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IL TEAM «DVI» DELLA POLIZIA IMPEGNATO A LAMPEDUSA PER DARE UN NOME AI CORPI

AG.RF  05.10.2013

(riverflash) – “Stiamo aspettando”. Questa è la laconica risposta di Michelangelo uno degli uomini del Dvi – Disaster victim’s identification, il team di polizia super specializzato nel dare un’identità ai corpi vittime del naufragio di Lampedusa.

L’attesa è riferita alle condizioni meteorologiche che al momento non permettono ai sub di scendere in acqua per recuperare i corpi. “Abbiamo finito i rilievi sui cadaveri e sugli effetti personali che abbiamo chiuso dentro le buste – continua Michelangelo – e adesso stiamo inserendo tutti gli elementi nella banca dati”. I 111 cadaveri controllati vengono messi nelle bare, poi queste vengono saldate e messe nell’hangar in attesa di destinazione.

Michelangelo è uno dei 30 poliziotti, arrivati da tutta Italia, impegnati giorno e notte per fotografare i volti, censire gli oggetti personali, estrarre il Dna. Fare in modo che il cadavere abbia un nome e non un numero identificativo: questo è il loro scopo.

Il Dvi nasce nel 2005, con decreto del capo della Polizia, dall’esigenza di identificare le vittime di un disastro, aereo, di terra o di mare. Da qui il suo nome.

Questi poliziotti, come tutti gli uomini e le donne impegnati in questo momento, vivono emozioni contrastanti. La tensione per un lavoro emotivamente logorante: fotografare donne e bambini morti di disperazione e di indifferenza da parte del lato più fortunato del mondo. Ma c’è anche il dolore delle tante vite finite in modo improvviso; l’incredulità di come di fronte a tali tragedie non si possa fare nulla se non scattare foto di migranti che rimarranno senza un nome, senza riscatto, senza giustizia.

La Squadra Mobile di Agrigento intanto sta cercando di individuare gli scafisti, i mercanti di uomini che sono i primi, ma non gli unici, responsabili della tragedia.

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Fonte: Polizia di Stato

 

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