“Sono nata in una famiglia poligamica, e non si rinnegano mai le proprie origini”. Dice Cecile Kyenge. L’
italo-congolese è nota per le sue boutades sullo jus soli, sull’integrazione di chicchessia (quasi integrazione forzata), nonché per le sue dichiarazioni illegali sulla clandestinità: per il primo ministro della Repubblica di colore, infatti,
la clandestinità non sarebbe reato, mentre tale condizione è punita dal decreto legislativo 286 del 1998 che all’articolo 10 bis prevede per tale reato un’ammenda dai 5000 ai 10000 €.
Nessun retrofront quindi da parte del ministro che ebbe recentemente a dichiarare che la poligamia “Facilita i rapporti con l’altra parte della società, al di fuori della famiglia”: ai giornalisti che le hanno chiesto un chiarimento in merito, Kyenge si è limitata a dire: “Sono nata in una famiglia poligamica, e non si rinnegano mai le proprie origini”.
Se questi sono i modelli di integrazione cui il ministero si ispira nella sua azione di governo della Repubblica, forse c’è qualcosa di grave da rivedere nel dicastero in questione e nel governo stesso. Facciamoci sentire e veniamo a capo del problema prime che sia troppo tardi.
RD (AG RF 30.05.2013)