AG.RF.(redazione).29.08.2019
“riverflash” – Provando e riprovando è uscita fuori l’intesa: Movimento 5Stelle e Pd si sono accordati sul nome di Conte come premier e stanno trattando ora, sul nome del vice, ruolo fortemente richiesto da Luigi Di Maio. Le due forze politiche dunque, al di là dei programmi diversi e obiettivi contrapposti, si sono accordate e giovedì Giuseppe Conte dovrà presentarsi al Colle alle 9.30, per ricevere ufficialmente l’incarico dal presidente Mattarella. “Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi”, ha annunciato Zingaretti, “ vogliamo discontinuità, come già dichiarato più volte nei giorni scorsi e intendiamo costruire un governo di svolta: questo non deve essere un passaggio di testimone, ma un nuovo governo, una nuova sfida da affrontare”. Di Maio dal canto suo ha così parlato: “Prima il programma poi i nomi: “Siamo sempre stati un movimento post ideologico, abbiamo sempre pensato che non esistano schemi di destra o sinistra ma solo soluzioni. Ci hanno accusato dell’essere dell’una o dell’altra parte. Questi schemi sono ampiamente superati. Il ruolo di Giuseppe Conte ci fa sentire garantiti sulle politiche che vogliamo realizzare; ci sono state tante polemiche su di me in questi giorni, mi è dispiaciuto soprattutto il fatto che qualcuno abbia pensato al sottoscritto piuttosto che al bene del Paese. La Lega mi ha proposto di propormi come premier per il M5s e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio con sincerità ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me. In questi giorni i cittadini hanno assistito a dibattiti e polemiche poco edificanti: la formazione del nuovo governo dovrà partire da un programma omogeneo”. Nel frattempo la direzione del Pd ha incaricato Zingaretti di dare la disponibilità nelle consultazioni a verificare le possibilità di un nuovo governo. Ora preoccupa però, il voto sulla piattaforma Rousseau: “Se dovesse entrare in conflitto con la Costituzione – ha dichiarato Orlando – e incidere sulle decisioni del capo dello Stato, sarebbe inaccettabile. Se è uno strumento di decisione interna è un altro discorso”. Ieri Carlo Calenda ha lasciato il Pd ed ha dichiarato che non rinnoverà la sua tessera, con questa motivazione: ho ritenuto di fare chiarezza prima dell’incontro fra Zingaretti e il Presidente della Repubblica, rassegnando le mie dimissioni”. Nel frattempo Salvini insiste, invitando Mattarella a mettere fine “a questo spettacolo indecente: “La verità vera è che 60 milioni di italiani sono ostaggio di cento parlamentari che hanno paura di mollare la poltrona”. E la storia continuerà dall’incarico a Conte che avrà una bella gatta a pelare…
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