di Francesco Angellotti (AG.RF 15.01.2024)
(riverflash) – Nel selezionato programma presentato dalla Filarmonica Umbra a Terni, si può rilevare un dettaglio molto positivo, in quanto vien cercata la ricerca e l’espressione musicale nelle forme che esprimono la carica giovanile.
L’Orchestra sul palco domenica 14 gennaio era rappresentata da musicisti molto giovani, che brillavano nella loro coesione interpretativa per una educazione svolta insieme, con compattezza dei ruoli.
È stata un’iniziativa dal senso logico unire la brillantezza giovanile musicale, con quella degli autori interpretati; non eseguendo gli ultimi Autori, ma chi ormai si può ammirare, esprimendo il contenuto messo sullo spartito già in tenera età: arrivando a poco più di due secoli dalla nascita del più noto.
Anche se, bisogna riconoscere, i 3 musicisti eseguiti hanno avuto tutti un gran successo, avendo profondamente studiato, per introdursi con irruenza nella dialettica essenziale dell’attualità.
Forse il meno conosciuto, ma rinomato a cavallo tra l’8 ed il ‘900, è Jaques Francois Antoine IBERT, che nacque e morì a Parigi e svolse approfondimento in vari generi, pur rimanendo legato al repertorio classico. Iniziò a suonare prestissimo, seguendo la madre, che era una brava pianista dilettante. La passione lo portò al Conservatorio, che dopo completato brillantemente, fu ottima base per eseguire proficui viaggi. Fu proprio a Roma che compose la sua prima Opera eseguendo le “Cantate”, ma molti componimenti seguirono con spunto ampio nel genere, tipo “Opera Buffa” nel 1927. La Guerra fu un periodo tremendo per tutti, ma subito dopo, appassionato della residenza romana, fu Direttore nell’Accademia di Francia a Villa Medici, gran edificio storico con vista splendida su piazza del Popolo e la bella Roma; titolo che conservò fino al 1960. Esperto nel giostrarsi nelle varie tecniche compositive, riusciva ad adattarle ad ogni genere in cui andavano eseguite.
È stato constatato nel concerto eseguito presso il CAOS il 14 gennaio, in quanto “Omaggio a Mozart” rappresentava una proposta dei motivi mozartiani, puramente affidati alla leggerezza delle composizioni. La gravità dei sottintesi e le allusioni dell’Autore emblema della precocità, non erano evidenti, lanciandosi la breve introduzione in una tematica allegra, che ben predisponeva nel proseguire l’ascolto.
Subito dopo, è intervenuto il pezzo forte, che ha esaltato gli ascoltatori fin all’entusiasmo. Va citato il bravo Direttore, che sentiva molto irruenta la partecipazione ai cambi di ritmo, Ernesto Colombo; come tutta l’Orchestra si è espressa con armonia, guidata dal 1° violino che aveva a fianco tutti gli archi, mentre dietro si notavano le posizioni degli altri strumenti: fiati, percussioni …
Eccezionale è stata l’esecuzione della solista al violino Clarissa Bevilacqua: che senza dubbio è nata con la musica nel sangue. Iniziato a suonar a 5 anni, quando ne aveva 9 si è fatta applaudire nell’Accademia di Chicago, con cui ha mantenuto sempre stretti contatti. Vinti ambiti concorsi, si è laureata presso il Conservatorio, con lode e menzione, a soli 16 anni. Partecipato a 14 anni con la collezione stradivari a Cremona, ed il violino che si porta in spalla è stato concesso da “Guarnieri Hall NFF e Darton & Hersh Fine Violins di Chicago: è un Zosimo Bergonzi, eseguito a Cremona nel 1784
Un retroterra del genere era essenziale per dar modo a Clarissa d’esprimere tutta la sua bravura. Partecipando ai vari tempi, è stata trascinante l’esecuzione, che trasmetteva l’armonia più delicata, gioiosa, comunque partecipativa al messaggio che avrebbe avuto intenzione di comunicare Felix Mendelssohn.
Nel 1809 da una ricca famiglia ad Amburgo nacque colui che sarebbe diventato uno dei più insigni compositori del suo tempo; ma a soli 2 anni la famiglia si trasferì a Berlino, essendo ancora lontani i problemi sorti per chi era di Razza Ebraica. Cominciò prestissimo ad imparare a suonare, ed il suo maestro di musica, quando aveva 12 anni, gli presentò Goethe, il quale nonostante avesse raggiunto i 70 anni, ne divenne amico.
Molti i viaggi, ed a Parigi conobbe Luigi Cherubini, da cui fu molto apprezzato. Importanti gli studi che gli fecero rielaborare anche testi dimenticati di Grandi Autori, ed i viaggi soprattutto in Europa, a Londra ed in Scozia; in Italia le tappe son state molteplici: Venezia, Firenze, Roma, Napoli. Tornato in Deutchland, dopo esser stato Direttore a Dusseldorf, ottenne la carica a Lipsia. Ebbe inizio un periodo sensazionale durato 12 anni, e nel 1841 fu riconosciuto Direttore della Cappella reale di Berlino. Fu preso dalla depressione alla morte della sorella Fanny, che lo aveva sempre aiutato fin da giovine, e forse lo stato depressivo comportò un ictus che lo portò vicino sua sorella nel Cimitero di Berlino.
L’espressione in mi- ha emozionato tutto il pubblico, che non aveva lasciato 1 posto libero. L’articolazione e la pienezza del senso musicale, proposta con una bravura straordinaria da Clarissa perfettamente amalgamata con l’Orchestra, composta nella precisione dei vari Tempi, ha inondato la Sala d’emozione; i tempi “Allegro molto appassionato” – “Andante” – “Allegro non troppo – Allegro molto vivace” hanno formulato un’articolazione appassionante che è esplosa in un applauso finale scrosciante; un piccolo bis la gentilezza della violinista l’ha concesso: breve “scherzo” di Kraisler molto virtuosistico
Breve paura ha concesso alla violinista d’allontanarsi, per prendere l’Aereo per Roma, forse da Perugia. Ci si poteva raccogliere per ascoltare la Suite per Orchestra in re+ di Camille Saint-Saens, altro autore a cavallo di 2 secoli. Vide la Luce il 9 ottobre 1835 ad Algeri, ma presto la famiglia si trasferì a Parigi. Come capita anche non saltuariamente, una Disgrazia comportò una Fortuna; quando il pargolo aveva 3 mesi, il Padre morì di tubercolosi; la madre disperata, fu sostenuta dalla sorella che accudì per la sua crescita; essendo maestra di pianoforte, trasmise subito la Musica al bimbo, che imparava prodigiosamente, e cominciò a comporre a 4 anni. Riusciva a eseguire sul pianoforte, non solo Beethoven, ma tutti i più classici compositori. Al Conservatorio imparò l’Organo oltre che a comporre. Diventato amico di Hector Berlioz, approfondendo la conoscenza degli animali e dei vegetali. Fu Guardia Nazionale contro la Prussia, e pur se la parentesi fu breve, lasciò l’esperienza un profondo turbamento emotivo. Ci fu poi la “Comune di Parigi”, che finì drammaticamente evidenziando le contraddizioni; ma anche questo trauma provocò un’apertura verso una nuova forma di musica francese. Sposò nel 1875 Marie Laure Truffault, da cui ebbe 2 figli, che però morirono presto. Ciò comportò incomprensioni e, senza atti di divorzio, i 2 si separarono. All’Autore svolse viaggi esotici: fino gli ultimi anni ad Algeri, ove si spende tutte le comodità. Le Autorità chiesero la salma onde seppellirlo a Parigi, conferendogli il Funerale di Stato.
Indubbiamente caratteristici i Tempi di questa Suite: Preludio, Sarabanda, Gavotta, Romanza, Finale. Si riconosce però l’entusiasmo esposto con sentimento ed analisi: pur gioviale ed euforica.
La Gioventù dovrà espandersi nel Mondo, per affermare quel che sono i Principi di Vita Essenziali.
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