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La chemioterapia fa male? La risposta AIRC

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(riverflash) – 

La chemioterapia fa male?

DIPENDE. La chemioterapia è efficace nell’eliminare le cellule tumorali, ma può danneggiare anche alcuni tipi di cellule non tumorali.

In breve

  • La chemioterapia può salvare la vita perché utilizza farmaci, detti antitumorali, capaci di distruggere le cellule del tumore che proliferano attivamente.
  • Alcune cellule del nostro corpo condividono con le cellule tumorali una caratteristica: la capacità di crescere molto rapidamente. Per questo i farmaci chemioterapici, che agiscono sulla capacità delle cellule di moltiplicarsi, possono distruggere anche alcune cellule sane che si riproducono attivamente. Tra queste ci sono le cellule del sangue, quelle dei follicoli piliferi, che producono peli e capelli, le cellule che rivestono la bocca, lo stomaco e l’intestino, e quelle degli organi riproduttivi.
  • Il danno a queste cellule è la causa dei principali effetti collaterali della chemioterapia, come la perdita di capelli, l’anemia, la stanchezza, la nausea, il vomito, la diarrea, le infezioni, la formazione di lividi o piccole emorragie. Tuttavia i tessuti normali hanno la capacità di rimediare a questi effetti negativi una volta che la terapia è terminata, e per questo la probabilità di effetti collaterali a lungo termine è molto ridotta.

Per saperne di più

Che cos’è la chemioterapia?
Guida alle terapie
I più comuni effetti avversi della chemioterapia
airc.it
cancer.org (in inglese)
cancerresearch.uk (in inglese)
Sugli effetti della chemioterapia sui nervi
cancer.org (pdf in inglese)

Quali sono i benefici della chemioterapia?

A oggi esistono più di 100 farmaci chemioterapici antitumorali. La scelta del farmaco da utilizzare dipende dal tipo di tumore e da quanto è esteso al momento della diagnosi. I chemioterapici contrastano il cancro in diversi modi: eliminano le cellule cancerose, rallentano la crescita del tumore, evitano la sua diffusione in altri tessuti (metastasi), e alleviano il dolore causato dalla presenza della massa tumorale. Spesso si utilizza unachemioterapia combinata basata sull’uso di più antitumorali, in modo da beneficiare di tutti gli effetti sopra elencati.

Cosa devo sapere sugli effetti collaterali della chemioterapia?

Gli effetti collaterali dei chemioterapici variano a seconda del tipo di farmaco antitumorale, della dose e del modo con cui viene somministrato. Inoltre, ogni individuo risponde in modo diverso ai vari chemioterapici: non tutte le persone sviluppano gli stessi effetti collaterali, alcuni pazienti possono svilupparne pochi o addirittura non averne.
Anche se gli effetti collaterali possono essere spiacevoli, è bene tenere a mente i benefici che si ottengono dalla chemioterapia. Infatti la necessità di eliminare il tumore è più urgente rispetto a quella di evitare alcuni effetti indesiderati, che spesso sono solo temporanei.
Così come è bene informarsi sui benefici della terapia, è utile chiedere al medico anche l’entità e la gravità degli effetti collaterali che essa comporta. Il medico può quindi decidere di prescrivere, insieme al chemioterapico, alcuni farmaci che aiutano a prevenire o almeno controllare gli effetti collaterali.

Quanto durano gli effetti collaterali?

La maggior parte degli effetti collaterali scompare una volta terminata la terapia, perché le cellule non più esposte al chemioterapico riprendono a dividersi normalmente. È il caso dell’alopecia, ovvero della perdita dei capelli: in alcuni casi si presenta dopo i primi trattamenti, ma entro poche settimane dal termine della cura i capelli iniziano a ricrescere. Anche alcuni effetti sul sistema digerente, come costipazione, diarrea o ulcere della mucosa della bocca tendono a risolversi dopo la cessazione del trattamento. I tempi di ripresa variano da persona a persona e dipendono da vari fattori, come lo stato generale di salute e il tipo di farmaco usato.

Esistono effetti negativi di lunga durata?

Se gran parte degli effetti collaterali scompare velocemente, alcuni possono richiedere un po’ più di tempo, a volte alcuni mesi o anni. Quando la chemioterapia colpisce alcuni organi, come quelli riproduttori, oppure i reni, il cuore o il fegato, i danni arrecati possono essere permanenti. Ciò nonostante, se il medico sceglie la strada della chemioterapia significa che è l’unica in grado di salvare la vita del paziente.
Inoltre è bene sapere che il più delle volte questi effetti si possono facilmente prevenire. Per esempio esistono alcune combinazioni di chemioterapici e di farmaci biologici (i farmaci di più nuova concezione, che sono orientati a colpire un bersaglio preciso) che possono alterare la funzionalità cardiaca. In questi casi prima di ogni terapia si viene sottoposti a un elettrocardiogramma per accertarsi che il cuore continuerà a funzionare normalmente durante la cura. Allo stesso modo, se il chemioterapico agisce sul fegato, la funzionalità epatica verrà periodicamente monitorata e, in caso di alterazione, il medico cambierà il tipo di trattamento o ridurrà la dose, in modo da evitare danni a lungo termine. Infine alcuni chemioterapici, come gli alcaloidi, i taxani o i composti del platino, possono danneggiare i nervi. Anche in questo caso, il controllo attento da parte del medico consente di ridurre o cambiare il chemioterapico prima che i danni diventino permanenti. Inoltre la combinazione di antidolorifici, o anticonvulsivanti, con supplementi vitaminici si è dimostrata efficace nel ridurre questo tipo di effetto tossico.

La chemioterapia può a sua volta provocare un secondo tumore?

I pazienti sono spesso spaventati dalla possibilità che alcuni chemioterapici siano a loro volta cancerogeni. In effetti è possibile che alcuni farmaci antitumorali causino un secondo tumore, in particolare una leucemia mieloide o linfocitica, ma solo in seguito a diversi anni di trattamento . Queste sostanze comprendono il cisplatino, le antracicline, gli inibitori della topoisomerasi II e alcuni agenti alchilanti. In seguito a trattamento prolungato con questi farmaci, il rischio di sviluppare un secondo tumore, rispetto a una persona non trattata, aumenta circa due anni dopo la fine della cura, raggiunge l’apice tra 5 e 10 anni e poi diminuisce fino ad annullarsi.
Perché usare queste sostanze? La ragione è semplice: innanzitutto perché il rischio di sviluppare un secondo tumore, in valore assoluto, è molto basso. Inoltre, ancora più importante, perché questi farmaci possono curare tumori primari gravi, offrendo al malato la possibilità di sopravvivere al tumore per diversi anni. Se si rinunciasse ai chemioterapici, i pazienti, non avrebbero il tempo di sviluppare un tumore secondario poiché non sopravvivrebbero sufficientemente a lungo.

In conclusione

La chemioterapia può causare effetti collaterali, che variano da paziente a paziente e a seconda del tipo di trattamento scelto dall’oncologo. Tuttavia, la buona notizia è che la maggior parte di questi effetti indesiderati cessa con la fine della terapia. Inoltre, oggi è possibile ridurli al minimo o addirittura prevenirli attraverso uno stretto monitoraggio medico. La comunicazione di ogni malessere o disfunzione da parte del paziente risulta quindi indispensabile per poter intervenire tempestivamente, arginando l’instaurarsi di danni gravi o permanenti. La possibilità di bloccare il tumore è un vantaggio assoluto rispetto agli effetti indesiderati che la terapia può causare. La sperimentazione di agenti antitumorali sempre più specifici e selettivi per le cellule tumorali ridurrà l’azione negativa sulle cellule sane, facendo pendere la bilancia costi-benefici sempre più dalla parte di questi ultimi.
Fonte: les grognards
(AG RF 29.05.2013)

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