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“GRANDE FRATELLO FISCALE EUROPEO”…ATTENZIONE!

(riverflash) – Cosa stà succedendo? No non è un nuovo programma televisivo, magari! Abbiamo ricevuto notizie relative a nuovi sistemi di ricerca per gli “evasori fiscali”.

Procede il progetto di “Grande fratello fiscale europeo”. Con il pretesto dell’evasione fiscale, Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna chiedono alla Commissione Europea lo scambio automatico ed obbligatorio di informazioni bancarie, e non più –come adesso– su richiesta, per indagare su presunti evasori. Significativo che le richieste dei cinque Paesi europei prendano a modello il provvedimento “Facta” (Foreign account tax compliance act) del 2010 dell’amministrazione Obama, che consente di ottenere informazioni su conti correnti bancari, investimenti e reddito all’estero dei contribuenti USA. Considerando i progetti in fase avanzata di “mercato unico transatlantico”, non è peregrino affermare che in un prossimo futuro lo stato dei contribuenti italiani potrà essere scandagliato anche dai servizi segreti USA. 
Decenni fa si stigmatizzavano l’URSS e i relativi Stati satelliti per la loro illiberalità e le loro procedure di repressione interna e controllo sociale contrapponendogli le condizioni di maggiore libertà nelle “democrazie capitalistiche”.
Perché non risuonano più quelle voci oggi che si implementano, in questo caso con il pretesto degli “evasori infedeli”, controlli pervasivi in uno scenario economico/sociale, quello europeo, che di recente, dopo la svendita di attività economiche e produttive pubbliche, ha in cantiere (vedi caso Cipro), il saccheggio perfino delle (più o meno cospicue) ricchezze individuali, alla faccia delle sbandierate teorie liberali?

«In Italia persistono squilibri macroeconomici che richiedono monitoraggio e azione decisiva». È quanto afferma la Commissione UE, rincarando il giudizio con una serie di diktat sulle riforme che l’Italia deve perseguire. Sono questi dunque i risultati conseguiti da un anno e mezzo di salasso Monti, asceso alla carica di presidente del Consiglio dopo quello che è stato definito un “golpe bianco” sponsorizzato da Washington, Banca Centrale e la stessa Commissione Europea?

Bruxelles, intanto, accoglie favorevolmente la lettera inviata da Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna per lo scambio automatico di informazioni bancarie, aggiungendo però che sarebbe auspicabile una estensione del progetto di “Grande fratello fiscale” a tutti gli Stati UE.

Sacco europeo sui titoli di Stato. Grazie al decreto 96717 (7 dicembre 2012) del governo coloniale Monti, gli investitori in Titoli di Stato superiori ad un anno potranno subire decurtazioni di capitale ed altro esattamente com’è avvenuto in Grecia.

Il decreto riprende una norma del Trattato di Istituzione del M.E.S. (Meccanismo Europeo di Stabilità), sottoscritto dai governi coloniali dell’Eurozona, che prevede, in caso di crisi, l’attivazione di “Clausole di Azione Collettiva” per modificare le condizioni di pagamento dei titoli di Stato.E così, dopo le obbligazioni bancarie ed i soldi lasciati in conti corrente e conti di deposito, anche il denaro investito in titoli di Stato è sostanzialmente a rischio espropriazione. Per la gioia dei famelici Commissari Europei.

Supervisione unica delle banche alla Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi, ex vicepresidente della banca d’affari USA Goldman Sachs. Superate le resistenze della Germania, che evidentemente alla fine non poteva dire no al fiduciario di Washington, primo ed originario fautore dell’integrazione europea oggi, transatlantica domani.

Il trasferimento della sorveglianza delle banche europee dalla Banca Centrale di ogni rispettivo Stato all’autorità di Francoforte è forse il risultato più significativo del vertice Ecofin (Consiglio Europeo su economia e finanza) del 12 aprile, dove si è pure discusso, nel generale silenzio dei media, a quali categorie e a partire da quale livello confiscare i depositi dei privati in caso di fallimento di una banca. È il “liberalismo europeo” che avanza.

Dal prelievo europeo al prelievo locale in conto corrente: sono le “nuove frontiere” del Giustizialismo fiscale. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha annunciato la possibilità di prelevare imposte e tasse non pagate dal contribuente direttamente dal conto corrente (cfr. http://napoli.ogginotizie.it/232218-lotta-alla-039-evasione-de-magistris-ipotizza-prelievi-dai-conti-correnti/#.UWsMZbVGB8E ). Possibilità che altri Comuni, come quello di Bari, stanno vagliando per riscuotere gli arretrati non versati di Tarsu, Ici ed altre imposte comunali. 
Sarà una casualità, ma nelle scorse settimane il governo greco Samaras aveva pure disposto il blocco dei conti correnti per chi aveva pendenze con il fisco ( http://www.giornalettismo.com/archives/751421/la-grecia-blocca-i-conti-corrente-degli-evasori/# ).ù

Con la crisi che imperversa, aumenta la quantità di imposte non versate, fermo restando l’esattezza (niente affatto scontata) degli accertamenti fiscali disposti. Stretti dai vincoli del patto di stabilità, oltre a prevedere nuove ondate di svendita del patrimonio immobiliare, gli enti locali ricorreranno prevedibilmente a mezzi sempre più radicali per procacciare fondi. Lo Stato di polizia fiscale è ormai realtà. E c’è chi la chiama “rivoluzione liberale”…!

lobo – (AG-RF) 18.04.2013

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