di Giuseppe Licinio (AG. RF – 15/07/14)
(riverflash) – Il lussemburghese Jean-Claude Juncker è stato eletto dall’Europarlamento nuovo presidente della Commissione Europea. Su 751 voti disponibili, Juncker ne ha presi 422 e quindi meno dei 480 previsti sommando i voti del blocco parlamentare che lo sosteneva (Partito popolare, socialisti e liberali). I voti mancanti coincidono all’incirca con gli astenuti che, infatti, sono stati 47.
Nel discorso che ha anticipato il voto, l’ex premier lussemburghese non ha steccato nemmeno una nota. “La prima priorità è rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti – ha assicurato – e per questo presenterò un ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti che prevede investimenti per 300 miliardi nei prossimi tre anni”. Subito dopo ha suonato la musica cara ai tedeschi e ai sostenitori del rigore prima-di-tutto: “Creeremo un governo economico della UE che dovrà essere rigoroso con le riforme strutturali. Gli investimenti previsti devono rispettare il patto di stabilità e crescita, facendo il miglior uso della flessibilità già presente nelle sue regole”.
Ha toccato il tema della regolamentazione delle lobby (“perché gli europei sappiano chi incontriamo”), dell’economia sociale di mercato (“l’economia deve servire i cittadini, le regole del mercato interno non devono valere più delle regole sociali”), delle energie rinnovabili (“sono la premessa dell’Europa di domani”) dell’ eccesso di burocrazia (“va smantellata per le piccole e medie imprese”) e del mercato unico digitale (“il roaming in UE deve sparire”).
Non ha eluso il tema dell’ immigrazione e anche qui Matteo Renzi è stato accontentato: “I problemi dell’immigrazione clandestina e dei profughi non sono problemi dell’Italia, di Cipro o di Malta. Sono problemi dell’Europa tutta” ha tuonato il neo-presidente.
Le buone notizie in Europa per il premier italiano finiscono qui perché la nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante per gli Esteri è osteggiata da ben 11 paesi dell’Europa dell’Est i quali temono l’oggettiva politica filo-russa dell’Italia. Renzi si è esposto troppo per la Mogherini e quindi non può non averla vinta ma è anche vero che 11 paesi sono tanti e non sopprimibili con un emendamento. Potrebbe essere una tattica dei paesi dell’est per alzare il prezzo e ottenere in cambio poltrone di peso oppure anche una sofisticata strategia di Renzi che starebbe bruciando il nome della Mogherini per ottenere, in cambio della mancata nomina, un adeguato risarcimento. Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, ha minacciato, in caso di intoppi, di far eleggere la Mogherini a maggioranza all’interno del Consiglio europeo “così come è stato fatto per Juncker”. Toni troppo decisi per pensare che il nome della Mogherini sia stato sfruttato per ottenere altro.
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