nome convenzionale si è nominato Omero, che dettava i Canti perché era cieco: ovvero, non era di parte ed ha condensato tutte le tradizioni.
Il titolo dato ai canti XVI e XVII è “la Morte di Patroclo”; così forse qualcuno si aspettava una narrazione struggente e pietosa, sulla fine di un povero Eroe, che è morto non perché l’hanno ucciso, ma perché era predestinato; questo particolare ricorrente porta a considerare il Fato in modo più estremo di quanto adesso si considera il Destino; anche perché il Fato è sempre emanato dagli Dei, che possono scegliere quando adempiere agli eventi, che però sono sopra di Loro, in quanto il Fato è inamovibile. Ci sarebbe una corrente filosofica che si è sviluppata su questa base, che considera il Destino inalterabile, perché già prescritto. Non è ora il caso di simili disquisizioni, ma speriamo di No.
Mentre Sergio Maifredi si allontanava dal palco dopo la presentazione, è entrata in scena Amanda Sandrelli, con un vestito lungo a destra beige ed a sinistra grigio, ma dalle tonalità caratteristiche e molto plumbee; sulle spalle una mantella trapuntata rosso vivo, che poteva essere riallacciata al sangue degli Eroi molte volte citato nella narrazione.
Infatti, più che un pianto sulla morte del prode Patroclo, è stato letto tutto il racconto che ha avuto questa drammatica conclusione. Eravamo rimasti alla descrizione che Tullio Solenghi aveva fatto sul mancato duello che, se si fosse svolto tra Menelao e Paride, avrebbe messo fine ad una Guerra lunga e cruenta; ufficialmente sorta per la contesa della donna più bella del Mondo, Elena; anche se storicamente le contese tra i Greci e la Civiltà che risiedeva sullo stretto dei Dardanelli aveva matrici economiche: guarda caso.
Tutti pronti ad ascoltare l’intervento che Amanda avrebbe svolto per preparare il pubblico alla Storia che avrebbe raccontato, in modo da partecipare con più cognizione di causa agli eventi trascritti in versi, di cui ricordo ancora che la traduzione molto moderna rendeva l’interpretazione molto facile da interpretare e quasi corrente.
Invece Amanda arriva, mette lo spartito sul cavalletto, e comincia a recitare l’inizio del XVI canto, e s’interromperà solo alla fine del XVII canto. Sapete l’effetto qual’è stato? Che il racconto dell’Ira Funesta, che infiniti lutti addusse agli Achei, ha commosso quasi fino alle lacrime, a cui si son dovuti trattenere gran parte degli spettatori.
Certo, il Testo era molto forte e drammatico, con risvolti poetici ma pieno di accadimenti cruenti e descrizioni strazianti di violenze terribili, assurde, incredibili: la Crudeltà che non risiedeva solo nello scontro bellico, ma nel deturpare i cadaveri uccisi, per imprimere sfregio con crudeltà a chi era stato sconfitto. Anche se il Dramma è intervallato da scene di Pietas entrata nel Cuore; tipo il duello tra Achille vincitore, che uccide il prode Ettore (domatore di cavalli) e lo trascina per 3 giorni attaccato al cocchio che corre trainato dalla pariglia, per maciullare il suo corpo. Ma quando il padre di Ettore si reca da Achille per chiedere il Corpo del figlio, onde dargli onorevole sepoltura, Achille lo concede ed, anzi, sono commoventi le parole dell’incontro dei due avversari, che ricordano l’Eroismo di chi è stato vittima… del Fato.
Ma il centro della serata era nella narrazione della fine del “predestinato” Patroclo; parte determinante è stato Achille, che offeso da Menelao (come raccontato da Moni Ovadia) non scendeva più in campo di battaglia, anche se non si allontanava dall’Accampamento Acheo. Ciò comportava che i troiani, approfittando della mancanza del Prode Eroe, sgominavano gli attaccanti, arrivando fino ad incendiare le navi con cui erano giunti fino allo stretto dei Dardanelli. Patroclo suppone che basti la figura di Achille per mettere paura ai troiani ed allora, avendo avuto il benestare per indossare l’armatura del Prode Achille, corre alla Battaglia e commette una strage; ma arrivato troppo avanti, non tenendo conto delle raccomandazioni che in un momento di trionfo non potevano venire a mente a chi faceva piazza pulita a sé innanzi, viene fermato dal prode Ettore, che non si mette paura, lo sfida e lo uccide: scoprendo che non era Achille, come credeva perché l’amatura era un segno di riconoscimento, e se ne duole: ma Patroclo è morto. Di li, tutta la storia, che racconta, tra il dramma ed il sangue, la sofferenza per la morte di un Eroe, sconfitto per volere del Fato: ma quando accade è una Tragedia.
Amanda ha reso partecipe alle ansie, ed alla crudeltà narrate, tutto il Pubblico; ma non raccontando della cattiveria che dominava i contendenti, ma esprimendola con tutto il Pathos che il testo trasmetteva. Ha veramente cantato i Canti, modulando vocalmente le espressioni con le quali ha trasmesso tutto il dramma del Racconto.
Applausi scroscianti, ed il secondo intervento era attesissimo. Così Amanda ha recitato parte del composto “Fuochi”, un testo di Margherite Yourcenar (chi non la conosce?) che prendeva come spunto proprio i passi dell’Iliade che narravano la Fine di Patroclo. Il particolare che sono stati menzionati come presenti ed attivi, come le armi molto posteriori, tipo i cannoni, fucili ed armi da fuoco, non credo che sia stato un tentativo di modernizzare il Testo; ovvero di portare l’accaduto fino ai giorni nostri. Io ho sentito che il proposito fosse quello di uniformare il concetto di Guerra; lo fai con le Spade o con i cannoni, la Guerra è Guerra; ed allargando il concetto, avviene per attacco o per difesa – per l’Ordine o Sconvolgere il Sistema – per Rivoluzione o per impostare il Governo … la Guerra è Guerra; e le avventure narrate con un sentimento immerso nel Dramma, non hanno confini di Tempo e Spazio; quindi non sono legate al Torto o alla Ragione, alla Falsità o alla Verità, allo Sbaglio o al Giusto, perché la Guerra, come sia e per quanto sia, è un elemento negativo a sé e quindi deve essere Debellata, per riacquistare quel che è intrinseco nella Condizione Umana, ovvero, il Sentimento ricco di Bontà.
Applausi scroscianti, perché è stato espresso un Contenuto nella maniera più espressiva e delucidante; non con descrizioni o preamboli chiarificatori, ma con un’intonazione adeguata dei Versi, che a seconda del contenuto, cantava il significato che non poteva non entrar nell’animo.
Importanti queste 3 rappresentazioni dell’Iliade, a cui seguiranno altre 2 messe in scena: una il 28 giugno con Marco Paolini che narrerà, o meglio, canterà, una “Piccola Odissea Tascabile”,;due giorni dopo, il 30 giugno, la Compagnia Bologninicosta interpreterà “le Supplici ovvero L’Ultimo Dio”; ma queste ultime due rappresentazioni non saranno organizzate dal Teatro Pubblico Ligure ma dalla produzione Jolefilm e da Sofia Bolognini, che coordinerà un ampio cast, accompagnato dalle musiche originali di Dario Costa.
Porgiamo all’attenzione del lettore che, per i Greci, non si può parlare di una Religione nel senso odierno del termine. Perché gli Dei sono di parte, ed entrano in modo cruento nelle contese, permettendo, ed anzi, suggerendo strazi e nefandezze crudeli; l’Omero dell’Iliade può essere tacciato di Immoralità, perché non è un esempio di Virtù ed, anzi, istiga la violenza nei giovani che leggono di allucinanti massacri. Giusto nell’Odissea si intravedono gli Dei come condottieri che orientano la Condotta degli Uomini.
Per chi sta inorridendo, tacciandomi di presunzione, facendomi critico di Testi Sacri della Letteratura, vorrei obbiettare che questo modo di rilevare diseducativo l’Iliade tramandata da Omero, non sono certo io che mi assumo tal autorità, che mi renderebbe solo ridicolo. Mi rifaccio, però, a quanto scrisse Platone; mi riferisco al filosofo che ipotizzò la Vita d’Atene tra il V e IV secolo aC, discepolo di Socrate e primo maestro di Aristotele, da cui molto estrapolò e ripropose Sant’Agostino. Platone obbiettava sull’educazione, sopratutto delle giovani generazioni, che venivano imbevute di Guerre e Supplizi, che rendevano la sopraffazione e la Violenza uno strumento di Potere. Mentre lui, nella sua Repubblica, inneggiava come Governo Ideale una disposizione dell’Organizzazione esercitata dall’elite delle Menti Illuminate, che avrebbero condotto la Polis verso una stasi spirituale.
Invece, Drammi se pur Mitologici (termine usato per la prima volta da Tucidite, della generazione prima di Platone, per indicare favola, ovvero, senza fondamenti logici), non erano educativi per la generazione che avrebbe dovuto essere organizzata per produrre il Bene.
Certo, la discussione sulla Repubblica di Platone dura da più di 2300 anni, e si può obbiettare, per esempio, che Platone individuava il Bene e la Virtù, alle quali non dava spazio di scelta. Ma, certo, scene terribili, sanguinose, vendicative, con scempio dei cadaveri e depravazioni, eseguite con ostilità, erano troppo dominanti sulle tenerezze tra amanti e le dolcezze verso gli infanti o la misericordia nei riguardi dei Vinti.
Diciamo che un’Opera Mitologica come l’Iliade ha raccolto subito un risultato Grandioso, ed è stata materia di disquisizione dei più alti Intellettuali, da cui non potevano prescindere dalla sua uscita, nelle loro considerazioni Etiche, per organizzare la Vita con principi di Giustizia.
Garantisco, a questo proposito, che la recitazione di Amanda Sandrelli è stato il modo più esplicito per far entrare nel vivo del Dramma un Pubblico emozionato e partecipe, in cui forse, per non dire probabilmente, qualcuno è stato colto dal Pathos fino alle lacrime. Amanda Sandrelli: questa è Arte.
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