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Items: Is Fashion Modern?

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di Valentina Riso  (AG.RF  28.09.2017)  ore 12:30 (riverflash)

99 oggetti iconici arriveranno al Museum of Modern Art di New York con la mostra “Items: Is Fashion Modern?” (Oggetti: la moda è moderna?).

Sono 72 anni che il MoMA non ospita una mostra interamente dedicata alla moda. “Are Clothes Modern?”, l’antenata di “Items”, mostra del 1944 curata da Bernard Rudofsky, architetto dalla visione pionieristica, si interrogava sulla direzione che la moda avrebbe preso nel futuro.

La mostra attuale sarà curata da Paola Antonelli, senior curator del dipartimento di design e architettura del MoMa di New York. I risultati saranno visibili al pubblico dal prossimo primo ottobre sino al 28 gennaio 2018.

L’esposizione non si concentrerà solo sui capi scultura o sulla produzione di uno o più designer, ma bensì sarà per lo più dedicata ai capi di tutti i giorni che sono diventati veri e propri “simboli” del rapporto tra fashion e società.

Gli articoli di vestiario, intesi in senso lato, come la stessa Antonelli ha definito sono: “cose che si possono mettere addosso”, e che hanno avuto un’influenza potente sul mondo occidentale nel XX e XXI secolo. “Si va dal little black dress, il piccolo vestito nero, al sari, dalla kippah alla kefiah fino agli occhiali Ray-Ban Aviator. Questi oggetti, riuniti nel racconto della mostra, diventano un modo per esplorare certamente l’estetica che li connota e la tecnologia legata alla loro produzione, ma anche tematiche molto più ampie e trasversali, dall’economia alle labour practices, dall’ecologia al senso di responsabilità. Items è al tempo stesso una mostra di bel design e una mostra molto seria, che prova a spiegare come il design possa aiutare tutti a essere dei cittadini migliori.

Dalle cravatte Marinella al reggiseno push up passando per le infradito, fino alle bandane e ai leggings. Punto focale è il pubblico nel suo senso più vasto: nulla è esposto per una semplice questione di prestigio o di nome, ma solo in virtù della sua funzione e della sua influenza.

Nello specifico, gli oggetti sono raggruppati in gallerie: il percorso comincia con una zona dedicata all’idea di un corpo e una silhouette mutante, in particolare con riferimento alla taglia, al genere e all’immagine. È in mostra, per esempio, il reggiseno Wonderbra, il sari, l’abito tradizionale indiano. Poi si va verso un’area dedicata alle nuove tecnologie, con i giubbotti in Gore-Tex, il tessuto sintetico con alte capacità impermeabili e traspiranti, o gli scarponi da neve Moon Boot.

Un’altra sezione della mostra è dedicata all’emancipazione e alla ribellione: riflettori quindi sull’hoodie, la felpa con cappuccio tipica dei teenager afro-americani, oppure i pantaloni in pelle, il bikini, l’hijab, ossia il velo islamico.

Un’altra sezione ancora ha lo scopo di mostrare oggetti che hanno in sé un messaggio sia implicito che esplicito, dalle t-shirt illustrate al tatuaggio, alla bandana o persino un anello di fidanzamento in diamanti. Ampio spazio anche alla moda sportiva con le polo, le converse, le magliette in jersey oppure agli indumenti di uso quotidiano come un paio di jeans Levi’s 501 o il mocassino. Tra gli oggetti ‘Made In Italy’ quattro cravatte Marinella, la maison fondata a Napoli alla vigilia della prima guerra mondiale che da allora veste capi di Stato, artisti, imprenditori e celebrità di tutto il mondo.

Quello che più colpisce è la quantità di oggetti che rientrano a pieno diritto sotto la definizione di “moda”: moda sono una T-shirt bianca e lo smoking di Yves Saint Laurent, l’iniziatore delle mise da sera al maschile, i tatuaggi e le spillette con il fiocco rosso anti-Aids, i collant di nylon e pure il walkman, insospettabile antesignano di quella tecnologia indossabile cui tutti ora guardano.

Per tutte le info: https://www.moma.org/

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