7 Gen 2015
IL RITORNO DI FERNANDO TORRES ALL’ATLETICO MADRID
di Francesco Guerrieri (GiovanInrete)
AG.RF 07.01.2015 (ore 07:19)
“Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. Canta Antonello Venditti. Un amore lungo tutta la vita, quello tra Fernando Torres e l’Atletico Madrid.
Iniziato quasi per caso. Come la sua passione per il calcio, nata allenando uno dei due fratelli che giocava in porta. Tiro su tiro. Sempre meglio. Sempre più preciso. Finchè a undici anni arriva l’Atletico: gli osservatori erano stati impressionati dalla velocità di quel biondino con la maglia del Rayo. E così lo portarono al Atletico Madrid.
Tutte le trafile nelle giovanili dei Colchoneros fino al 2001, quando vede i suoi sacrifici ripagati con il salto in prima squadra. Ma la stagione inizia come peggio non poteva: Torres si rompe una gamba e resta fuori fino a dicembre. Bisognerà attendere il 17 maggio per aspettare il suo esordio in maglia biancorossa, contro il Leganès. A 17 anni entra nella storia del club come giocatore più giovane ad aver debuttato in maglia Atletico. Una settimana dopo arriva arriva il primo gol. A fine stagione sarà quella l’unica rete.
Ma pian piano il Niño inizia a carburare. Sempre più gol. Anno dopo anno. I tifosi impazziscono per lui. Lui impazzisce per loro. Da sempre Colchonero nel cuore, ora anche capitano. Cosa si può volere di più?!
Nel 2007 decide che è ora di fare il grande salto. Vuole conquistare l’Europa. Partendo dalla Premier. Liverpool prima tappa: 26,5 milioni di sterline nelle casse dell’Atletico e contratto di sei anni con i Reds. Non verrà rispettato fino in fondo, però.
Dopo quattro stagioni e 65 gol in 102 presenze, Torres cambia aria. Non si sposterà di molto. Ancora Inghilterra. Si trasferisce a Londra. Quartiere Chelsea. Altro trasferimento record: 50 milioni di sterline al Liverpool e volo di sola andata per il Niño. Acquisto più costoso della storia del calcio inglese. 58,5 milioni di euro. Tanti. Troppi. Soprattutto per le prestazioni che mostra l’attaccante allo Stamford Bridge: appena venti le reti messe a segno da Torres in due anni e mezzo. Decisamente poco per un giocatore del suo calibro che ci ha abituato a ben altri standard. Come fare per tornare il Torres di prima quindi? Nuovo campionato. Nuova vita. C’è l’Italia nel suo futuro. A strisce rossonere la sua nuova maglia.
E’ il 31 agosto di quest’estate. Si chiudono gli ombrelloni, si fanno le valigie. Si torna a casa. Alla vita di tutti i giorni. Un occhio anche ai quotidiani sportivi. Torres al Milan, prestito biennale.
L’Italia calcistica si divide: c’è chi lo considera un grande colpo “Da noi si riscatterà, il Milan può puntare in alto con il Nino lì davanti” e chi pensa che, invece, il campo lo vedrà poco e niente “Non è un top player, non farà grandi cose al Milan”. Il risultato? 10 presenze ed un solo gol, contro l’Empoli, alla prima da titolare il 20 settembre. Poi il buio. Niente più. Tante le polemiche intorno al giocatore. La stampa lo massacra, i tifosi altrettanto. Lui? Fa le valigie e se ne va. Dopo soli sei mesi.
E’ ora di tornare a casa. Non c’è tempo per altre avventure. L’Atletico chiama, il Nino risponde. E’ il 29 dicembre quando Torres viene presentato al Calderon davanti a 45.000 persone. Neanche fosse una partita di Liga. Tutti in visibilio per lui. “Andar via da qui è stata la scelta più difficile della carriera” confessa. Ed intanto bacia la maglia. Con il 19 sulle spalle, quel numero che è stato di Reyes e Diego Costa, ma soprattutto del suo idolo Kiko (48 gol in 225 presenze negli anni ’90).
Esordio col botto per il Nino. “Mercoledì Torres giocherà dal primo minuto” ha rivelato Simeone. Che partita c’è? Copa del Rey, Real-Atletico. Una cosa da niente, insomma. Non sarebbe male esordire con un gol. Torres ci proverà in tutti i modi. Come solo lui sa fare. Facendo emozionare i “suoi” tifosi. Con la camiseta rojioblanca. Come 18 anni fa.
Fonte: GiovanInrete