AG.RF.(MP).12.09.2016
“riverflash” – 7 italiani su 10, ossia il 72%, non possono fare a meno dello smartphone: ce l’hanno sempre in mano e lo utilizzano ovunque. Il 78% sui mezzi pubblici, 69% nel luogo di lavoro, 41% non può rinunciarci nemmeno in vacanza. Ciò è quanto emerge da uno studio che ha coinvolto 4.500 persone tra i 18 e i 65 anni attraverso un monitoraggio online (Web Opinion Analysis) sui principali social network – Facebook, Twitter, YouTube – blog e community interattive, per il lancio della campagna “Coppa Libera Tutti”. La dipendenza da cellulare, si chiama “Sindrome da Hand-Phone” ed ha la caratteristica di ipnotizzare le persone davanti ad uno schermo, tanto utilizzano solo la mano libera pur di non staccarsi dal cellulare. Il 77% degli italiani possiede almeno uno degli 83 milioni di smartphone attivi nel Belpaese, utilizzati per navigare sui social e per le ‘tradizionali’ chiamate, che arrivano a 130 milioni ogni giorno. Ma qual è la strategia per liberarsi dalla sindrome? Secondo la maggior parte degli esperti, il primo passo da fare è imparare a spegnere lo smartphone ed essere in grado di capire quando è il caso di “staccare”. E quindi programmare attività diverse che “liberano” dall’utilizzo del telefono, quali: praticare attività sportiva, leggere un libro, dedicarsi agli hobby preferiti, stare in compagnia di amici. Tuttavia non è facile “dimenticarsi” dello smartphone: 2 italiani su 10 (19%) lo adoperano per circa 6 ore al giorno, percentuale che sale al 42% tra più giovani, mentre il 21% si attesta sulle 4 ore. Il 41% si limita a 2 ore, mentre il 19% riesce a fare a meno del cellulare e lo utilizza meno di un’ora al giorno. I ‘mobile-dipendenti’ sono più donne (58%) che uomini (43%), hanno principalmente 18-24 d’età (67%), 35-54 (56%) e 13-17 (31%). Infine, gli esperti affermano che il problema non è tanto quello di liberarsi della tecnologia, bensì di non diventarne schiavi e non è facile perché viviamo in un mondo governato da tecnologia e consumi: occorre quindi un grande sforzo di volontà per non rimanerne “vittime”, evitando così di incorrere nella “patologia da dipendenza”.
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