di Francesco Angellotti (AG.RF 09.03.2015) ore 16:51
(riverflash) – Leggendo il dramma dell’autore russo Anton Cecov “Il Giardino dei Ciliegi”, mi sono reso conto di quanto importante sia stata la letteratura russa a cavallo dell’800 e ‘900, e di quanto io ne sia ignorante. L’opera che ho letto, rappresenta una vera rivoluzione nel campo del teatro, in quanto vien superato il protagonismo ed è soggetto nella scena una Situazione Degradata e Sventurata che impera nel contesto che si esprime, seguendo un andamento quasi fatale, impostato dai Tempi.
Mi sono reso conto di dover colmare la mia grave mancanza di conoscenza, mi sono così un po’ infarinato di letteratura russa; quella importante, gli anni a cavallo tra l’8 e il 900, pre-rivoluzionaria ma che presentava la situazione che l’ha scatenata. Ci siamo arricchiti nel conoscere autori come Gor’kij, che poteva scegliere anche uno pseudonimo più facile da scrivere, Majakovskij, Tolstoj; siamo rimasti felicemente sorpresi scoprendo che Gogol’, di cui abbiamo letto “Le anime morte”, abbia anticipato una forma nello scrivere alla quale io, pur ignorantemente e senza supporre allacci, mi sono introdotto. Infatti il giovane autore (morto a 43 anni) ha uno forma nuova di presentare la trama delle sue opere, coinvolgendo il lettore e chiamandolo in causa come partecipe dello svolgimento dei fatti. Io non pretendo di aver sì tanto stile da paragonarmi a Nicolaj, sarei un vanitoso ed almeno questo spero di non doverlo ammettere come mio difetto, ma il mio stile nell’elaborare la scrittura è molto simile a quello di Gogol’, pur accentuando i particolari ed ampliando l’allargamento nella discussione col lettore. Ma Nicolaj ha avuto questo spirito innovativo un secolo fa, per quanto non mi sconcerta di aver avuto un antesignano, visto che è uno scrittore come Nicolaj Gogol, ed, anzi, ne sono fiero.
Però, è da dire, tutti questi autori russi, per quanto riguardano situazioni diverse, si accomunano in alcune caratteristiche, anche banali. Per esempio, ogni volta che viene citato un personaggio, viene scritto soprannome-nome-cognome-patronimico: tutto per esteso, sempre. Come, altro particolare un po’ più stilistico, ad ogni “cambio di scena” viene eseguita una lunga ed accurata esposizione di tutti i particolari che costruiscono l’ambiente, anche se poi non hanno alcuna attinenza con lo svolgimento degli avvenimenti; e leggi pagine e pagine in cui si descrivono ambienti – caratteristiche – particolari – dettagli – casualità – scenografia – modo con cui è allacciata la pelliccia… per seguire l’avvenimento espresso in 25 righe. Trovo in questo del bene e del male; perché è importante individuare la maniera esatta per recepire lo svolgimento dei fatti; ma non si può esagerare nel distogliere l’attenzione alla conseguenzialità degli argomenti.
Quel che viene da considerare, è che la Russia è terra lontana, diversa nella mentalità e nell’ espressione, in cui le persone si formano in un contesto che affonda su valori sconosciuti ed incomprensibili. Oltre al fatto che può avvenire che si levano gli stivali, non si concepisce si possa andar oltre; e questo sconcerta; oltre al fatto che reprime gli impulsi personali (per quanto non mi risulta), ma limita anche gravemente l’igiene, e questo è inconcepibile. Ma, volendo osservare il profilo sociale, le forme attuali al caldo del sole, sono ignorate al freddo del ghiaccio. I rapporti tra proprietari e contadini, gente di classe e servi della gleba, nobiltà e pezzenti di campagna… in Europa già cominciavano i fermenti sindacali, le rivendicazioni erano lanciate da chi pretendeva di portare la Voce di una Classe; in Russia le situazioni divergenti, molto maggiormente che al caldo del Sole, erano sopportate e quasi date per scontate.
Possiamo capire, quindi, come teorie rivoluzionarie formulate pochi anni prima da un economista filosofo ebreo-tedesco, abbiano trovato facile riscontro in terra russa, anche se Karl Marx lanciava le sue nuove dottrine verso l’Inghilterra o l’America, ove mancava qualche presupposto perché attecchissero esattamente.
Certo, anche in Russia si son dovuti arrangiare per svolgere la presunta “Rivoluzione Proletaria”; ma così è avvenuta, pur guidata e coordinata da chi aveva preso in mano le leve del Potere. Nel senso che stesso Lenin dovette eliminare il fondatore della 4° Internazionale Trosky perchè si era arrivati al punto che, per creare lo Stato, non si potevano seguire certi ideali troppo libertari; quindi il paladino Trosky, se pur in tarda età: Via! Ma la cosa ha voluto che arrivasse Josep, che è passato alla storia col nome di Stalin, di cui lo stesso Lenin aveva molta paura. Dall’alto della sua possenza e arrogandosi tutta l’autorità, l’abile e tecnico Josep seppe riorganizzare tutta la nazione secondo i principi che erano ormai inseriti nelle forme comportamentali di un popolo geniale, ma di poco spirito. E’ stato anche facile massificarlo, seguendo i principi ideati da Karl nel Capitale, ma altrettanto facilmente è stato messo in riga, nel rispettare l’Ordinamento Sociale Imposto.
Certo, anche i Veri Comunisti riconoscono che l’epoca stalinista ha distrutto l’avvento della nuova forma di governo che la Rivoluzione aveva portato, anche se a quei tempi i vari Togliatti e similari non la vedevano così lucidamente; però, di riffe o di raffe, sta di fatto che il presunto Governo Comunista ha continuato per decenni ad imporre il suo dispotismo su tutte le Russie; quando, dopo decenni, i russi hanno capito che così non andava bene, le Russie hanno trovato logico dividersi, anche se al centro è rimasta quella che, sfaldata l’URSS, si chiama sempre Russia.
Ma a Mosca, ed a tutte le immense e sfavillanti metropoli tipo San Pietroburgo, Volgograd o una delle tante altre, la cosa non torna perché le regioni limitrofe, che adesso volevano giocare a fare lo Stato, facevano troppo comodo per far esprimere l’URSS come super-potenza; così adesso i russi, che non hanno perso le caratteristiche di geni che si adeguano nell’integrazione di un Sistema, si credono disciplinati nell’andare a distruggere interi Popoli che, per la verità, non sono molto preparati a fare i fatti propri. Ed è successo un macello, di cui non si intravede un punto risolutivo. Anche perché, effettivamente, la situazione creatasi è esattamente quella che vuole dare ragione a tutti, a seconda del punto di vista di cui nessuno si può escludere.
E la Russia sempre là; a fare la parte dominante a cui tutti devono rispondere; tanto che anche la Grecia ha minacciato che se non sarà sufficientemente aiutata, passerà sotto l’ala materna russa; che accoglierà con tutto l’affetto il povero pulcino che s’è sperduto, anche se non capirebbe il suo effettivo valore, e se lo girerebbe bello bello, come ogni nuova nazione che adesso sta distruggendo.
Possibile tutto questo? Ma come? La Classe Operaia, la Libertà, la Rivoluzione… ma dove sono andati a finire? Tutte le teorie scoperte, tutti i nuovi modi d’integrazione e quindi di produzione: tutto a… monte. Comunismo non è stato, e questo si sapeva; ma il caro Vladimir, per quanto non si presenta imbacuccato con la divisa militare ed ha una figura più minuta ed esile, è tornato a far valere i Principi che in Russia, nei paesi Slovenko, si ripetono dal tempo degli Zar. E non facessero tanto i razionalisti, criticando la mistificazione e l’usurpazione che stampa i Governi quando sbandierano “Democrazia”. Possiamo criticare anche la Democrazia, che è un altra parvenza che non si è realizzata nonostante che il comunismo abbia poco più di 100 anni, la Democrazia circa 3000, fondata da Demostene e impostata da Pericle: che se non scappa lo fanno fuori.
La realtà te la dico io qual’è, e da questa considerazione non si dovrebbe prescindere.
In Russia fa troppo freddo; non ci si può muovere e non si possono avere estroversie allegre e giocose, perché si deve rimanere chiusi entro le matasse di lana, per tappare tutti gli spiragli che se penetrano è polmonite. Il Genio e l’Intelligenza Deduttiva, indubbiamente al massimo livello, non riescono, forse non possono, trovare la via per un’espressione personale, perché non possono essere aperti i bottoni del cappotto, che è già troppo leggero ed è meglio la pelliccia.
Non è certo quel poveretto di Vladimir che ha ricondotto l’ideologia di una nazione Grande e Bella come la Russia entro i confini del piattume, priva di forza e spirito creativo. Lui è solamente un vile artefice di quel che vien reso dalle situazioni ambientali e climatiche; le grandi Idee sono state facili da far assimilare quando la situazione era al limite della disperazione; ma sempre secondo il principio di Massa che, deviato anche da quello presentato da Karl, è stato strumentalizzato per averne sempre servizio. E l’Individualismo, in Russia, non riesce a sbocciare da pochi fiori che riescono a nascere.
Ma fa troppo, troppo, Freddo!
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