di Valter Chiappa
(AG. R.F. 25/09/2015) (riverflash)
“Intestamè”, spettacolo definito “scherzo e musica per un attore solo”, non è nuovo alle platee romane. In passato è stato presentato in teatri della cintura e non solo, il Teatro Greco, l’”Elsa Morante” di Tor Bella Monaca, il “Nino Manfredi” di Ostia, riscuotendo ovunque un caloroso successo. Ora ottiene un importantissimo riconoscimento, conquistando per una serata, quella di lunedì 28 Settembre, il prestigioso palco del Globe Theatre. È il primo spettacolo non shakespeariano ad essere presentato nel teatro diretto da Gigi Proietti. Autore e protagonista è Carlo Ragone, una delle colonne del teatro di Villa borghese, questo è l’omaggio che gli ha tributato lo stesso Proietti, salutando recentemente gli spettatori dell’”Otello”. Ragone è difatti un volto ormai familiare ai frequentatori del Globe, avendo partecipato da protagonista a moltissime delle sue produzioni: Oberon in “Il sogno di una notte di mezza estate”, Corniolo in “Molto rumore per nulla”, e poi “Il mercante di Venezia”, “Come vi piace” ed altre ancora.
Una figura particolare quella di Carlo Ragone. Non semplicemente un attore poliedrico, ma un vero specialista nei campi dell’arte in cui eccelle: la danza, il canto, la recitazione. Esordisce come ballerino, diplomandosi all’Accademia Nazionale di Danza e specializzandosi poi in Francia come ballerino classico e mimo; scopertosi cantante, ha partecipato alla colonna sonora italiana di “Il gobbo di Notre Dame” della Disney, ma è al contempo studioso di canto lirico; come attore si è diplomato al Laboratorio d’Arti sceniche di Roma diretto da Gigi Proietti, ed oggi è interprete ed autore dalla consolidata esperienza.
Sorprende intervistarlo. Chi si aspetta il vulcanico istrione, trova invece un uomo affabile, dai modi cortesi, dal tono di voce moderato. Ma sono il parlare fermo e lo sguardo sfavillante, penetrante, così difficile da sostenere, che trasmettono la sensazione di una grande forza e di un ordine interiore.
Non ha bisogno di domande per parlare di teatro. E prima di tutto del “suo” teatro, il Globe. Con comprensibile il suo orgoglio, ricorda:
“…quando abbiamo iniziato, qui non c’era nulla; partecipai al primo “Romeo e Giulietta “ nel ruolo di Tebaldo e nessuno sapeva nemmeno dove fosse il Globe. In questi anni abbiamo costruito qualcosa di magico; creando, questa è la grande novità del Globe, una connessione con il pubblico, un’empatia palpabile ad ogni spettacolo, abbiamo costruito una camera dei sogni. Si è creata una riappacificazione col teatro, non più visto come qualcosa di difficile, noioso. Lo testimonia il pubblico in maggioranza giovane che, anche questo è nuovo, coinvolge contrariamente a quanto succede di solito, la generazione precedente.”
Non usa la polemica, non sembra essere nelle sue corde, ma, riferendosi a certe note voci di cronaca, l’affondo è diretto come una lama, come il suo sguardo:
“ll merito di tutto questo è principalmente della direzione artistica.Non si può pensare oggi di toglierla a chi la detiene dopo che, con il lavoro di tanti anni, è stato acquisito un tale risultato”.
Sulla gestione dell’attivtà teatrale ha una visione lucida del da farsi:
“È necessario vendere una qualità alta, rincorrere la credibilità. In questo paradossalmente, determinando una scrematura, la crisi sta aiutando. Il pubblico va ampliato e rinnovato. Con una maggiore promozione, diversificazione di orari, adeguamento del costo dei biglietti, coinvolgimento delle scuole – quest’ultimo sembra un tema particolarmente sentito. Gli studenti non vanno ghettizzati, con spettacoli in orari dedicati. Deve essere impegno degli operatori scolastici integrare i giovanissimi nel pubblico normale.”
Non indulge in facili polemiche, non scende nelle beghe della politica. Il livello della sua analisi rimane elevato, il punto visuale a volo d’uccello. Il cerchio di legno del Globe allora si dilata, abbraccia l’intera società. Ragone si espande alla funzione stessa del teatro:
“L’attore deve evitare l’autocelebrazione, il mostro che può roderci. Gettando ponti fra noi e il pubblico, incontrandoci a metà tra platea e palcoscenico, si può raggiungere quella finalità catartica, che è propria del teatro. Noi non siamo mai cambiati ed i personaggi sono degli archetipi universali: osservando loro possiamo riconoscere i nostri errori. Il lavoro del Globe è stato appunto quello di creare un teatro universale.”
Ma conclude con un monito severo, che giunge a tutti noi.
“Il merito, attenzione, si consegna a metà strada. La costruzione di un buon teatro implica un impegno preciso da parte del pubblico, un lavoro comune.”
È una visione profondamente etica quella di Ragone, che lascia trasparire una rigida dirittura morale. Il teatro dà molto, forse tutto per lui, ma chiede altrettanto a tutti: non solo amore, ma vera dedizione, fatica. E non c’è dubbio che in questo cantiere Carlo Ragone sarà certamente lì, in prima fila.
Parliamo quindi di “Intestamè”, il suo spettacolo.
“È innanzitutto – Ragone ci tiene a specificarlo – uno spettacolo che si attesta a quel livello di qualità alto, che, come detto in precedenza ritengo obbligatorio.”
E difatti nella sua performance avrà accanto validissimi supporti. La regista è Loredana Scaramella, onusta dei tanti successi riscossi al Globe con le opere da lei allestite: da ultimo la calorosissima accoglienza tributata ancora una volta a “Molto rumore per nulla”. Ad accompagnarlo musicisti di ottimo livello: il vecchio amico Stefano Fresi, noto al grande pubblico come volto emergente e già amato della più recente commedia italiana, qui tornato al suo ruolo di compositore; la violinista Prisca Amori, vista sul palco di Bruce Springsteen nella sua ultima tourneè; Cristiana Polegri, valente vocalist e sassofonista.
“La storia si apre con un funerale. È un padre ad esser morto e per il figlio Fernando c’è una sola, curiosa eredità: la speranza che possa vivere ciò che lui non ho vissuto. Indossato il cappotto del padre, l’unico oggetto di una scena completamente vuota, Fernando si troverà magicamente catapultato nella Napoli degli anni ’40. In quell’epoca lontana e così diversa, il figlio, nella semplicità dei valori, comprenderà e ritroverà il padre perduto”.
In “Intestamè” il protagonista, così come ogni utilizza ogni forma di espressione artistica, tocca ogni corda dell’animo di chi assiste, dalla profonda commozione, al divertimento sfrenato. Ragone coinvolge nella rappresentazione ogni parte di sé, dalle movenze corporee, al gesto, alla mimica, al canto; ma al contempo trascina integralmente i suoi spettatori in un vortice non solo emozionale; come Fernando saranno chiamati a ricercare nelle pieghe più nascoste dell’animo, unica fiaccola il sentimento, sé stessi.
È pleonastico cercare riferimenti autobiografici: ovviamente ci sono, ma è forse questione secondaria. In Carlo Ragone, questa è l’impressione che riportiamo indietro, questo forse racconta “Intestamè”, l’uomo è indistinguibile dall’attore, come il mondo che lui concepisce è inseparabile dal teatro.
“Intestamè” andrà in scena lunedì 28 settembre. È uno spettacolo che desta grandi aspettative per i testi, le musiche, le virtù del suo protagonista. E questo già varrebbe il prezzo del biglietto. Ma se nella grande “O” di legno che quella sera avrà come centro Carlo Ragone, sapremo connettere i nostri raggi a lui, potremo, con lui, entrare in quella camera dei sogni e tornare alle nostre case, un po’, magari solo un po’, cambiati.
Categoria: Arte, Cultura, In Evidenza | Tag: carlo ragone, Cristiana Polegri, Gigi Proietti, globe theatre, Intestamè, loredana scaramella, Prisca Amori, riverflash, Valter Chiappa
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