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JOBS ACT: C’E’ L’OK DELLA CAMERA, ORA TORNA AL SENATO. FI, M5STELLE E MINORANZA PD LASCIANO L’AULA

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AG.RF.(MP).26.11.2014

“riverflash” – La Camera ha dunque dato il via libera alla riforma del lavoro, che ora tornerà in Senato, ma il dato più significativo emerso nella giornata di ieri, è che il Pd ha “ufficialmente” 29 dissidenti o “infedeli” che non hanno partecipato al voto in segno di protesta. 316 sono stati i voti favorevoli e 6 quelli contrari e così il Jobs Act è stato approvato senza dover ricorrere al voti di fiducia e con modifiche rispetto al testo del Senato. Il provvedimento tornerà quindi a Palazzo Madama per il via libera definitivo. La maggioranza del Pd, oramai spaccato, ha votato per il sì, mentre lo  “zoccolo duro” del partito ha preferito unirsi all’opposizione e così i deputati di Sel, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno abbandonato l’aula con anticipo, nella speranza (vana) di far mancare il numero legale. Ma chi sono i 29 “disubbidienti? Tra loro spiccano i nomi di Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina e Francesco Boccia, tanto per citarne alcuni, che hanno firmato un documento per spiegare le ragioni del dissenso e subito dopo è stata sancita, tramite un comunicato ufficiale, la nascita della corrente dissidente. “Tutto ciò avviene per un senso di responsabilità”, ha spiegato Gianni Cuperlo, che non ha risparmiato frecciatine a Matteo Renzi, “reo” di alimentare, con le sue parole, “tensioni sovversive e corporative”.  A conclusione della giornata, il premier ha voluto ringraziare con un twitter tutti coloro che lo hanno sostenuto: “Grazie ai deputati che hanno approvato il #JobsAct senza voto di fiducia. Adesso avanti sulle riforme. Questa è #lavoltabuona. Il principale motivo di dissenso verso il Jobs Act, rimangono dunque le modifiche all’articolo 18: a Montecitorio è stato approvato un emendamento che esclude la possibilità di reintegro per i licenziamenti economici per i quali è previsto solo un indennizzo crescente al crescere dell’anzianità. Arrivano inoltre tempi certi per l’impugnazione del licenziamento. Il governo punta al via libera finale entro il 9 dicembre per poi varare i decreti delegati entro fine anno in modo da rendere operativa la riforma all’inizio del 2015.

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