di Francesco Angellotti (AG.RF 27.10.2017)
(riverflash) – Quante volte capita che durante la Vita un individuo segni le tracce che coglie come significative della propria esistenza? Non una forma di Diario, tipo quelli che si riempiono a scuola facendo vedere al professore che si prendono appunti. Impressioni, emozioni, cambiamenti, traguardi, riflessioni, dubbi, scelte… tutto buttato giù in modo disordinato e sconclusionato, senza un apparente filo logico che può essere seguito solo da chi lo scrive..
Fin da Bambino, ingenuo e pronto a scoprire gli Eventi della Vita ancora oscuri, Ovidio Pessi ha cominciato a evidenziare per scritto le Tappe che affrontava; e questa tendenza frequente in età giovanile, l’ha conservata fino alla Maturità, riservandosi così dei Punti Fermi sui quali ragionare, senza variazioni emotive; onde far in modo che l’Evoluzione non distorcesse la Sua ottica con indirizzi indotti o emotivi.
Le sue tappe sono state intense e, forse anche per via di quanto aveva inquadrato scrivendolo, molto ragionate. Eppure, arrivato ormai alla fine della sua Carriera come Professionista, avendo avuto vari ruoli anche se in un solo contesto scelto, i passaggi che per lui erano chiari, non erano molto lineari per un eventuale lettore; anzi, detto senza tanti arzigogoli, non ci si capiva niente.
Sarebbe stato, però, un vero peccato perdere una Testimonianza che, attraverso gli eventi personali, trasmetteva un contenuto in cui la Vita ha espresso la sua esigenza di essere coordinata e di non lasciarsi maneggiare dalle induzioni che portano all’Interesse, casomai allegramente così sembra più Bello.
E’ intervenuto per evitare di perdere questo contenuto, l’amico di Ovidio, il giornalista Renzo Castelli, che già aveva pubblicato 24 libri, la cui collaborazione con le testate giornalistiche è al massimo livello.
Presi gli appunti che aveva coordinato Ovidio, si è sentito perso per la scoordinatezza nella consequenzialità dei concetti esposti. C’è voluta molta applicazione per rimettere insieme tutta la Storia di una Vita; ma un po’ per la conoscenza del Personaggio, un po’ per la sua abilità professionale di Giornalista, è riuscito a svolgere una trama semplice ed appassionante; partendo dall’esordio della Vita del Protagonista, intitolando il primo capitolo “24 giugno 1944”, data di nascita di Ovidio che avvenne ove si trovava la mamma accompagnata dal padre, a Calci; anche se il trasferimento era sembrato opportuno solo per allontanarsi dalle Bombe in un momento storico problematico.
I salti fatti dalla nascita alle prime esperienze adolescenziali sono stati molto alti, anche perchè a quei tempi Ovidio non avrebbe potuto scrivere molto. Ma piano piano entriamo nello svolgimento delle avventure che da “apprendista artiere” (2° capitolo) è arrivato ad essere Fantino. Tanta Passione, e sembra di entrare in una miriade di avvenimenti senza Punto Fermo; perchè le sequenze dei fatti parlano della crescita come professionista, delle trasferte in tutta Italia, i passaggi di collaborazione da un Allenatore all’altro, tutto però sempre “a Cavallo”: perchè è Il Cavallo il protagonista della Storia che unisce Ovidio al mondo dell’Ippica. Tutto il contenuto vola al galoppo, considerando le varie tappe scandite per lui dai cavalli: ad iniziare da Babinette che fu la prima con cui Ovidio iniziò le uscite di passo e trotto, a tutti gli altri che hanno scandito la sua Carriera; tipo Gershwin col quale ha suonato una bellissima Rapsody in Blu vincendo la Coppa del Mare, e poi Cespuglio e Boccino, Spegasso che è stato il top nel tentativo di svolgere la professione in Ostacoli; d’altra parte vincere il G.P. Merano! E poi con Riscino il cross più ambito in tutt’Italia, aperto a Fantini e Gentlemen, il Nazioni, ha rappresentato una scuola che nessun fantino dovrebbe trascurare, per conoscere “il Cavallo” e saper come dargli lo spirito “giusto” alla Corsa. Anche se la parentesi “ostacoli” è terminata, perchè Ovidio ha optato per le corse in piano, visto che al peso ce la faceva. Allora tante altre esperienze importanti, che lo hanno portato ad apprendere e capire il “Cavallo”. Iniziando in Toscana, sopratutto a Livorno, in un crescendo di forma straordinario, che ha subito un momento di Stop quando in un incidente stradale sull’Aurelia morì il Fratello. Ma la carriera riprese con trasferte sempre più importanti, portandolo fino a Napoli e concludendo gli ultimi anni della carriera da Jockey montando per la Dormello Olgiata, che ancora pulsava del cuore del caposcuola Federico Tesio; subito dopo l’apoteosi della Scuderia continuò con il collaboratore di Tesio Ugo Penco (mio padrino di battesimo), che chiamò mio padre per allenare un settore della Dormello a Roma (fu importante per papà: Fouchet, il pr. Tevere e tanti altri cavalli che non ricordo, ero troppo piccolo). Altri ne ha avuti di allenatori la Dormello, ma quando è stato chiamato Ovidio a Roma c’era Ubaldo Pandolfi: professionista di una Classe che adesso si può solo rapportare a livello aristocratico. Con gli Incisa e con Pandolfi tanti successi; nominiamo solo Marracci (non solo perchè è il padre della mia Juliet Capuleti), anche se nel libro è citato per una delusione, tra l’altro poco dipendente da Ovidio: ma leggete il libro e capirete.
Tutto per dire che alla fine il nostro Jockey ha vinto la frusta d’Oro, ritirata alla Premiazione che si è svolta a Budapest.
Arrivato a questo livello, Basta Così. Mi sembra abbastanza per affermare che la carriera da fantino è stata Brillante. Adesso, con quel che si è appreso studiando i Cavalli (e mi ricollego all’inizio in cui la scuola è stata anche sugli Ostacoli, fattore essenziale), appare naturale svolgere la carriera d’ Allenatore.
L’inizio è stato un tantino insicuro; anche perchè Ovidio ha dovuto equilibrarsi in una nuova dimensione, capire le diverse problematiche, assumere un altro atteggiamento nella Scuderia. Ma anche in questo è stato mostrato come Ovidio è un “Uomo di Cavalli”, riuscendo a inquadrarsi benissimo nella nuova dimensione, iniziando attraverso lo studio a cui l’ha portato il primo soggetto importante: Macchiavelli. Nutrito il racconto delle sue esperienze con importanti Scuderie; molto impegnativo anche il suo atteggiamento psicologico, che ha saputo destreggiarsi con scuderie un po’ stravaganti; ma la professionalità di Ovidio ne è sempre uscita brillantemente. Ricorda, a questo proposito, un importante ritorno sotto diverso ruolo, alla Razza Dormello Olgiata, riuscendo in ottimi successi, anche perchè sapeva bene come condurre il rapporto nel contesto che lo accolse con tutti gli onori.
Però, a fine carriera del Trainer, avviene un altra tragedia, proprio in un momento in cui rientrato a Roma da Bolgheri, doveva impegnarsi nel reinserimento. Per una causa passionale, il figlio Sergio, che si trovava a Chantilly, muore. Non è un momento facile da superare, la reazione vuole che Ovidio diventi presso l’Ente Ippico (in costante cambiamento) un baluardo per offrire alle categorie di Fantini ed Allenatori la maggior sicurezza possibile, in tutti i campi della professione.
Ed è in questo modo Glorioso, particolarmente Umano, che ha termine la carriera di Ovidio Pessi anche come allenatore; tanti i commenti sulla sua esemplare correttezza e preparazione, è stato anche pubblicato su giornale un articolo che lo definiva, in ambo i campi in cui ha svolto la professione, un Maestro.
Sembra che la storia si possa concludere; ma sarebbe allora una storia finita. Invece è bellissimo dare uno sfondo a tutta la professionalità di un Uomo che ha vissuto con amore e partecipazione il suo ambiente, concludendo con un’intervista che lancia le speranze verso il Futuro.
Se volete apprendere perchè l’Ippica non può morire e le ingiustizie subite dall’ambiente son solo svolte per ottiche meschine, mentre Ippica è una parola Nobile, che brillerà sempre, al di là delle spregevoli illazioni di chi non ha capito i Valori della Vita, allora leggete l’intervista finale: sarà istruttivo. Basta sapere che il libro è pubblicato da “Edizioni ETS , piazza Carrara 16 – 19 , Pisa (info@edizioniets.com)
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