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KAZUYOSHI NOMACHI: DOVE PORTANO “LE VIE DEL SACRO”

Di Maria Michela D’Alessandro (AG.RF. 13.12.13) (riverflash) – Per la prima volta il fotografo documentarista giapponese Kazuyoshi Nomachi arriva in Occidente con una mostra emozionante. A La Pelanda – Centro di Produzione Culturale di Testaccio, a Roma, da domani 14 dicembre fino al 4 maggio 2014 si potranno vedere circa 200 scatti realizzati in sette paesi diversi: Algeria, Sudan, Etiopia, Cina, Perù, Arabia Saudita e India.

L’esposizione infatti è composta da sette sezioni, Sahara, Nilo, Etiopia, Islam, Gange, Tibet e Ande, tutte legate da un filo conduttore: osservare l’uomo, la natura che lo circonda e ciò che lo lega alla fede.

La mostra, dal titolo “Le vie del sacro”, fa avvicinare il visitatore a terre lontane, lo fa immergere in sensazioni mai vissute prima.

Da quando aveva 25 anni, Nomachi è andato alla ricerca delle condizioni di vita più dure dell’umanità per cercare di fermare un attimo e farlo vedere al resto del mondo. I suoi scatti si fondono con la macchinetta, l’occhio del fotografo diventa tutt’uno con i volti, con i paesaggi mozzafiato, con i luoghi sacri.

Ciò che accomuna l’islam, il buddismo, l’induismo ed altre religioni è la ricerca dell’io, il luogo dove la nostra anima andrà dopo la morte.

“Le persone sono i miei soggetti preferiti”. Afferma il fotoreporter.  “Mi piacerebbe continuare a ritrarre persone in preghiera. Le scene di preghiera o pellegrinaggio sono straordinarie per osservare le persone che, nell’atto di confrontarsi a mente sgombra con qualcosa di tanto elevato, si guardano dentro…”

Nomachi critica la globalizzazione e il capitalismo sostenendo che “ le religioni possono contribuire a frenare tutto ciò, unendo le persone e aiutandole a controllare il desiderio e raggiungere la pace spirituale…”

Quello che ci trasmette il fotografo ci fa capire che non importa quanto lontane siano queste persone, quale sia il colore della loro pelle, quanti anni abbiano o quanto ricche siano.

Una passione, quella per la fotografia, lunga quarant’anni. Ancora tanti kilometri da percorrere, tanti volti da immortale, tante emozioni da bloccare e tanta fede da trasmettere.

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