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LA MADRAGOLA di Machiavelli portata in scena a Terni dalla Compagnia Al Castello

mandragola ternidi Francesco Angellotti (AG.RF 28.02.2016) ore 16:31

(riverflash) – La Compagnia Teatrale AL CASTELLO, operativa nella vicina Foligno, presenta presso l’Auditorium Don Bosco di Terni un testo classico: LA MANDRAGOLA, di Niccolò Machiavelli.

   Non è un evento giocoso, anzi! Ci sembra molto impegnativo; sia perché la Mandragola tutti la conoscono, come testo teatrale, ma nessuno sa cos’è; sia perchè Machiavelli è stato un intellettuale talmente poliedrico ed inserito nelle sfere dominanti la sua città natale di Florenzia, attualmente chiamata Firenze, che ha un aspetto troppo importante per essere trattato… come adesso vengono trattati i Grandi Personaggi da un applauso e via.

   Però l’attrazione è tanta, come lo è stata anche per un folto pubblico che ha fatto il “tutto esaurito”.  Però, non l’ho chiesto a nessuno, ma quanti avrebbero risposto alla domanda: cos’è la mandragola? E’ solo una pianta, della famiglia delle Solanacee, alle quali in epoca Medievale venivano attribuite proprietà afrodisiache?

   Machiavelli? Quello che ha scritto il Principe? Lo studioso intellettuale che non si sa se definirlo Storico o Filosofo, Politico, scrittore… ? Ma che c’entra? Centra.

   Tutti hanno una visione del Machiavelli molto impostata e strutturata; capirai, una persona che si destreggiava nei drastici cambiamenti politici del post Medioevo (1469 – 1527), che ha iniziato la sua influenza intellettuale dopo l’impatto a Firenze dell’avventura del Savonarola. Certo, fra’ Girolamo esortava tutti al Pentimento, ma trovandosi lui stesso alla guida della Città, si è forse pentito di essere arrivato troppo in alto ed il dramma è stato molto influente sull’emotività della popolazione: che è stata ripresa e ricondotta all’Ovile, sapendo sfrondare abilmente tutte le frenesie intellettuali. E Machiavelli si è inserito in quest’ambiente, così dogmatico ma così frammentario, perché cercava una solidità Statale che, non avendo basi serie, poteva cambiare ogni momento.

   Questo è il Medioevo, ma Nicolò fu abile nell’inserimento, pur partendo da una situazione familiare non facile. Eppure, era così aperto mentalmente e tecnicamente preparato, che scriveva opere teatrali, non certo divertenti perché erano molto acide, ma di un sarcasmo e di un’ironia radicale, che mostrava gli aspetti voluti tener nascosti dell’Epoca.

   Anche se poi, diciamoci la verità, con tutto il repertorio messo in scena, qualcuno mi sa dire un’altra composizione teatrale dell’autore, oltre la Mandragola ?

   Ma non fa niente, torniamo nell’Auditorium Don Bosco, ov’è stata preparata la messa in scena. Certo, considerando gli Spazi ed i Passaggi per giungere fin sul palco, e tutte le esigenze scenografiche, la cosa si è dovuto studiarla; ma Goffredo Strappini ha saputo realizzare un’opera veramente ben riuscita, ideata per assolvere a tutte le esigenze, con facilità di movimento sulla scena. Certo, c’è voluta abile collaborazione tecnico-artistica, ma allora non possiamo dire dell’esattezza e adeguatezza nelle Luci, Costumi, Trucco, Musica eccetera. Troppi sarebbero i nomi da citare, quindi se volete guardate la locandina.

   La rappresentazione, che ha una trama consecuenziale, è divisa in 5 atti, in cui la scena non cambia, ma viene data spiegazione dei fatti, che ci si prepara a partecipare, da un Cantore; il Giullare è interpretato da Caudio Pesaresi, che è stato anche il regista; ed a lui vanno i complimenti per aver organizzato una rappresentazione nella Giusta Dimensione.

   Non si è voluto pensare, come spesso avviene, a rimodernare scene e personaggi, contemporaneizzare scene e avvenimenti per rendere il Senso che la trama ha un significato attuale. I costumi riportavano esattamente l’abbigliamento del ‘400, il testo, in Italiano di quell’epoca, era abilmente recitato da tutti i 9  membri della Compagnia, che esprimevano le battute correttamente come Nicolò le scrisse nel ‘400.

   In questo sta l’abilità e la bravura del Regista, che ha condotto perfettamente tutta la Compagnia, indubbiamente molto sincronizzata. Non è stato fatto scempio dell’originario libretto, volendolo modernizzare, per affermare l’attualità del discorso; sarebbe stata un’interpretazione della contemporaneità del Tempo Trascorso alquanto degenere e fallita. Quel che vien detto, altrimenti, è che quel che avveniva per tresca, intrigo, scherno, beffe, tutte condizionate dall’Eros, niente ha d’ inattuale, e proprio qui sta l’espressione importante; 6 secoli sono passati, gli avvenimenti sono condotti e avvengono nello stesso modo, seguendo gli stessi principi, cercando gli stessi fini, con espressione univoca.

   La commedia è una risata, ma se pensiamo che è stata scritta nel ‘400, non c’è più tanto da ridere; perché la Compagnia Al Castello ci ha rappresentato una storia attuale, e l’invito a riflettere non è uno scherzo.

mandragola 2 terni

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