AG.RF.(Claudio Peretti).22.12.2020)
“riverflash” – Quando tutta la coscienza ossessiva di gruppo sulla Terra sarà finita, esaurita, quando ammetterà la sconfitta, emergerà un’epoca diversa. Ma per ora, siamo nel bel mezzo dell’esperimento collettivo.
Una stucchevole sensazione di vuoto che ci pervade, profonda dipendenza dagli altri, repressione: queste cose sono all’ordine del giorno.
Ma quanto durerà questa età della collettività? Cent’anni? Mille anni? La risposta è: finché serve, affinché ogni essere umano si renda conto che l’esperimento è fallito ed il motivo per cui lo è.
Il motivo è chiaro: l’individuo è stato trascurato. È stato umiliato. È stato afferrato e arruolato in gruppi. Il suo potere creativo è stato compromesso per adattarsi a questa organizzazione in gruppi, partiti, religioni, classi, ecc.
La maggior parte del mondo crede ancora in questo approccio, come se dai buoni gruppi fluiranno le soluzioni finali che tutti abbiamo cercato.
Questo è puro controllo mentale, perché i gruppi buoni si trasformano nel male, e viceversa, nella commedia teatrale in corso chiamata realtà.
Gli ideali sono contorti, gli infiltrati sovvertono i piani, le lezioni vengono ignorate e l’intero triste pasticcio si ripete di nuovo.
Ciò che avrebbe costituito il trionfo del bene sul male in un certo momento è guidato in un altro stadio collettivo, il cui obiettivo è sempre e solo “un migliore tipo di controllo”.
I più illusi tra noi credono che siamo sempre sull’orlo di una svolta finale.
Ma non c’è nessun “noi” per fare la svolta.
Non si tratta mai di “noi”, si tratta di ogni persona da sola. E non arriva come se fosse la spinta di una forza esterna, ma dalla propria lotta personale, accompagnata da intuizioni per le quali non c’è un’agenzia esterna per confermarle.
Se davvero ci vorranno mille anni per porre fine a questa illusione collettiva, non c’è motivo di sconfortarsi e lasciar perdere.
Al contrario, bisogna semplicemente rendersi conto che tutti gli esperimenti finiscono, così come il tipo di pensiero su cui si basano.
Uno o dieci o cento crolli di civiltà, e la ricostruzione che ne deriva, non sono sufficienti.
Lo schema perdura.
Può dissolversi solo quando un numero sufficiente di individui, ognuno a modo suo, senza autoinganno, vede e capisce il fallimento di questo sistema della collettività.
Il “noi” ed i “noi” sono solo rinvii e storie di copertina che vengono disegnate sulle prime pagine della nostra mente.
Lottare per ciò che è giusto, qui e ora, è vitale. Ma non preclude la consapevolezza che, finché le persone sono organizzate in gruppi come risposta, il problema di fondo persisterà.
Pertanto, come parte della mia ricerca negli ultimi decenni, ho esplorato quella che ora viene comunemente chiamata Matrix, dal punto di vista della liberazione dell’individuo da essa.
Il primo passo è comprendere che la Matrix è un’ “opera d’arte” perversa in corso, visualizzandone i dadi, i bulloni e le parti che la compongono
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