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IL DERBY DI COPPA ITALIA ROMA–LAZIO: “THE SHOW MUST GO ON”, IL FLUSSO DEL DENARO NON SI FERMA

(riverflash) – Alfredo Parisi, presidente di Federsupporter, ha fatto sentire la sua voce a proposito della decisione del TAR del LAZIO di mantenere invariato la data del 26 maggio e l’orario delle 18.00 per il derby Roma-Lazio che assegna la Coppa Italia Tim Cup.

Lo scorso 16 maggio abbiamo ricevuto il comunicato di Federsupporter che volentieri pubblichiamo:

“Chi volete: Gesù o Barabba?”.  A questa domanda, e mi perdoni il Signore, purtroppo ( come risulta da un articolo apparso su “La Gazzetta dello Sport” del 16 maggio- pag.14) i fedeli di una Parrocchia di Roma hanno risposto ” Barabba” !

Infatti, in onore del derby capitolino del 26 maggio, è stata rimandata la processione che, ogni anno, celebra S.Filippo Neri nell’omonima chiesa del quartiere romano di Boccea.

Ma non sarebbe stato meglio seguire l’insegnamento di Questo Grande Sacerdote ” Boni, state boni se potete !!” ?

Nell’allegata analisi dell’avv. Rossetti è esposta, con la solita lucida logica, la decisione del TAR del Lazio del 15 corrente e sono evidenziate , soprattutto, le anomalie, le contraddizioni, gli opportunismi delle Istituzioni favorevoli alla disputa del derby, sacrificando principi, rispetto e prudenza ad un dio minore : il denaro.

Alfredo Parisi

 

Ieri, 15 maggio, il Presidente del Tar del Lazio, con proprio Decreto, audite le parti convocate (oltre al ricorrente Codacons, il Ministero dell’Interno, la Prefettura di Roma, il Comune di Roma, il Coni, la Lega Calcio di Serie A, l’As Roma Spa, la SS Lazio Spa, la Rai) e presenti, ha deciso, circa l’istanza di adozione di misure cautelari in sede monocratica, che “i procedimenti impugnati non precludono l’espressione del voto da parte degli elettori i cui seggi elettorali ricadono nelle vicinanze dello stadio, i quali restano liberi di scegliere gli orari più idonei per l’esercizio del loro diritto di voto nelle giornate di domenica e lunedì 26 e 27 maggio” e che “l’eventuale differimento della data stabilita per l’evento sportivo, come evidenziato nel corso della predetta audizione, verrebbe ad interferire con l’attività della Nazionale di calcio allo stato già programmata”.

 

Circa, poi, l’orario della partita, nel Decreto si legge che “all’accoglimento della richiesta di ripristinare l’orario in precedenza programmato (ore 21:00) per lo svolgimento della gara tra le squadre della Roma e della Lazio osta l’evidenziata esigenza di garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, alla quale sono ispirati i provvedimenti in contestazione, da cui si evince come il buio in precedenti occasioni abbia favorito la realizzazione di azioni criminose mettendo in pericolo operatori di polizia e spettatori degli eventi calcistici”.

Per tali motivi l’istanza di misure cautelari monocratiche viene respinta, fissandosi, per la trattazione collegiale della domanda cautelare stessa, la Camera di Consiglio del 21 maggio prossimo.

Ciò premesso e prima di entrare nel merito delle motivazioni del Decreto in oggetto, è opportuno precisare che la decisione da esso adottata non preclude affatto che il 21 maggio prossimo, quindi in tempo utile prima dell’evento sportivo, il Tar del Lazio, in sede non più monocratica ma collegiale (Camera di Consiglio), possa pervenire a decisioni diverse da quella di ieri, assunta in sede monocratica.

Veniamo ora all’esame delle motivazioni del Decreto.

A me sembra che il primo motivo addotto, cioè quello della libertà da parte degli elettori di scegliere la data (26 o 27 maggio) e gli orari più idonei per l’esercizio del loro diritto, tenga conto soltanto della prima parte di quella sentenza del Consiglio di Stato (Sezione V, 25 luglio 2006, n. 4667) citata nel ricorso di Codacons e riportata nella mia nota del 15 maggio scorso consultabile sul sito www.federsupporter.it.

Di quella parte in cui il Consiglio di Stato ha stabilito che, costituendo l’esercizio del diritto di voto anche un dovere civico, gli elettori devono offrire la loro massima collaborazione e disponibilità, in presenza di eventi imprevisti o eccezionali, che possano rendere più difficoltoso l’esercizio del loro diritto.

E’ stata, però, ignorata la seconda parte della richiamata sentenza, in cui si dice che “tale criterio di contemperamento, trova il suo limite in quei fatti e in quelle situazioni che, per la loro rilevanza ed ampiezza, devono ritenersi idonei, di per sé, ad incidere sostanzialmente sul diritto di voto o a falsare, con una valutazione che può essere effettuata anche ex post, il risultato elettorale”.

Dunque, al di là del dovere civico degli elettori di rendersi collaborativi e disponibili onde esercitare il loro diritto in presenza di fatti ed eventi imprevisti o eccezionali, resta, tuttavia, il principio che situazioni, di per sé, idonee ad incidere sostanzialmente sul predetto esercizio o a falsare, anche con valutazione ex post, il risultato elettorale, non possono ritenersi superabili e superate dal dovere di collaborazione e di disponibilità degli elettori.

Ne deriva, così come evidenziato nella mia nota del 14 maggio, che qualsiasi parte politica, con valutazione ex post, potrebbe legittimamente chiedere ed ottenere l’invalidazione e la ripetizione della prova elettorale, in specie ove risultasse un forte calo di elettori nella giornata e nelle ore del derby.

Aggiungasi che non può darsi per scontato, come si afferma nella motivazione in esame, che ogni elettore abbia l’effettiva disponibilità di poter scegliere, a proprio piacimento, il giorno e l’ora in cui esercitare il diritto di voto.

Quid iuris se alcuni elettori dimostrassero che, per ragioni obiettive, avrebbero potuto votare solo in quel giorno e in quell’ orario e ne fossero stati impediti dal derby?

Non solo, ma, a mio avviso, la motivazione in discorso non tiene neppure conto di quel principio generale, così detto di “prevenzione”, codificato in ambito europeo e riconosciuto dalla giurisprudenza comunitaria e nazionale, che fa obbligo alle Autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire rischi potenziali, imponendo una tutela anticipata rispetto alla fase di applicazione delle migliori tecniche di prevenzione  e che esige di verificare preventivamente che le attività di cui si tratta  siano idonee a tale prevenzione, facendo prevalere la protezione di valori prioritari, quali quelli attinenti alla sanità, alla sicurezza, all’ambiente, sugli interessi economici.

E’ evidente, peraltro, che, tra i valori prioritari da proteggere e da far prevalere sugli interessi economici, vi sia quello della garanzia del più ampio e libero esercizio del diritto di voto: diritto costituzionalmente previsto e garantito.

Ad avvalorare tale convinzione, soccorre il secondo motivo del Decreto.

Esso riconosce e ammette che il derby del 26 maggio è caratterizzato da forti e fondate precoccupazioni e timori del verificarsi di azioni criminose, tali da mettere in pericolo gli operatori di polizia e gli spettatori.

Questa, infatti, è la ragione indicata per cui l’orario della partita viene spostato dalle 21 alle 18.

Ma, se ciò è vero, a maggior ragione, sarebbe stato e sarebbe allora opportuno spostare, non solo l’orario, ma anche la data del derby.

A questo proposito, è intuibile e innegabile che la concomitanza di una partita comportante tali e tanti rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica avrebbe richiesto e richiederebbe la massima disponibilità possibile di utilizzo e dislocazione delle forze dell’ordine, onde prevenire e reprimere le paventate azioni criminose.

Forze, invece, non disponibili e non utilizzabili appieno a questo fine, dovendo presidiare, nello stesso giorno, i seggi elettorali e tutelare gli elettori.

A riprova di ciò, è sufficiente leggere quanto fatto presente dall’ANIP-ITALIA SICURA, Sindacato di Polizia (fonte “Il Corriere della Sera”, del 15 maggio scorso).

Più precisamente, il suddetto Sindacato parla di possibile partecipazione al derby  di “soggetti violenti e fuori da ogni controllo” e della necessità di utilizzare per il 26 maggio “vigili urbani in assetto antisommossa”.

Una giornata, cioè, quella del 26 maggio di vero e proprio “coprifuoco”, con buona pace di chi ritiene che in una giornata del genere ognuno possa andare liberamente a votare quando vuole e che sia sufficiente spostare l’ora di inizio della gara dalle 21 alle 18.

Quasi che non si sapesse che il “buio”, ritenuto nel Decreto quale elemento idoneo a favorire “la realizzazione di azioni criminose mettendo in pericolo operatori di polizia e spettatori”, regnerebbe proprio dal momento più pericoloso dell’evento: vale a dire dalla sua conclusione, considerata anche la possibilità di tempi supplementari e di calci di rigore.

Da quel momento in cui una squadra risulterà sicuramente vittoriosa e l’altra perdente e in cui gli animi saranno sempre più eccitati ed esacerbati, posto che sarà proprio quello il momento di inizio di festeggiamenti in tutta la città della parte vittoriosa con grave frustrazione e risentimento della parte uscita sconfitta.

Se, d’altronde, si voleva e si vuole evitare il “buio”, allora l’orario della partita avrebbe dovuto e dovrebbe essere spostato, caso mai, non dalle 21 alle 18, bensì dalle 18 alle 15.

Lascia, inoltre, stupefatti, il motivo per cui l’eventuale differimento della data del derby “verrebbe ad interferire con l’attività della Nazionale di calcio allo stato già programmata”.

Dal che si evince che tale attività deve essere considerata prevalente su primarie, fondamentali ed inderogabili esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e di garanzia del più ampio e libero esercizio del diritto di voto.

Come se non fosse possibile, a tutto voler concedere, che, ferma restando l’attività già programmata della Nazionale di calcio, i giocatori della Roma e della Lazio vengano esentati dalla partecipazione alla predetta attività per lo stretto tempo incompatibile con l’effettuazione del derby.

La verità che si desume da tutta questa farraginosa, irrazionale e, persino, paradossale vicenda è che, alla faccia dell’ordine e della sicurezza pubblica e del diritto costituzionale di voto, “the show must go on” e che la tutela degli interessi economici delle radio-televisioni, delle società, della Lega Calcio di Serie A prevale sulla tutela dei predetti interessi e diritti.

Verità, molto amara, almeno per chi scrive, che traspare dalle stesse parole del Sindaco di Roma, On. Alemanno, il quale, avendo in precedenza pubblicamente dichiarato di nutrire forti perplessità sulla concomitanza del derby con la prova elettorale, dichiara oggi che la decisione di ieri del Presidente del Tar del Lazio “è ragionevole” e che “ormai è troppo tardi per pensare a spostamenti e cambiamenti”: parole che sembrano più ispirate a rassegnazione che a convinzione.

Per concludere e fatte salve quelle che saranno le decisioni collegiali del Tar del Lazio del 21 maggio prossimo, nella deprecata e malaugurata eventualità che si verifichi quello che paventano le stesse forze di polizia, alle quali Federsupporter esprime, fin d’ora, piena e totale solidarietà per gli enormi sforzi e rischi cui verranno sottoposte in previsione ed occasione del 26 maggio, in nome e a salvaguardia del “business” del calcio, auspico, per lo meno, che i soliti “soloni”, appartenenti alle più variegate categorie, vorranno risparmiarci, “a latte versato” e “a buoi fuggiti dalla stalla”, le loro deprecazioni, i loro sermoni, gonfi di retorica e di demagogia spicciole ed inutili.

Quanto sopra anche con buona pace di tutti coloro i quali hanno ironizzato con fastidio e con supponenza sull’iniziativa di Codacons.

Avv. Massimo Rossetti

 

AG.RF  18.05.2013

 

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