16 Apr 2013
LA COCA COLA RIDUCE LA SUA PRESENZA IN ABRUZZO, I LAVORATORI DI ORICOLA PROTESTANO AL PANTHEON
(riverflash) – Chiude il reparto logistica della Coca Cola di Oricola, cittadina in provincia di L’Aquila, ma al confine con il Lazio. Gli ultimi operai sono rimasti fino alla scorsa settimana, sperando che politici e sindacalisti riuscissero a salvare loro il posto di lavoro dopo aver lottato, scioperato, manifestato per mantenere in piedi la struttura. Altri operai, meno fiduciosi sul futuro, avevano già mollato ai primi segnali di crisi che, nel caso della Coca Cola non è crisi.
Lo stabilimento di Oricola venne inaugurato nel 1989 e occupa un’area di 49.000 metri quadri. La zona fu scelta per la qualità dell’acqua, per la vicinanza al casello autostradale (A24 e A25) di Carsoli e per il contributo, in parte a fondo perduto, della ex-Cassa del Mezzogiorno. Per sviluppare il Sud d’Italia e fermare l’emigrazione interna, i vari governi di centrosinistra pensarono di aiutare e incoraggiare economicamente chi volesse aprire industrie nel Meridione, costituendo la Cassa del Mezzogiorno. Solo che questa iniziativa è diventata una mangiatoia per sfruttatori, creando pochi posti di lavoro duraturi nel tempo. Non è il caso della Coca Cola, ma diverse aziende hanno costruito lo stabilimento con i soldi dello Stato, superato i collaudi, incassato il finanziamento per chiudere i battenti. In Italia dietro a ogni iniziativa c’è una mangiatoia e il problema del Mezzogiorno resta, anzi si è aggravato, ma i soldi sono scomparsi.
Nel frattempo la Coca Cola HBC Italia è diventata una controllata di Hellenic Coca Cola, compagnia con sede ad Atene. Il management dello stabilimento di Oricola vuole licenziare gli operai assunti a tempo indeterminato per passarli a cooperative che offrono lavoro precario.
Oggi a Roma i dipendenti della bibita più bevuta al mondo erano a Roma, nella piazza del Pantheon, ostentando uno striscione su cui scritto «Un fatturato alle stelle dichiara 350 licenziamenti… io non me la bevo» e regalavano lattine di Chinotto Neri, la risposta italiana alla bevanda nata ad Atlanta.
Giancarlo Desiderati, segretario romano Flaica-Cub della Coca Cola di Oricola ha dichiarato: “Questa volta, contemporaneamente all’ultima azione dell’azienda che sta concludendo la procedura dei licenziamenti, siamo tornati a protestare e questa volta per far recedere l’azienda abbiamo messo in atto la distribuzione gratuita del Chinotto Neri, un prodotto concorrente come alternativa made in Italy alla Coca Cola”.
Una rappresentanza dei lavoratori venuti dall’Abruzzo ha stigmatizzato l’attuale situazione: Dopo tutte le promesse di rafforzamento dell’unico stabilimento Coca Cola rimasto in Abruzzo siamo qui a dover difendere il nostro posto di lavoro in quanto Coca Cola ha aperto la procedura per i licenziamenti per poterci passare tutti alle cooperative rendendo precari i nostri posti di lavoro. Non è possibile che nella multinazionale più ricca del mondo per pochi spiccioli si renda precario il futuro di decine di famiglie di onesti lavoratori”.
AG.RF 16.04.2013