AG.RF.(redazione).19.01.2022
“riverflash” – L’arrivo del decreto flussi 2021 in Gazzetta è importante per salvare i raccolti e garantire con la ripresa dei contagi Covid l’approvvigionamento alimentare in un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri nonostante la crescita di interesse tra gli italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare l’importanza del provvedimento in un momento in cui l’avanzare della variante Omicron ha decimato la forza lavoro anche nella filiera agroalimentare.
Il decreto – spiega la Coldiretti – offre la possibilità di entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo un numero massimo di 69.700 unita, di cui una buona parte sarà impegnata in agricoltura.
Con la piena ripresa delle attività agricole è facile prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne in un momento in cui con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti – si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo.
In questo contesto – sottolinea la Coldiretti – l’apertura delle frontiere agli stranieri rischia però di essere vanificata dal fatto che molti braccianti provenienti da Paesi extracomunitari non possono lavorare in quanto sono vaccinati con il siero russo Sputnik o con quello cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia ed in Europa.
Un limite che va superato anche considerando il fatto che un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo il più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti. Si tratta soprattutto – sottolinea la Coldiretti – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli.
Ma per salvare le produzioni Made in Italy occorre anche – conclude la Coldiretti – dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter essere impiegati nei campi attraverso una radicale semplificazione del lavoro agricolo. Un provvedimento che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.
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