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“IL GIOVANE FAVOLOSO”: la recensione

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di Valter Chiappa

(AG.R.F. 22/10/2014) (riverflash)

Ne aveva di materiale Mario Martone per il suo progetto impossibile, per dipingere “Il giovane favoloso”.

Un corpus lirico sublime in cui dolcemente naufragare, il viaggio affascinante in una mente complessa ed elevatissima, l’ascesa dal particolare all’universale attraverso la biografia di un uomo vissuto nel suo tempo e fuori dal tempo.

Avrebbe potuto volare Mario Martone; le ali gliele avrebbe donate il suo protagonista, un Elio Germano in stato di grazia.

Il regista napoletano invece non osa. Sceglie il registro del film didascalico, mettendo in scena una ricostruzione storica accurata e ben narrata, corretta nei riferimenti, colta nei contenuti. Entra nella biblioteca di Recanati, descrive i salotti fiorentini e, con grande efficacia, i vicoli napoletani. Non intesse o lo fa banalmente: la morte di Silvia diventa la scintilla che rende insostenibile l’odio per Recanati; un accenno alla discussa sessualità del poeta è affidato ad un improbabile incontro con un “femminiello”. Non mancano le scontatissime letture: ovviamente “L’infinito”, ovviamente “La ginestra”, sia pur presentate come ultima rilettura del poeta dopo la composizione. Insomma un compitino ben fatto, magari anche da primo della classe, ma senza uscire dalle righe del programma.

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E allora dove cercare, trovandolo, Giacomo Leopardi? Sorprendentemente nel volto, questo sì favoloso, di Elio Germano. Volto che si distende nello smarrimento estatico, che repentino s’accende d’improvvisa folgorazione, si congela in una immobilità catatonica, è scosso da una nuova scintilla di follia, ineluttabile si rabbuia. Con la semplice espressività l’attore di origine molisana, in questo film all’apice della sua arte, dice di Leopardi tutto quello che la sceneggiatura non riesce a raccontare. È qui la sua immensa performance attoriale; anche se stupefacente è il virtuosismo con cui progressivamente accartoccia il suo corpo minuto al progredire della malattia del protagonista, fino a trasformarsi in un grottesco ranocchio.

Tutti coloro che hanno vibrato alla notizia di un film su Giacomo Leopardi non vedranno tradito il loro amore per l’infelice recanatese; anzi, chi può aver temuto la lesa maestà, o i conservatori intransigenti, saranno felici per il lavoro accurato di Martone.

Chi invece cercava un film, troverà nient’altro che un magnifico sceneggiato, pronto per una prima serata su RaiUno.

Voto: 7-

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