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IL DIRITTO DI ESSERE CATTIVI

i-migliori-cattivi

AG.RF.(Claudio Peretti).14.06.2015

“riverflash” – Ormai tutta la nostra politica ed il nostro modo di pensare è improntato al “dovere di essere buoni”.

Tale impostazione deriva da una falsa ed ipocrita interpretazione del cristianesimo, per cui la chiesa cerca di imporre ai suoi fedeli il concetto del dovere di essere buoni. Tale concetto è servito nei secoli scorsi a condannare chi non si atteneva a questo dovere ed ha garantito potere ai suoi accoliti mediante la paura dell’inferno e della dannazione dopo la morte.

Ma, a ben guardare, la predicazione di Gesù Cristo non era questa, anzi, tutto l’opposto. Se cerchiamo di interpretare nella giusta luce la parabola del fariseo (Lc. 18, 11-13), che nel tempio si faceva vedere buono ed ossequioso delle leggi, e si metteva in mostra, al contrario del pubblicano, che si riteneva peccatore e quindi cercava di non farsi vedere…

Poi c’è la parabola del figliol prodigo (Luca 15,11-32), in cui viene innalzato il figlio che si è goduto la vita e poi si è pentito, contro il fratello maggiore che ha “fatto” il buono, e che quindi pensava di meritare le attenzioni e la lode del padre.

E allora, dove sta il nostro errore di credenti o post credenti cristiani? Ma è semplice, l’errore sta nel fatto che non possiamo pretendere che gli altri siano buoni ma dobbiamo esserlo noi (anche qui ci sarebbe tanto da interpretare correttamente la parabola della pagliuzza e della trave nell’occhio, Lc, 6, 41). Il cambiamento del mondo, come da sempre predicato dal vero cristianesimo, inizia da noi, o siamo buoni o siamo cattivi, non possiamo né dobbiamo pretendere che buoni siano gli altri.

Ed ecco qui il problema: siccome da noi c’è la democrazia, ci scateniamo contro il partito dei cattivi e tutti, quindi, i partiti che vogliono guadagnare voti, cercano di mostrarsi buoni agli occhi dei votanti, cercano quindi di fare i buoni, cadendo nell’ipocrisia e quindi nel “buonismo”, come il fariseo tanto deprecato da Gesù.

Ora, proprio se siamo cristiani, ci dobbiamo svegliare da questo torpore di buonismo, che sta per generare molti più mali di quelli che si prefissa di curare. Quello che nuoce alla società, ed è l’insegnamento di Cristo a farcelo capire bene, è l’ipocrisia, quella dei singoli, quella delle istituzioni ed anche quella della chiesa.

Con questa mania di farci vedere buoni stiamo per fare scoppiare rivolte e guerre civili accogliendo tutti quelli che arrivano, mandando in giro messaggi, sia TV che internet, che noi andiamo a salvare tutti quelli che si mettono in mare per raggiungere l’Europa, paradiso terrestre dove tutti sono accolti, sfamati e curati.

Questo atteggiamento non fa i conti con l’animo umano per cui, fino a che il problema capita agli altri, non mi tange, ma se ci devo rimettere io, allora mi ribello. Possibile che i nostri governanti non conoscano queste semplici regole? Se vogliono tanto fare i buoni con i clandestini, che li accolgano a loro spese, a casa loro, non possono imporre agli altri di essere buoni, buoni devono essere loro, questo dice il cristianesimo, quello vero, che ci lascia sempre il diritto di essere anche cattivi.

Il non capire questi semplici concetti porta ai peggiori mali, alla inevitabile catastrofe. Gesù lo aveva capito 2000 anni fa, possibile che noi, dopo tutti questi anni di cristianesimo, continuiamo a non capirlo?

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