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GRASSO E BOLDRINI CONTRO I VITALIZI AI PARLAMENTARI CORROTTI

C_4_articolo_2097671_upiImageppAG.RF. 26.02.2015 di Giuseppe Licinio

“riverflash” – Basta vitalizi agli ex parlamentari condannati. E’ stato Piero Grasso a rivendicare il potere del Parlamento in merito a ciò, in un documento illustrato agli uffici di presidenza di Camera e Senato, definendo anche “paradossale” la tesi espressa dal costituzionalista Mirabelli, secondo cui servirebbe una legge. “Non serve”, ha dichiarato il presidente perché “il Senato ha tutto il diritto di abolire i vitalizi dei senatori condannati, l’abolizione è una sanzione penale accessoria, quindi non c’è alcun divieto di retroattività di cui tener conto”.

Anche la presidente della Camera, Boldrini, è sulla stessa lunghezza d’onda: “inaccettabile erogare vitalizi a corrotti; la mia posizione in merito, è chiara da tempo: è assolutamente inaccettabile che si continui ad erogarli a chi si è macchiato di reati gravi come mafia e corruzione. Ora la decisione spetta all’Ufficio di Presidenza della Camera e al Consiglio di Presidenza del Senato, che sono sono sicura, arriveranno quanto prima a deliberare su una materia così delicata, sulla quale c’è anche molta attesa da parte dell’opinione pubblica”. Soprattutto per Grasso, non è accettabile il parere di Mirabelli , secondo cui sulla materia, occorre intervenire con una legge e non con una decisione autonoma delle Camere. Di quali vitalizi si parla? Di quelli strettamente collegati all’indennità prevista per i parlamentari dall’articolo 69 della Costituzione.

Il presidente del Senato, ha evidenziato inoltre che l’indennità parlamentare non va intesa come una “retribuzione” per un lavoro svolto, ma si tratta piuttosto, di “un’indennità legata alla carica, nata per consentire a chi sia in stato di bisogno di concorrere attivamente alla vita pubblica e per questo non c’è un diritto al trattamento previdenziale connesso all’attività esercitata. Al contrario, si tratta di un diritto costituito dal consiglio di presidenza che può legittimamente escluderlo o limitarlo in casi specifici. Non si tratta di un diritto intangibile perché non ha come presupposto in un rapporto di lavoro”. Egli ha anche sottolineato che “l’abolizione del vitalizio per i condannati è collegato alle cause di ineleggibilità e incandidabilità previste dalla legge Severino (decreto legislativo 235 del 2012) per chi abbia riportato condanne superiori ai due anni per delitti di particolare gravità e cade i divieto di retroattività perché secondo l’art, 54 della costituzione “per i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche esiste il dovere di adempierle con onore e tale condizione non può sussistere se la persona è stata condannata per gravi reati”.

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